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Al Cottolengo di Alba 99 posti per anziani e disabili

ALBA In via Vernazza 10, ad Alba, esiste un luogo in cui solidarietà e accoglienza si coniugano con efficienza ed attenzione alla persona. È stata infatti inaugurata lunedì 29 aprile la rinnovata casa Cottolengo, al termine di oltre tre anni di ristrutturazione. Ne parliamo con Eugenio Cavallo, ingegnere di esperienza internazionale e padre cottolenghino, responsabile tecnico della Piccola casa della divina Provvidenza, quaranta centri sparsi per l’Italia, in prevalenza al Nord. Nell’incontro del 29 – data scelta per la concomitanza con la festa del fondatore, il giorno successivo – ci ha spiegato nel dettaglio gli interventi di riqualificazione della struttura.

Al Cottolengo di Alba 99 posti per anziani e disabili

Per rispondere a quali esigenze sono stati fatti i lavori, don Eugenio?

«C’era la necessità di adeguamento a due emergenze. La prima è il cambiamento del tipo di utenza: i disabili che diventano anziani e gli anziani che sono in aumento. La seconda è che gli standard dettati da norme in evoluzione, legati anche alla prevenzione antincendio – su questo punto la casa era carente – avevano bisogno di una decisa riqualificazione. C’è stata quindi la possibilità di aumentare i posti letto da ottanta a 99, differenziando anche i servizi».

Com’è stata suddivisa la capacità di accoglienza?

«Abbiamo oggi 57 posti per gli anziani non autosufficienti, dodici per gli anziani autosufficienti, oltre a trenta per i disabili, i ragazzi».

Quanto tempo sono durati i lavori?

«Tre anni e mezzo. Sei mesi in totale sono serviti per gli spostamenti degli ospiti mano a mano che i lavori procedevano. In totale abbiamo previsto tre fasi di intervento: prima si è lavorato sul lato verso il Tanaro, poi verso la piazza e infine negli spazi per i ragazzi».

Le religiose hanno accettato dei sacrifici, in termini di spazio, vero?

«Avevamo una zona del complesso con stanze più piccole di quelle in uso, meno di 14 metri quadrati, sotto gli standard, e le religiose hanno scelto di andarci».

Quali saranno i prossimi passi per il Cottolengo?

«Pensiamo di intervenire sulla parte esterna, con dei percorsi sulla disabilità e aumentando la fruibilità degli spazi, visto che abbiamo un parco: potrebbero diventare un’area per gli anziani della città, che qui troverebbero un servizio diurno. Sarebbe la realizzazione di un concetto espresso da suor Liviana: “Abitare la città nella casa e la casa nella città”».

Il vostro giardino è un’oasi in un centro storico congestionato. Come lo valorizzerete?

«Negli anni Settanta ogni ragazzo qui possedeva un piccolo animale o volatile di cui prendersi cura: stiamo pensando di ripristinare a questo utilizzo il piccolo capannone che era destinato tempo fa allo scopo».

Al Cottolengo di Alba 99 posti per anziani e disabili 1

In una scala degli interventi che avete compiuto nelle case cottolenghine in Italia, a che posto metterebbe quello che avete fatto ad Alba?

«Questo è un punto felice: non abbiamo avuto frizioni con la pubblica Amministrazione e con l’Asl c’è stata una coprogettazione. Forse è invece mancata la collaborazione economica: è arrivato il contributo della fondazione Crc per poco più di centomila euro su un totale di quasi cinque milioni di spesa. Per noi è stato un impegno economico alto, ma sono certo che ne valga la pena: abbiamo persone che fuori di qui farebbero molta più fatica, dovrebbero disincarnarsi dal proprio vivere».

p.r.

Padre Carmine Arice: «È pronto a partire il progetto pilota per gli over 65 ad Alba»

Potrebbe essere Alba la prima città del Piemonte ad avere un progetto sperimentale pensato per garantire la continuità assistenziale alle persone disabili con più di 65 anni, che secondo la normativa regionale attuale si trovano di colpo estromessi dai centri diurni e dalle strutture residenziali che li ospitano, per essere trasferiti in casa di riposo in base a un mero requisito anagrafico. La questione è stata portata alla luce lo scorso anno da alcune cooperative albesi, a partire dalla Abrate e dagli operatori sociali del Cos, che hanno denunciato gli effetti negativi che un cambiamento così drastico avrà sulla vita dei disabili e delle loro famiglie, che si trovano privati delle strutture di riferimento da un giorno all’altro. Senza dimenticare il fatto che le case di riposo sono destinate a un altro tipo di utenza e spesso ci si trova a fare i conti con problematiche di tipo organizzativo e assistenziale. A farsi da subito carico della questione è stato il consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero, che ha inviato una lettera all’assessorato alle politiche sociali e alla sanità della Regione illustrando le problematiche della normativa e chiedendone la revisione alla luce dei sistemi adottati in Toscana, Veneto e Liguria, dov’è stato superato l’automatismo secondo il quale una persona diventa anziana al compimento dei 65 anni, valutando invece caso per caso il tipo di assistenza necessaria.

Nel frattempo, la Piccola casa della divina Provvidenza Cottolengo di Alba ha messo a punto un progetto pilota, annunciato in occasione dell’inaugurazione dei nuovi locali. Spiega il padre generale Carmine Arice: «Il nostro obiettivo è evitare di sradicare le persone disabili con più di 65 anni dalle strutture che frequentano, con tutte le conseguenze negative che un cambiamento di questo tipo ha sulle loro vite: da qui l’idea di sviluppare un nucleo dedicato all’interno della nostra residenza assistenziale flessibile, trasformandone il tipo di servizio, in linea con le esigenze delle persone seguite, che non saranno costrette a cambiare struttura».

Per quanto riguarda la retta, ci saranno modifiche, dal momento che si tratta di una forma diversa di assistenza, ma su questi punti dovrà esprimersi la Regione, così come sul numero di posti della sperimentazione. Le notizie sembrano essere positive: «Il progetto, che dovrà essere approvato con una delibera della Giunta regionale, sembra essere stato accolto favorevolmente, anche se la notizia non è stata ancora ufficializzata: partendo da Alba, vorremmo applicare questo modello in tutte le nostre strutture», aggiunge padre Arice.

A esprimersi positivamente è stato il consorzio albese, come spiega il direttore Marco Bertoluzzo: «Per velocizzare i tempi, abbiamo già dato il nostro assenso. In caso di esito positivo delle procedure, verrebbe finalmente superato un automatismo ingiusto, che implica cambiamenti traumatici per i disabili considerati di colpo anziani. Si aprirebbe una nuova strada: sono diverse le realtà albesi pronte a presentare progetti analoghi a quello del Cottolengo».

Francesca Pinaffo

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