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Il Tanaro è più inquinato dopo il percorso albese

Il Tanaro è più inquinato dopo il percorso albese 3
A sinistra, Giacomo Olivero; con Luca Conti sta raccogliendo elementi per mettere sotto analisi le acque del Tanaro nel tratto albese.

Roberto Cavallo: «La rilevazione a valle di Alba ci dice che l’indice Ebi qui è pari a 7, quindi si può tradurre in un “voto” insufficiente»

ALBA Prima di Alba alle acque del Tanaro si può dare la sufficienza, dopo che attraversano l’area cittadina si meritano invece un poco entusiasmante cinque… in condotta. È l’esito delle indagini che Gazzetta d’Alba ha commissionato alla cooperativa Erica per valutare lo stato di salute del fiume.

Come si ricorderà, a inizio anno, attraverso un numero speciale dedicato, abbiamo esaminato una realtà marginalizzata, considerata parte dello scenario urbano ma con funzione di periferico elemento. Avevamo così scoperto le rive del Tanaro ingombre di plastica, con acque inquinate dagli scarichi abusivi e alterate dal sistema produttivo. Ma avevamo anche descritto un fiume destinatario di progetti di messa in sicurezza e riqualificazione dal potenziale migliorativo.

Nelle scorse settimane abbiamo proseguito il nostro tentativo, attraverso le analisi chiamate Ebi, un parametro che permette di fornire un giudizio sintetico e di facile interpretazione sulla qualità complessiva dell’ambiente fluviale: si basa, infatti, sulla sensibilità agli inquinanti di alcuni gruppi di organismi (macroinvertebrati bentonici che vivono sul fondo dei corsi d’acqua). Ebi consente di classificare i campioni analizzati secondo una scala di valori compresi tra 1 (indice di estremo inquinamento) e 14 (acque non inquinate). Gli esperti di Erica hanno atteso la primavera per prelevare i campioni: l’inverno metteva infatti in dubbio l’attendibilità della ricerca. Con tanto di retino e strumentazioni varie, due tecnici hanno lavorato a monte e a valle della città, letteralmente raccogliendo “pezzi di vita”, per cercare di capire come stia il fiume al tempo dell’industrializzazione. Una rilevazione è stata effettuata prima del ponte Albertino, in corrispondenza della zona San Biagio, il 28 marzo. Il valore dell’indice Ebi è risultato pari a 9 su 14. «Se volessimo tradurre in voti scolastici, potremmo dire che il livello raggiunge il 6 e mezzo», spiega l’amministratore delegato di Erica – tra le prime aziende in Italia a occuparsi di ambiente sia in termini di progettazione che di comunicazione –, Roberto Cavallo. La seconda rilevazione è stata realizzata a valle di Alba (a Canove di Govone, laddove il fiume entra nel depuratore consortile e dovrebbe uscirne “pulito”), dopo che il corso attraversa molti insediamenti industriali e agricoli. Cavallo: «L’indice Ebi qui è pari a 7. Quindi si traduce in un voto pari a 5».

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Significa che l’impatto dell’azione umana danneggia la qualità delle acque. Negli anni precedenti (1988, 1993, 1994, 1995, 1999) gli indici si attestavano su valori simili, eccetto che nel 1995, cioè nel periodo post-alluvione, quando le esondazioni avevano distrutto il microcosmo fluviale, decimando la fauna. L’indice Ebi era pari a 4.

Analisi Ebi: i gruppi faunistici analizzati per capire l’integrità dell’ambiente

A Erica, Luca Conti è il responsabile del settore comunicativo-educativo della cooperativa. Con lui abbiamo coordinato le analisi delle acque del Tanaro dal punto di vista operativo. Dopo una prima tentata programmazione autunnale, a causa delle piogge insistenti abbiamo dovuto rimandare di alcuni mesi, per attendere che le condizioni climatiche regalassero agli esperti un ambiente favorevole. Spiega Conti: «L’indice Ebi fotografa con precisione l’effetto dell’inquinamento attraverso l’analisi degli animali che vivono nelle acque. In particolare, permette di dedurre l’effetto della complessa interazione tra inquinanti e il loro impatto sulla fauna fluviale». Per fare un esempio: le analisi non valutano il livello di piombo presente nell’acqua nei suoi parametri chimici, ma il numero e il tipo di animali attivi in una data porzione d’acqua. Perciò, se il livello di piombo è moderato, di per sé potrebbe risultare innocuo, ma nella realtà interagire con livelli magari altrettanto moderati di un’altra sostanza e così produrre un effetto altamente inquinante o nocivo per alcune specie, che di conseguenza non figureranno nella raccolta delle analisi Ebi. In questo modo, limitandosi alla ricerca di piccoli animali, è possibile stabilire lo stato di salute di un fiume, pur senza conoscerne il dettaglio chimico. Prosegue Conti: «Due sono le premesse da porre: il pesce non rappresenta un ottimo indice, perché se l’ambiente circostante è inquinato, la popolazione ittica si sposta in habitat più favorevoli. Inoltre, dobbiamo tenere presente che il Tanaro si caratterizza per un substrato fangoso, che permette la vita ad animali e insetti molto diversi rispetto al torrente di montagna (correlato alla presenza di pietre e massi che rendono l’acqua meno torbida)». E conclude Conti: «Che cosa abbiamo trovato, in definitiva, con le nostre analisi? Il fiume
è stabile nel tempo. Non  è migliorato, né peggiorato. L’impatto umano è rimasto costante, con fortissime divergenze tra le rilevazioni a monte e a valle, dopo il passaggio attraverso gli insediamenti agricoli e industriali».

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Efemerottero, che sotto il ponte si muta in farfalla per un giorno

“Efemerottero, un piccolo insetto con tre code (chiamate cerci) e l’aspetto di un minuscolo gambero. Vive nei corsi d’acqua dolce superficiali (quindi anche nel Tanaro), ma è un cattivo volatore a causa delle ali posteriori molto ridotte (che a volte possono addirittura mancare del tutto), con il conseguente sviluppo del mesotorace. Le ali sono spesso trasparenti, ricche di nervature solo nella forma adulta e non sono mai ripiegate sul corpo: a riposo sono sempre tenute in posizione verticale. Il nome racconta una storia conosciuta da molti, almeno ad Alba. Spiega infatti Luca Conti della cooperativa albese Erica: «Durante le analisi Ebi effettuate a monte di Alba abbiamo trovato molti efemerotteri, gli stessi che in tarda estate o a inizio autunno si annidano sotto il ponte vecchio del Tanaro e “sfarfallano”, ovvero  si tramutano in farfalla, vivendo poi poche ore (si ricorderà il blocco imposto alla circolazione per evitare problemi).

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Se lo stesso insetto ha due code si chiama plecottero e vive perlopiù in acque fredde. Se avessimo trovato anche quest’ultimo sul Tanaro l’indice Ebi della qualità delle acque sarebbe schizzato verso l’alto in positivo: infatti i plecotteri sono molto sensibili all’inquinamento, vivono solo nei torrenti con acque limpidissime e la loro presenza è indice di un fiume pulito. Un altro insetto che vive lungo il Tanaro è il chironomide, la larva di moscerino, una vasta famiglia cosmopolita di insetti dell’ordine dei Ditteri. Apparentemente simili alle zanzare, questi chironomidi differiscono per diversi caratteri assai poco appariscenti e per l’assenza dell’ematofagia (il nutrirsi cioè del sangue) nella vorace dieta delle femmine già adulte.

Cormorani, tassi, caprioli, lupi appaiono sulle rive del Tanaro

“Una schiera di uccelli acquatici: il cormorano, il marangone, l’airone cenerino, l’airone bianco. Questi alcuni degli animali incontrati dai ricercatori durante le loro analisi sul fiume. Spiega Giacomo Olivero, della cooperativa Erica: «Il Tanaro è un corridoio ecologico: durante le nostre rilevazioni siamo incappati in impronte di cinghiale, perfino di lupo, oltre a una tana di tasso.

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I fiumi sono storicamente le grandi autostrade per gli animali: sui bordi del corso d’acqua esiste una zona libera, che viene occupata dall’acqua quando i fiumi sono  in piena. Nei periodi di regime “normale” del Tanaro, gli animali che popolano queste aree sono numerosi e straordinari. Durante le indagini Ebi
per Gazzetta, a un certo punto, siamo incappati in un gruppo di caprioli davvero inaspettato».

Matteo Viberti

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