Giacomo Oddero: l’uomo che scambiò il vino con l’acqua

Giacomo Oddero: l'uomo che scambiò il vino con l'acqua 1

DALLA MALORA ALL’UNESCO Nelle oltre 50 interviste realizzate per il progetto “Dalla Malora all’Unesco”, per la salvaguardia delle memorie del territorio Unesco di Langhe, Roero e Monferrato, promosso dall’editore di Radio Alba Claudio Rosso, dal fotografo Bruno Murialdo e dal giornalista di Gazzetta Marcello Pasquero, con la collaborazione di Famija Albeisa e Fondazione Crc, tre sono i fatti ricorrenti che hanno fatto da spartiacque nel dopoguerra delle Langhe.

Da una parte la famiglia Ferrero, in modo particolare Giovanni e il nipote Michele che capirono l’importanza di non spopolare le Langhe mettendo a disposizione degli operai corriere gratuite, in mezzo la battaglia per il riconoscimento delle doc, avvenuta nel 1963 con il politico Paolo Desana e in ultimo l’intuizione di Giacomo Oddero, sindaco di La Morra e di pochi altri amministratori di realizzare l’acquedotto delle Langhe.

Nelle tre lunghe interviste realizzate all’ex presidente della fondazione Crc, che tra le altre cose fu tra i primi a credere nel potenziale di Vinum, ripete più volte: «Il professor Dall’Olio, che era il preside della scuola enologica, diceva sempre ai suoi allievi: “Prima di fare una cantina, guardate se avete la possibilità di avere l’acqua a disposizione, se no lì non fatela”»

Oddero lascia scorrere i ricordi: «Ho 93 anni, sono nato nel 1926, la mia prima vendemmia è stata a 15 anni, quindi si può dire che ho vendemmiato più di 75 volte. Ricordo la prima: c’era ancora il bue che portava a casa le bigonce piene di vino, la pigiatura si faceva in grossi tini coi piedi. Si torchiava a mano e specialmente gli ultimi pezzi, le ultime torchiature erano veramente dure e difficili ed erano fatte dagli uomini più robusti. Già allora avevo capito che il problema più grande di queste colline era la mancanza di acqua».

Giacomo Oddero: l'uomo che scambiò il vino con l'acqua

Un’idea a cui “Il farmacista di via Maestra” inizia a lavorare dal 1965 quando diventa sindaco di La Morra, comune che aveva fatto un consorzio con Verduno, prelevava l’acqua in un pozzo vicino all’alveo del Tanaro. L’acqua che veniva pompata non era delle migliori, era del subalveo del Tanaro, molte volte era fangosa, tutte le altre era di scarsa qualità e costava molto.

«Indissi una riunione con i capi famiglia di Santa Maria e dell’Annunziata, avevo scoperto che lo stato copriva il 50% delle spese se si costruiva un acquedotto rurale e sono riuscito a convincerli ad autotassarsi per realizzare questo acquedotto rudimentale. Furono i primi passi. Quando venni eletto assessore all’agricoltura della provincia, il presidente Mario Martini mi disse: “C’è un’idea grande di portare l’acqua dalle montagne del cuneese fino alle Langhe, sono 20 anni che se ne parla, ma nessuno ha mosso un dito”. Il giorno dopo andai a vedere la sorgente in Val Corsalia, nel monregalese, una tubazione di 150 metri abbandonata, invece di farmi prendere dallo sconforto ho deciso di provarci e ho accettato di diventare presidente del Consorzio Acquedotto delle Langhe e delle Alpi cuneesi», racconta Oddero.

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Mancano i finanziamenti, il Genio civile di Cuneo non crede nel progetto, i comuni di montagna, con in prima fila Limone Piemonte, non vogliono cedere l’acqua, da Roma non arrivano i finanziamenti. «Ci sono voluti anni di discussioni con i sindaci di Limone e dei paesi limitrofi fin quando capimmo che per avere l’acqua dovevamo portare loro del vino, credo sia stato del Barolo più che nostro il merito se alla fine vennero a più miti consigli e ci consentirono di collegarci alla sorgente».

Il resto lo fece il Ministro Donat Cattin che conosceva molto bene le Langhe e che chiese alla provincia di preparare un progetto, firmato da tutti i parlamentari della provincia per ottenere 7,5 miliardi di lire dalle casse dello stato e 3,5 miliardi dalla giovane Unione Europea.

Ci sono voluti anni di lotte e di discussioni, ma oggi le case di tutti i paesi di Langa hanno l’acqua corrente e grandi serbatoi garantiscono l’autonomia per 4 giorni per 220 mila persone e migliaia di aziende. Se le Langhe sono passate dalla Malora all’Unesco, dal non essere citate sulla guida Michelin ad avere la più alta concentrazione di ristoranti stellati nel mondo, parte del merito lo si deve a Giacomo Oddero e a chi con lui capì l’importanza di portare l’acqua sulle nostre colline.

Marcello Pasquero

 

Chi è Giacomo Oddero

Giacomo Oddero nasce il 16 settembre 1926 in frazione Santa Maria di La Morra. La vita di Oddero è spesa nel cercare di traghettare le Langhe dalla “malora” al benessere. Antifascista già dalla tenera età, frequenta il liceo classico ad Alba prendendo il diploma nel 1946. Nel 1950 si laurea in Farmacia a Torino e diventa farmacista in via Maestra con l’indimenticato Luciano Degiacomi, fino al 1992. Negli anni Sessanta si avvicina alla politica attiva. La capacità di mediare, di ascoltare, senza mai imporsi, ma di prendere decisioni anche difficili lo portano a candidarsi sindaco a La Morra, carica che ricoprirà dal 1965 al 1970. Dal 1970 al 1987 è consigliere e assessore provinciale all’agricoltura. Dal 1976 al 1992 ricopre il ruolo di presidente della camera di commercio di Cuneo, dal 1992 al 2006 della Fondazione Crc. Presidente dell’Ente Turismo dal 1990 al 1995. Fonda l’acquedotto delle Langhe di cui sarà presidente dal 1971 al 1991. E’ stato presidente dell’Onaf, consigliere nazionale Onav ed è sommelier ad honorem.

m.p.

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