Asti-Cuneo? A pagare sono gli automobilisti e lo Stato

Giovanni Monchiero torna a interrogare il ministro Delrio sull'Asti-Cuneo
Oggi a Cherasco l’autostrada finisce… in un campo.

ALBA A lanciare una nuova, pesante nube nera sul futuro dell’Asti-Cuneo è stato il più insospettabile dei giornali: Il fatto quotidiano, da sempre ritenuto molto vicino alle posizioni del Movimento 5 stelle. Come un fulmine a ciel sereno il quotidiano diretto da Marco Travaglio ha titolato, mercoledì 5 giugno: Asti-Cuneo, l’Authority boccia l’intesa coi Gavio. Nell’articolo si spiega che, in base a documenti riservati, entrati in possesso dei giornalisti del Fatto, l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) avrebbe bocciato la soluzione del ministro Danilo Toninelli per completare l’autostrada Asti-Cuneo con la costruzione della decina di chilometri mancanti.

Alla base della bocciatura il costo che la nuova “soluzione” avrebbe per gli automobilisti dell’A33, ma anche per quelli della Torino-Milano, l’altra grande autostrada dei Gavio coinvolta nell’affaire. A beneficiare della soluzione del pentastellato Toninelli vi sarebbe il solo gruppo Gavio, «che ottiene dal ministro dei trasporti forse più di quanto stesse ottenendo dal precedente ministro del Pd, Graziano Delrio. E non si tratta di spiccioli, ma di centinaia di milioni di euro», scrive Il fatto quotidiano, mai tenero in passato con Delrio.

A finire nel mirino dell’Authority è l’accordo che, a fronte della conferma della scadenza nel 2026 per la concessione della tratta Torino-Milano alla società Satap dei Gavio, prevede il prolungamento di 10 anni, fino al 2045, della concessione dell’Asti-Cuneo. Ad anticipare il costo dell’ultimazione dell’autostrada per 350 milioni di euro sarebbe il gruppo Gavio, che vedrebbe i fondi spesi entrare nel Piano economico finanziario (Pef) della Torino-Milano, oltre che dell’Asti-Cuneo, nonostante le autostrade non siano affatto contigue.

Beffa delle beffe – e di qui diventa chiaro perché il gruppo Gavio avrebbe subito sposato la soluzione Toninelli – nel Pef della Torino-Milano rientrerebbero pure i 280 milioni spesi per l’Asti-Cuneo: 280 milioni più 350 necessari per ultimare l’A33 sommano 630 milioni di euro, che finirebbero totalmente in ammortamento. Secondo l’Authority il risultato sarebbe: nessun incremento sulla Torino-Milano fino al 2022 e un aumento del 2,5 per cento dal 2023 al 2026.

Sull’Asti-Cuneo, invece, nessun incremento fino al 2021 compreso e poi un aumento dell’1,9 per cento per 24 anni di fila.

Infine, scrive Il fatto quotidiano, «la ciliegiona sulla torta: un tasso di remunerazione del capitale investito del 7,3 per cento sia per la Torino-Milano che per l’Asti-Cuneo. E poi 812 milioni di euro riconosciuti alla Satap Torino-Milano come valore di subentro, soldi che lo Stato tra 7 anni dovrà dare ai Gavio per riprendersi la concessione, se volesse farlo. O che dovranno essere sborsati da chiunque volesse subentrare ai Gavio tramite un’eventuale gara». Secondo l’Art «l’ingiustificato aggravio» per gli utenti della Torino-Milano e «la rilevante crescita dell’onere di subentro» impongono «una rivalutazione, almeno parziale, dello scenario».

Una soluzione impossibile che, in parole povere, andrebbe a costare enormemente sulle tasche degli automobilisti della Granda e alle casse dello Stato e si tradurrebbe in vantaggi consistenti per il gruppo Gavio, specie in prospettiva, mentre la soluzione impostata da Graziano Delrio prevedeva un prolungamento di 4 anni della concessione della Torino-Milano in cambio dell’ultimazione dei lavori dell’Asti-Cuneo, senza alcun aumento dei pedaggi.

Marcello Pasquero

L’ennesima beffa per tutti i cuneesi che aspettano l’autostrada fin dal 1988?

Delle rivelazioni del Fatto quotidiano sull’Asti-Cuneo non ha parlato il ministro dei trasporti Danilo Toninelli nella risposta al question time della Camera a una interrogazione presentata dal capogruppo della Lega Riccardo Molinari. Il ministro pentastellato ha rassicurato sul proseguimento delle procedure di esproprio, come sull’avvio dei lavori ad agosto.

La reazione di Chiara Gribaudo, parlamentare Pd, non si è fatta attendere: «Toninelli ha mentito di fronte al Parlamento. La sua soluzione sull’Asti-Cuneo è peggiorativa per i cittadini rispetto a quella costruita da Graziano Delrio, e avvantaggia il concessionario. Con che coraggio viene a parlarci di equilibrio fra interessi dei cittadini e dei privati? Quali interessi sta tutelando il ministro? Gavio ci guadagnerebbe in termini di valore di subentro e in termini di tariffe per ben 24 anni: nessuna istituzione né italiana né europea può approvare un piano del genere ed è per questo che tutto è bloccato. Altro che qualche settimana di ritardo, è passato un anno da quando Toninelli ha giurato da ministro e avrebbe potuto far partire i cantieri il giorno dopo. I cittadini di Cuneo e di Asti non si meritano tutto questo». A stretto giro di posta la replica della grillina Fabiana Dadone: «Il ministro ha fatto notare come anche la soluzione adottata dal precedente Governo sarebbe stata soggetta al decreto Genova».

Riguardo all’articolo del Fatto quotidiano Dadone precisa: «L’Autorità non evidenzia elementi di criticità, bensì l’esigenza di un conforto sulla sostenibilità di alcuni parametri e il rapporto tra l’indennizzo da subentro e la capacità di autofinanziamento della società Satap A4. Il piano economico-finanziario presentato risulta migliorativo rispetto a quello riscontrabile dal precedente Governo. Non viene allungata la scadenza della tratta Asti-Cuneo. Viene invece esclusa la proroga della concessione Satap A4 per quattro anni che avrebbero generato 1,3 miliardi di euro. I livelli tariffari ipotizzati prevedono invarianza fino al 2021 per Asti-Cuneo e fino al 2022 per la Torino-Milano».

Una smentita che sembra una conferma dei contenuti dell’articolo del Fatto. All’orizzonte l’ennesima beffa per i cuneesi che attendono la strada dal 1988, data del primo affidamento lavori?

m.p.

Banner Gazzetta d'Alba