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Sostegno a Radio Radicale: e dove mettiamo il resto dell’informazione libera e di qualità?

Sostegno a Radio Radicale: e dove mettiamo il resto dell’informazione libera e di qualità?

LETTERE AL GIORNALE Gentile direttore, viviamo tempi bui, soprattutto per quanto riguarda valori come libertà e democrazia. “Qualcuno” in Italia sta provando a chiudere, con motivazioni che denotano ignoranza e incompetenza, un vero e proprio patrimonio nazionale: Radio Radicale.

RR da decenni è l’unico medium nazionale che garantisce, oltre ogni opinione e credo politico (più spesso una semplice bandiera d’appartenenza), la più totale divulgazione di qualsivoglia evento politico, sociale e giudiziario nel Paese. È grazie a RR che il cittadino può conoscere i dettagli dei processi “che più fanno notizia”, sentendo l’audio originale di ogni udienza, può ascoltare da casa sua o in auto i congressi di tutti i partiti, può (anzi, purtroppo poteva data la recente scomparsa) ascoltare il magico momento di Massimo Bordin Stampa e regime etc. Insomma, RR c’è sempre, a garanzia del pluralismo informativo e a beneficio di tutti gli ascoltatori. Einaudi diceva: «Conoscere per deliberare». Per conoscere devo avere una fonte e la fonte dev’essere diretta, originale… non filtrata da interpretazioni e opinioni di Tg o quotidiani faziosi o di partito!

A oggi, tale strumento rischia di chiudere. Affinché RR possa continuare a vivere (oltre a salvare decine di posti di lavoro) si sono mobilitati in tanti: da Saviano a oltre 180 tra costituzionalisti, filosofi, sociologi, storici del diritto e docenti italiani, tra cui Enzo Cheli, Gaetano Silvestri, Luigi Gerrajoli.

Approfitto per chiedere pubblicamente a Carlo Bo, Olindo Cervella, Giorgio De Giorgis e Lorenzo Paglieri, candidati a sindaco di Alba, la loro disponibilità a unirsi a questa lotta, che travalica i confini partitici. Lo chiedo ai candidati a consigliere comunale nelle varie liste. Lo chiedo, ancora una volta, a Maurizio Marello e a tutta la sua Giunta, come ai consiglieri uscenti di minoranza.

Come sostenere RR? Con la nonviolenza. L’unica “arma” di cui disponeva Marco Pannella e di cui disponiamo tutti noi è il corpo: il “Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito” ha dato il via a uno sciopero della fame (alcuni sono arrivati oltre i 70 giorni di protesta!), da fare anche a staffetta, affinché (si) “vinca insieme”. Cioè, “con-vincere”. Prima che qualcuno semplicemente “vinca” le prossime elezioni, serve con urgenza che si “con-vinca”. Insieme. Per la libertà e la democrazia.

Io, da libertario, liberale, antifascista, da insegnante, da cittadino, da elettore, da uomo… lo farò. Chiunque volesse aggregarsi, può scrivermi all’indirizzo claudiomarengo@hotmail.com .

Claudio Marengo

Gentile Marengo, lei fa bene a protestare per Radio Radicale. Cosa legittima, se non fosse che, come si evince anche dagli altri articoli di questa pagina, il problema non riguarda solo una radio, ma tutto il sistema dell’informazione, preso di mira dai potenti di turno che ai cani da guardia contro il potere, preferiscono, da sempre, i cani da guardia del potere. Come io stesso ho relazionato nell’incontro al Salone del libro di Torino, approvo la battaglia per la sopravvivenza di Radio Radicale, che ha avuto paginate sui quotidiani nazionali, ma chiederei di non dimenticare il resto dell’informazione di qualità. C’è nel Paese una rete di oltre 190 testate, quasi tutte settimanali diocesani e aderenti alla Fisc, che ha il pregio di essere baluardo di vigilanza e democrazia, memoria storica, motore di promozione culturale, sociale e politica. A questi giornali andavano le briciole dei contributi per l’editoria, ma permettevano di sopravvivere e fare un lavoro che dovrebbe risultare benemerito agli occhi di chi si proclama sostenitore della democrazia diretta dove uno vale uno, o anche agli occhi di chi si è da sempre riempito la bocca di autonomia e localismo. Proprio da costoro invece è venuto il colpo di grazia, con l’annuncio dell’eliminazione dei contributi. Che andranno, guarda caso, all’innovazione tecnologica e alle piattaforme digitali, dove dilagano disinformazione e fake news (pare molto amate da certe forze politiche).

g.t.

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