Ospedale di Verduno: un’occasione imperdibile per la sanità locale

Il cantiere del nuovo ospedale riparte da impiantisti e imbianchini

LA MORRA L’ospedale di Verduno come un’opportunità, soprattutto alla luce di un presente non troppo roseo per quanto riguarda i nosocomi di Alba e Bra. Si è svolto mercoledì 13 marzo a La Morra il seminario “L’ospedale che non ti aspetti”, organizzato dall’Asl Cn2  in collaborazione con la fondazione Nuovo ospedale Alba-Bra per ragionare sulle prospettive di sviluppo della nuova struttura sulla collina di Verduno.

Una camera del nuovo ospedale di Verduno
Una camera del nuovo ospedale di Verduno

Come ha ricordato in apertura il direttore amministrativo della Cn2 Gianfranco Cassissa, «con il nuovo ospedale abbiamo la possibilità di fare un salto di qualità, grazie a una serie di attrezzature innovative e a una riorganizzazione dell’assetto attuale». È questo l’obiettivo condiviso con la Fondazione, l’unica realtà privata in Italia a sostegno di un ente pubblico, nata due anni dopo l’avvio dei cantieri. A esprimere il punto di vista degli imprenditori che ne fanno parte è stato il presidente, Bruno Ceretto: «Confidiamo nell’apertura del nuovo ospedale entro quest’anno, in piena operatività. Dall’acquisto della radioterapia all’allestimento di tutte le sale operatorie, senza dimenticare la sala ibrida, la radiologia, l’emodinamica e l’arredamento delle camere, il nostro obiettivo è stato quello di consegnare alla cittadinanza il miglior ospedale possibile», ha spiegato, per poi proseguire: «A oggi l’Asl Cn2 ha una mobilità passiva del 50 per cento: significa che cinque cittadini su dieci si rivolgono a strutture fuori zona. Dobbiamo impegnarci perché accada il contrario, anche perché abbiamo professionisti eccellenti. Ma non mancano i problemi da risolvere, a partire da liste d’attesa troppo lunghe e attese eccessive in pronto soccorso».

Senza dimenticare che gli ospedali di Alba e Bra iniziano a fare i conti con un patrimonio edilizio e con strutture troppo datate, che necessitano di un generale ringiovanimento. Su questo aspetto si è focalizzato Federico Lega dell’Università di Milano: «Secondo il rapporto annuale di Ires Piemonte relativo al 2017,  l’età media degli ospedali piemontesi è pari al 70,4 per cento, dove il 100 per 100 rappresenta la situazione peggiore immaginabile. Significa che il patrimonio edilizio dei nostri ospedali è in una fase tardiva, in una notevole condizione di obsolescenza. In questo quadro, gli ospedali dell’Asl Cn2 sono tra i peggiori della Regione, con una percentuale del 77,3 per cento. Il San Lazzaro e il Santo Spirito, poi, rientrano nella classe A, cioè tra quelle strutture non più idonee a svolgere la loro attuale funzione sanitaria, con necessità di dismissione».

Con queste premesse, è evidente come un nuovo ospedale rappresenti un bisogno primario, «per questo è necessario andare oltre alla semplice unione tra due strutture, creando un presidio capace di affermarsi nel quadro regionale», ha aggiunto Lega. Sono poi interventi Michele Lagioia, direttore sanitario dell’istituto di ricovero e cura Humanitas di Rozzano, Laura Chiappa, direttore sanitario del Policlinico maggiore di Milano e Francesco D’Aloia, direttore sanitario del nuovo ospedale di Biella, che hanno affrontato trasferimenti ospedalieri nel corso della loro carriera. Tre gli aspetti sottolineati: l’importanza di conferire un’identità unitaria al nuovo ospedale, disegnare l’organizzazione ospedaliera a seconda dei bisogni del territorio e puntare sulla formazione dei dipendenti.

Ospedale di Verduno: un’occasione imperdibile per la sanità locale
Il tavolo dei relatori

In conclusione è intervenuto il direttore sanitario della Cn2 Massimo Veglio: «È evidente che abbiamo alle spalle un passato strutturale da dimenticare, per questo il nuovo ospedale è un’ottima opportunità. Se verranno rispettati i tempi, la struttura di Verduno ci sarà consegnata in primavera. Considerando il periodo necessario per i collaudi, che potrebbero necessitare anche di più mesi, realisticamente il trasferimento sarà effettuato entro l’estate. In tempi molto brevi inizieremo con i sopralluoghi con il personale, così da familiarizzare con la nuova struttura. Il trasferimento implicherà molto lavoro, così come la fase successiva, ma ci muoveremo passo dopo passo».

Francesca Pinaffo

 

 

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