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Perché fidanzarsi in piemontese si dice “Parlesse”? Scopriamolo con Paolo Tibaldi

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Parlesse: Parlarsi, esser fidanzati, amoreggiare, tentare un accordo

 

Non a caso la parola di oggi è un verbo nella forma riflessiva: parlesse. Le persone parlano per realizzare i desideri, per formulare pensieri, proteggere, consolare, raccontare, giocare, mangiare; parlano per tirare avanti. Si parla per fronteggiare problemi e risolverli, per ribellarsi e piangere, per stringere i denti, prendersi cura, lavorare, per emozionarsi. Si parla per insistere, per resistere, per esistere. Ma soprattutto si parla perché ci si vuol bene, perché si ama.

È proprio nei momenti di estremo sentimento (rabbia, amore, vendetta, tenerezza, compassione) in cui si pronuncia un qualche termine piemontese perché ‘rende meglio il concetto’. Più o meno funziona così in quasi tutte le lingue al mondo.

In Piemonte, invece, non basta: se due individui innamorati si frequentano e si vedono con un certo entusiasmo sentimentale, si dice che ës parlo, si parlano. Ecco dunque che si manifesta un verbo estremamente pudico ed aggraziato per raccontare di due persone che intraprendono una relazione, altrettanto pura. Quando si dice: sti là son già doi agn ch’ës parlo, non significa che parlano ininterrottamente da 730 giorni, ma sono due fidanzati che stanno insieme da due anni.

Quando i due fidanzati sono novelli e nessuno sa del loro amore, si dice che sonn camìn a parlesse nt’ ȓ’orìje, letteralmente ‘si parlano nelle orecchie’, proprio a significare la loro comunicazione fatta di teneri sussurri; se quelle parole venissero pronunciate ad alta voce, c’è rischio che se le porti via il vento.

In un tempo di matrimoni combinati, invece, dove erano i genitori degli sposi o i bacialé (mediatori matrimoniali) a dettare chi doveva sposare chi senza che i due malcapitati neppure si conoscessero, vi era un’aspra severità riassunta con questa battuta presenta nell’opera Catlinin di Oscar Barile, dove il verbo parlesse non è contemplato nella sua forma sentimentale, ma soltanto in quella pragmatica: S’is pijo nan e ȓ’han nan bseugn ‘d parlesse, s’ës pijo e ȓ’han tamp a parlesse dòp fin ch’e veuȓo e, bele dòp, meno ës parlo, mej o ȓ’è! (se si prendono l’un l’altra non hanno bisogno di fare tante parole, se si prenderanno, avranno tempo dopo sposati a parlare finché vorranno e, anche dopo, meno si parleranno e meglio sarà!).

            Parlesse, dunque, significa amare. Parlesse è un inno all’amore. La lingua piemontese, ora lo sappiamo, ne è degna testimone.

Paolo Tibaldi

 

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