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Amianto: venti morti in quattro anni nell’Asl Cn2

Bra: in arrivo contributi per rimuovere l’amianto

ETERNIT Venti morti in quattro anni dal 2015 al 2018 nell’Asl Cn2 per Mesotelioma Pleurico, tumore causato nella quasi totalità dei casi dall’esposizione all’asbesto o amianto. Un numero che l’Asl stessa definisce “basso” rispetto al resto del Piemonte. Una considerazione numerica che serve per le statistiche, ma non allevia il dolore di 20 famiglie che a distanza di decenni dal divieto di vendita e utilizzo dell’Eternit hanno visto un congiunto morire per una causa evitabile. A causare le patologie non è l’amianto in sé, bensì l’esposizione e l’inalazione delle fibre d’amianto che si sedimentano nei polmoni bucandoli.

L’usura dell’Eternit causa la dispersione nell’aria delle fibre che vengono inalate. Facile intuire come il progressivo invecchiamento delle coperture in amianto risulti pericoloso con il passare del tempo, la latenza della malattia è di alcune decine di anni e in base agli studi epidemiologici il picco dei decessi è previsto per il 2020-2025.

m.p.

AMIANTO: SETTE MORTI NELL’ASL CN2 NEL 2015, VENTI DAL 2015 al 2018

L’amianto è stato e talvolta è ancora utilizzato in certe parti del mondo in virtù di alcune caratteristiche: è un materiale ignifugo, che è stato usato per la coibentazione di strutture navali, come caldaie delle grandi navi e materiali rotabili, ferrovie, ferodi dei freni, tubi, ciminiere. Come eternit, una fibra costituita da amianto e cemento, è stato molto diffuso in Italia nella forma di onduline per i rivestimenti, innanzitutto perché in Piemonte esisteva una delle più grandi cave d’Europa, a Balangero, in provincia di Torino, e poi perché a Casale era stata aperta la più grande fabbrica d’Europa, con alcune migliaia di dipendenti.

A Casale, così come nelle altre città dove si lavorava l’eternit, le onduline erano vendute a costi bassi in loco; molti lavoratori si impiegavano nelle fabbriche. Gli scarti venivano regalati ai cittadini, che a seconda del prodotto li utilizzavano per diverse finalità: ad esempio il polverino, simile a sabbia, veniva distribuito nei sottotetti per la coibentazione termica; frantumato, era usato per marciapiedi, stradine di campagna, cortili, bocciodromi. Una valutazione dall’alto ha stabilito che la superficie con eternit a Casale e nei dintorni era di tre milioni e mezzo di metri quadri; una stima della dispersione aerea proveniente della corrosione degli eventi atmosferici dimostrò che ogni anno 60-70 quintali di polvere di amianto venivano emessi nell’aria.

La consapevolezza che la situazione era molto rischiosa per la salute quantomeno dei lavoratori emerse negli anni ’60-‘70. Una grande quantità di operai erano affetti dalla patologia al primo stadio, l’asbestosi, una pneumoconiosi, cioè una patologia dell’apparato respiratorio dovuta all’amianto. La consapevolezza nasceva dal numero elevato di soggetti con insufficienza respiratoria cronica ingravescente, fino ad allora mai correlata con il tumore della pleura, cioè il mesotelioma. Verso la fine degli anni ’70, inizio ’80, alcuni medici cominciarono a sollevare i primi allarmi, e in relazione al numero sempre più alto di malati e morti fu chiaro che inalare fibre di amianto causa il mesotelioma pleurico, e che senza la presenza di queste fibre la patologia non esiste. Nel 1987 Casale Monferrato è stata la prima città in Italia e in Europa a vietare l’utilizzo dell’amianto. L’acclarata pericolosità dell’amianto, dopo cinque anni, ha fatto sì che, anche a seguito di alcune direttive della Comunità Europea, il nostro Paese mettesse al bando l’amianto con un’apposita legge.

Le fibre di amianto causano un’infiammazione che può durare decenni prima di trasformarsi in tumore; non è noto perché e non si sa nemmeno perché alcuni muoiano e altri no. La latenza è di alcune decine di anni e in base agli studi epidemiologici il picco dei decessi è previsto per il 2020-2025. Per mesoltelioma pleurico, nel 2015, nel territorio dell’ASL CN2, ci sono stati quattro decessi tra gli uomini e tre nelle donne. Si tratta del dato più alto calato nel 2016 a 5 casi, e a 3 casi nel 2017 per poi tornare a crescere nel 2018 con 5 casi

Il mesotelioma resta un tumore raro e, nel nostro territorio, il tasso di incidenza (numero di casi per 100.000 abitanti) è  più basso rispetto a quello della Regione Piemonte:

 

ASL CN2 2,92 casi per 100.000 abitanti per i maschi
1,24 casi per 100.000 per le femmine
Regione Piemonte 3,27 casi per 100.000 per i maschi
1,47 casi  per 100.000per le femmine

 

Adriana Riccomagno

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