Ultime notizie

L’ex presidente della fondazione Crc Falco comunica la conclusione del giudizio

L’ex presidente della fondazione Crc Falco comunica la conclusione del giudizio

CUNEO Sì è chiuso l’ultimo grado di giudizio sull’intricata vicenda processuale che ha avuto come protagonista l’ex presidente della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo Ezio Falco e Fulvio Molinengo, segretario generale, scomparso un anno fa: la Corte di Cassazione, all’udienza del 6 dicembre 2018, ha infatti respinto il ricorso proposto da Mario Menardi, vicedirettore de Il corso, e dal Gruppo 19 marzo, fondato da Carlo Benigni, Ugo Sturlese, Paolo Tomatis ed altri.

È stato lo stesso Falco a darne notizia tramite una lettera ai giornali, in cui ripercorre le fasi dei giudizi. Nei mesi di aprile e maggio 2012 si era verificata l’affissione massiccia di manifesti diffamatori sui muri di Cuneo, Alba e Mondovì; a maggio dello stesso anno, Falco, Molinengo e la Fondazione promossero la causa civile nei confronti de Il corso e del Gruppo 19 marzo.

La campagna denigratoria aveva tratto origine dalla decisione assunta dal Consiglio di amministrazione della Fondazione, risalente all’11 marzo del 2010, di non confermare Piero Bertolotto come consigliere di Ubi banca e presidente della Banca regionale europea. Nell’ottobre 2014 il Tribunale di Cuneo aveva condannato Il corso e il Gruppo 19 marzo a pagare 15mila euro a ognuno dei soggetti denigrati, somma che Falco e Molinengo devolsero alla Fondazione, e a pubblicare la sentenza sui giornali oltre a pagare le spese processuali.

I soccombenti proposero appello, ma l’organo giudicante nell’ottobre 2016 lo dichiarò inammissibile, condannando gli appellanti al pagamento delle spese processuali. Infine ad aprile 2017 Il corso e il Gruppo 19 marzo proposero ricorso in Cassazione, conclusosi alla fine dello scorso anno con sentenza di rigetto.

Su un fronte opposto, ad aprile 2011 Bertolotto, e, a febbraio 2014 Angelo Mana, consigliere della Fondazione, presentarono denunce penali contro Falco e Molinengo; le denunce furono archiviate nel giugno 2016.

Adriana Riccomagno

Banner Gazzetta d'Alba