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La mappa politica dell’Europa

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo 1

A voler disegnare una mappa politica dell’Europa di oggi sarebbero necessarie pagine, con il risultato che alla fine la confusione “percepita” sarebbe ancora più grande dell’attuale. Meglio provare a semplificare, disegnando una traccia da arricchire man mano che ci avvicineremo alle elezioni europee di maggio.

Intanto cominciamo considerando le europe al plurale: c’è quella geograficamente più grande che si estende dall’Atlantico agli Urali e quella più limitata quantitativamente ma anche più compatta, economicamente e istituzionalmente, che porta dal 1992 il nome di Unione europea (Ue), dopo essere nata all’inizio degli anni ’50 come Comunità europea.

Limitiamoci a parlare dell’Ue, quella che aggrega per ora ventotto stati membri, che diventeranno probabilmente ventisette con l’uscita – non si sa per ora né quando né come – del Regno Unito, in preda al caos in ogni ordine e grado della sua giungla politica.

Ma anche all’interno di questa Unione ci sono diverse europe: quella dell’eurozona, federata attorno al perno della moneta unica, e quella dei nove paesi che non ne fanno parte; quella di Schengen che ha scelto di aprire le sue frontiere interne alla libera circolazione dei cittadini e quella dei paesi che a quel trattato non hanno aderito (Bulgaria, Cipro, Croazia, Irlanda, Regno Unito e Romania); quella che aderisce all’alleanza militare con gli Usa, la Nato, e quella dei paesi neutrali come Austria, Finlandia, Svezia e Malta. Tutto queste differenze, senza contare deroghe che alcuni paesi Ue hanno ottenuto nell’applicazione dei trattati.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

Ne risulta un vestito che non spiacerebbe ad Arlecchino e che sulla carta geografica mostrerebbe colori diversi, rimandando ad antiche mappe d’Europa fatta di stati e staterelli dai confini mobili e spesso ostili.

Altra cosa ancora è la mappa politica dell’Unione europea, quella disegnata dal consenso degli elettori che ne hanno affidato il governo a coalizioni di diverso colore: dalla sinistra temperata di Portogallo e Spagna al centrosinistra della Germania; dal centro “flessibile” della Francia al centrodestra in Belgio e Olanda fino alle destre di Polonia, Ungheria e Austria, per non parlare della coalizione difficilmente classificabile al governo oggi in Italia.

“È la democrazia, bellezza! E tu non puoi farci niente. Niente!”, direbbe oggi di questa Europa Humphrey Bogart, invece di ringraziare per questa Europa plurale, alla quale non ha mai portato fortuna avere un solo colore e un solo padrone. Resta però che governarle, queste europe – o almeno provarci – non è una passeggiata.

Ne sanno qualcosa le Istituzioni comunitarie, che si tratti della Commissione europea, del Parlamento e del Consiglio dei ministri che da un po’ di tempo a questa parte si producono in “concerti” troppo spesso stonati e che risultano sconcertanti per i cittadini europei.

Come nel caso delle risposte da dare ai flussi migratori, ai barconi che cercano di approdare in Europa e finiscono sulle coste italiane che non si capisce bene se siano anche “europee” e di quale Europa facciano parte: di quella fondata sul diritto internazionale, sulla solidarietà o almeno sull’umana pietà o di quella che alza i muri e dimentica le sofferenze dei suoi migranti del passato e i problemi di molti suoi cittadini che stanno lasciando l’Italia.

Toccherà presto anche ai cittadini italiani scegliere, prima del colore politico, di quale Europa vogliono far parte: se quella del rispetto dei diritti universali o quella di chi usa il potere per mettere a rischio lo stato di diritto. E con esso anche il futuro dell’Unione europea.

Franco Chittolina

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