Mara Maionchi: «Non si può restare ancorati alle proprie idee per scovare il talento dei giovani»

SERRALUNGA A dispetto di neve e freddo, tantissimi fan hanno affollato il teatro della fondazione Mirafiore, venerdì scorso, per l’incontro con Mara Maionchi. L’irriverente giudice di X Factor, poco prima di fare il suo ingresso in scena, ha parlato con Gazzetta della sua eterna giovinezza alimentata dalla musica e dalla curiosità che la guida nella costante ricerca di nuovi talenti.

Mara, è come se lei avesse vissuto due vite professionali. Una carriera come discografica di successo e, più recentemente, quella televisiva che l’ha resa molto popolare. Cosa le ha dato e cosa le ha tolto la televisione?

«Devo dire che sono arrivata alla televisione per uno strano caso. Avevo un mestiere da raccontare, che ho amato moltissimo, e ho cercato di descrivere questa passione. Non posso lamentarmi di questa scelta. Non ho perso nulla con la Tv, anzi. Ho imparato molto e ancora adesso mi sorprende il calore del pubblico».

Mara Maionchi: «Non si può restare ancorati alle proprie idee per scovare  il talento dei giovani»

L’esito di X Factor di quest’anno ha sorpreso molti. Ha vinto un rapper, Anastasio, per giunta un ragazzo del suo team. Alla faccia di chi la immaginava una tradizionalista del bel canto…

«La nascita di un artista è la cosa più bella, la forma che sceglie per esprimersi è secondaria. Per scovare il talento non si può rimanere ancorati alle proprie idee, ma cercare di capire. Nella mia carriera ne ho conosciuti tanti, ognuno con il suo modo di essere e di dire le cose. Non bisogna diventare nostalgici, ma cercare di comprendere che i cantanti, soprattutto i più giovani, comunicano ricercando linguaggi e canali nuovi».

Lei come spiega questo grande interesse per i talent show?

«Spesso sento discussioni troppo accese attorno ai talent show. La verità è che non hanno cambiato niente. Il meccanismo per cui un artista ci piace o meno è sempre lo stesso: ci emoziona oppure no? Ciò che personalmente ritengo interessante dei talent è l’aspetto relativo alla comunicazione. Lavorando a X Factor sono stata costretta a conoscere e apprezzare tanti artisti lontani dalla mia tradizione. Il desiderio di comunicarsi, l’urgenza di dire è ciò che mi colpisce di tanti giovani cantanti».

Conosce il festival Collisioni?

«Sì certo, sono stata anche ospite. Trovo che sia un luogo bellissimo. Stanno cambiando i modi in cui fruiamo della musica e questo festival ne è un esempio. Forse non è più la stagione dei concerti nelle grandi arene delle città, la musica si sta aprendo al territorio».

Parlando di scrittura in musica. L’Italia ha una grande tradizione di cantautori e parolieri. Le parole sono ancora importanti?

«Certamente, la forma canzone resiste anche nelle produzioni più recenti. Ci si emoziona, come sempre, non per la tecnica ma per ciò che un artista comunica. Se fosse solo una questione di bel canto non avremmo apprezzato dei geni come Paolo Conte o Enzo Jannacci, e più recentemente artisti molto bravi come Salmo o Calcutta. Ciascuno con il proprio linguaggio, la capacità di emozionarci è ciò che li accomuna tutti».

Alessio Degiorgis

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