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L’Albese di vino e cibo visto dalla Danimarca

L’Albese di vino e cibo visto dalla Danimarca
Il giornalista Thomas Ilkjær, grande conoscitore dei nostri vini.

L’INTERVISTA I Paesi del Nord sono tra i mercati più interessanti per i vini rossi di qualità italiani e il Piemonte rappresenta una delle regioni di riferimento. Norvegia e Danimarca sono tra i pochi Paesi in cui l’Italia batte la Francia non soltanto in termini di volumi, ma anche per il valore delle esportazioni di vino. Se ne è parlato al palazzo Banca d’Alba, durante un seminario organizzato dal consorzio di promozione I vini del Piemonte, in collaborazione con l’istituto di credito e Cia. In veste di esperto è intervenuto Thomas Ilkjær, giornalista enologico danese, responsabile di una scuola per sommelier a Copenhagen e autore della più importante guida ai vini italiani del Nord Europa.

Thomas, come mai ti sei appassionato così tanto all’enologia italiana?
«Quando ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo, non lo conoscevo per niente, ma mi è sembrato da subito molto interessante. Ho visitato per la prima volta Alba nel ’96, ma per dodici anni i vini italiani sono rimasti soprattutto una passione: quando ho cominciato a scriverne su una rivista danese, sono diventati un vero lavoro».

Come ti sei avvicinato al Piemonte?
«La mia passione è nata proprio dal Piemonte e dai suoi grandi rossi, il Barolo e il Barbaresco. A differenza di altre regioni conosciute per i loro vini ma anche per altri aspetti, per un danese il Piemonte è sinonimo di enogastronomia. E per noi si tratta di un aspetto molto importante: il consumo di vino in Danimarca è cresciuto in modo costante negli ultimi anni, andando oltre a un semplice divertimento del sabato sera. Ci piace conoscere i dettagli dei vini, cercare le eccellenze e visitare in prima persona le cantine. Il Piemonte è una regione che offre grandi opportunità da questo punto di vista: per noi i vini piemontesi sono una certezza, decisamente cari ma a un livello più alto rispetto a quelli veneti o siciliani. Si può dire che, per i consumatori danesi, il Piemonte rappresenti un punto di riferimento a pari merito con la Toscana».

A cosa si deve questo grande interesse?
«La gastronomia è stata una sorta di traino: dal momento che il cibo si muove di pari passo con il vino, è stato naturale appassionarci anche a quest’ultimo. Il discorso si può ampliare un po’ a tutta l’Italia, basti pensare che se fino a quarant’anni fa il mercato nel Nord Europa era dominato dai vini francesi – che raggiungevano il 70 per cento – oggi sono fermi al 12: in altre parole, i consumatori scandinavi si sono aperti negli anni anche ad altre realtà».

Come si imposta una guida dedicata ai vini?
«È superato il tempo delle guide costruite come enciclopedie: nel raccontare un territorio, è necessario mettere in relazione il vino al cibo, parlando anche di cultura e tradizioni, con un punto di vista personale. Un ruolo primario va riconosciuto anche al mondo del Web, con i blog, che sono spesso più consultati dei giornali e delle guide».

Quali aspetti pensi siano ancora da migliorare nella promozione dell’enogastronomia nell’Albese?
«Sarebbe importante rendere più facile la fruizione del territorio. A differenza di altre zone più avanti, come la Toscana o l’Alsazia, può non essere immediato per un privato riuscire a organizzare la sua visita, quando arriva per la prima volta nelle Langhe. Servirebbero più itinerari delineati, circuiti di cantine e di ristoranti tra cui scegliere, magari con il potenziamento del cicloturismo. Se invece penso alle denominazioni, ritengo che sia necessario valorizzare i vini più noti, ma allo stesso tempo promuovere i vitigni autoctoni, meno conosciuti dal grande pubblico: oggi c’è una grande curiosità verso tutto ciò che è di nicchia. Infine, credo sia importante proporre al pubblico sempre più esperienze innovative, al di là delle classiche degustazioni guidate da sommelier. Servono nuovi linguaggi, con l’obiettivo di arrivare ai giovani: credo che Vinum, con il suo format diffuso nelle piazze di Alba, sia in linea con i tempi».

f.p.

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