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Lo spettro del piano B sull’euro

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Ha tenuto banco nei giorni scorsi la proposta della Lega di ricorrere a dei “minibot” per saldare i debiti della pubblica amministrazione. Da questa proposta non si è dissociato il Movimento 5 stelle, anche perché dissociarsi dal vincitore delle elezioni potrebbe far pfrecipitare in una crisi di governo che terrorizza i pentastellati.

Immediatamente è sceso in campo per bloccare questo piano inclinato il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, rispedendola al mittente con un commento lapidario: «O si tratta di un incremento del debito e va fermata o si tratta di una pseudo-moneta e allora è illegale». Lo hanno seguito su questa strada, per quel poco che contano, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e la sua fragile stampella, ministro delle finanze, Giovanni Tria.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

In un paese appena normale ci si sarebbe fermati lì, magari anche con un passo indietro, come ha fatto il Partito democratico che la mozione sui minibot l’aveva votata, senza troppo accorgersi dei rischi che poteva comportare. E invece no: non solo Caudio Borghi, presidente della Commissione bilancio della Camera, ha rilanciato, ma alla Tv ha rincarato la dose anche il suo compare Alberto Bagnai, presidente della Commissione finanze al Senato, due interpreti di un delirante post-keynesismo, associati dell’impresa di distruggere non si sa se prima l’Unione europea o l’euro: meglio se tutti e due. A dare man forte ai due è ricomparso sugli schermi della politica italiana il dimenticato ministro per gli affari europei e mancato ministro dell’economia, Paolo Savona, che dalla tribuna della Consob ha allegramente affermato che l’Italia, pur messa male com’è, potrebbe permettersi di portare il proprio debito sul Pil fino al 200%, altroché ridurlo.

Tutto questo poco dopo l’invio dalla Commissione europea di una “letterina” a Roma per fare presente al governo italiano che gli sforamenti in corso dei vincoli finanziari per eccesso di debito potrebbero autorizzare, in assenza di misure riparatrici, l’avvio di una procedura di infrazione affidata alla imminente decisione del Consiglio dei ministri Ue. Negli stessi giorni s’intensificano le trattative tra i governi Ue per trovare un accordo sul ricambio dei vertici delle istituzioni comunitarie che dovranno guidare l’Unione nei prossimi cinque anni.

È probabilmente su questa tela di fondo che si collocano anche la proposta dei minibot e le altre provocazioni a Bruxelles: sembra che qualcuno giochi a dar fuoco alle poveri mettendo sul tavolo di gioco comunitario carte false, con l’obiettivo di mettere in salvo una complessa partita destinata a finire male per l’Italia. Potrebbe essere il caso di un esito pesantemente negativo per il nostro paese di una procedura di infrazione che ci costerebbe cara, non solo finanziariamente ma anche politicamente, aggravando l’isolamento del governo gialloverde. Isolamento che potrebbe tradursi anche in una distribuzione delle massime responsabilità europee con l’Italia relegata ai margini, come per limitare i rischi di contagio dai virus nazional-populisti appena arginati dal voto di maggio nell’Unione europea.

Se così fosse, si tratterebbe di un goffo tentativo di bluff, un azzardo tentato con giocatori più esperti di quelli provinciali nostri e che rischia di sommare per l’Italia il danno alla beffa.

La beffa è quella di chi vuole “la moglie ubriaca e la botte piena” e alla fine non ottiene niente o molto poco. Il danno invece è molto più serio: la genialata dei minibot, con tutto quello che segue, fa riaffiorare da Roma il messaggio del “piano B” di uscita dall’euro, un sospetto che certo non fa bene alla già scarsa affidabilità di questo governo. Un messaggio che spiegherebbe il tempestivo intervento di Draghi, l’affannata uscita del ministro dell’economia, Giovanni Tria e, probabilmente, le preoccupazioni discrete del Quirinale, per il quale non a caso cresce la fiducia degli italiani.

Diranno i prossimi giorni come evolverà l’intreccio di questi pericolosi giochi con il fuoco: il rischio è che a bruciare siano ancora i risparmi degli italiani e quello che resta della credibilità di un paese che dell’Ue fu fondatore e che oggi sembra esercitarsi ad esserne affondatore. Con il risultato di affondare se stesso e vedere allontanarsi la barca di un’Unione che si appresta a ripartire e a prendere il largo.

Franco Chittolina

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