ASTI Prosegue al Tribunale di Asti l’intricata vicenda processuale relativa alla presunta truffa ai danni di 130 bengalesi, che vede imputato per truffa aggravata l’imprenditore di Ceresole d’Alba Daniele Olivero. È stato sentito stamattina Federico Bellomo, che all’epoca dei fatti era segretario generale della Cgil Fiom torinese, costituitasi parte civile nel processo. A suo tempo Bellomo era stato fra coloro che avevano presentato esposto sollevando la questione all’attenzione dell’autorità giudiziaria. Non si è invece concretizzato l’esame dei due lavoratori, Uddin Mohi e Uddin Shilfe, uno dei quali si è costituito anche parte civile nel processo: non è infatti stato possibile trovare un traduttore dal bangla all’italiano, né dal bangla all’inglese.
I fatti risalgono al 2013: secondo l’accusa Olivero avrebbe coinvolto i bengalesi per il versamento di duemila euro a testa per rilevare l’azienda Sio Automotive di Ceresole d’Alba, per una truffa complessiva di 260mila euro. Ricostruzione cui la difesa si oppone: l’imprenditore ceresolese sarebbe stato a sua volta vittima di un intermediario. Il frangente dubbio riguarda il controverso passaggio di mano tra la Sio Automotive e la cooperativa Rubina: lo stabilimento interruppe le produzioni poco dopo il trasferimento di proprietà dalla prima società, controllata da Olivero, che vi operava con una quarantina di dipendenti, alla cooperativa costituita a Bergamo sotto la guida degli amministratori Hussein Masum e Miah Jamal, due cittadini del Bangladesh.
“Dalle dichiarazioni di Bellomo durante il controesame è emerso come se si fosse istruito il processo, il primo truffato sarebbe stato Olivero: come abbiamo sempre sostenuto, l’imprenditore pensava di aver venduto l’azienda, mentre invece la cooperativa Rubina, dopo aver versato un modestissimo acconto, non ha rispettato gli obblighi, e infine la Sio è fallita”, commenta il difensore di Olivero, l’avvocato albese Roberto Ponzio: “Nel processo il mio assistito sarebbe quindi dovuto entrare come parte lesa e non come imputato.”
Il processo è stato rinviato al 26 marzo, quando è stata nuovamente prevista l’audizione dei due lavoratori; il giudice Fabio Liuzzo ha anche rilevato come si avvicini la prescrizione: il termine è a settembre del 2020.
Adriana Riccomagno