Tòpia: Pergolato naturale, graticcio di fronde o di viti
Continuiamo sulla scia di arredamenti e spazi naturali all’aria aperta. Qualche settimana fa abbiamo parlato di cioènda. E bene, a questo giro parliamo di un altro elemento naturale che ha un’altra funzione, ossìa quella di riparare dal sole cocente e contribuire silenziosamente a creare le condizioni per tessere le relazioni sociali in serenità, specie nelle sere estive. Stiamo parlando della tòpia.
Per deformazione professionale, non può non venirmi in mente uno scambio di battute dell’atto unico teatrale “Na lession ed piemontèis” di E. Baretti dove una serva un po’ svalvolata, traduce la tòpia piemontese con la topica in un primo momento e con il pargoletto, anziché il pergolato, in un secondo momento, attirando a sé il nervoso dei padroni.
Ad ogni modo la tòpia è quella pergola di viti, solitamente in giardino o ai margini del cortile, deputata ad ospitare persone al suo riparo, talvolta per riposare con un bicchiere in mano, talaltra per lavorare alla sua ombra quando il tipo di attività lo permette. Un chioschetto naturale, dunque, dove recuperare le energie.
La tradizione vuole che la tòpia piemontese sia fatta di viti intrecciate fino a formare un graticcio; la curiosità è che l’uva di quelle stesse viti, non viene impiegata fare il vino, ma è uva dagli acini bianchi detta luglienga, proprio perché matura nel mese di Luglio e per lo stesso motivo, chiamata anche ‘uva di S. Anna’, dunque è pronta per essere consumata ben prima rispetto all’uva dei vigneti classici, bianca o nera che sia.
Oggi diremmo che la tòpia è un gazebo naturale o piuttosto sono i gazebo ad essere delle tòpie artificiali. Eppure è una parola davvero molto antica: la sua etimologia è latina, a sua volta derivante dal greco dove τόπος è notoriamente il luogo e τοπία indicava lo scenario.
“Non esistono lingue morte, ma solo cervelli in letargo.”
Paolo Tibaldi
