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Cooperativa gonfia le spese per l’accoglienza: truffa da 1,3 milioni di euro

Il “contratto” e le fake news sui migranti

CUNEO Una truffa che vale 1,3 milioni di euro, numeri gonfiati sui centri d’accoglienza per migranti di Vallecrosia e Sanremo (70 presenze effettive a fronte delle 120 dichiarate e “saldate” mensilmente dagli organismi competenti con 30 euro più Iva al giorno) e soprattutto percosse, brutalità e atti di razzismo. Sono solo alcuni dei risvolti dell’operazione “Patroclo” delle tenenze della Guardia di Finanza di Imperia e Sanremo coordinate dalla procura del capoluogo ligure, operazione che si è tradotta in misure cautelari per due fratelli cuneesi un’astigiana e un torinese. Una decina le persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati per accuse che vanno dalla truffa a i danni dello stato, associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture, autoriciclaggio e turbativa d’asta.

Nella “rete” tesa dalle fiamme gialle sono finiti anche un viceprefetto di Torino già capo di gabinetto alla Prefettura di Savona e due commercialisti; tutti insieme avrebbero sottratto fra il 50 e il 70% delle somme versate dalla Prefettura per il sostentamento dei migranti ospiti dei due Cas, costretti a nutrirsi di frattaglie e affini, vessati in vario modo e trattati nel complesso come bestie (espressione che figura nelle motivazione dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip).

Le intercettazioni immortalano uno degli indagati mentre racconta un intercorso con uno degli “ospiti” «ti faccio diventare bianco: dai il bianco ai muri» dopo avergli impartito una “lezione” di civiltà a base di paternalismo e calci nelle ginocchia perché si era rifiutato di lavorare. Il denaro usciva dalle casse della cooperativa e veniva ripulito a mezzo di una serie di società di comodo; tra le spese sono stati trovati anche acquisti di biancheria intima e attrezzature per una piscina. La cooperativa, che non disponeva dei requisiti per la gestione dei Cas, li avrebbe ottenuti senza regolare gara d’appalto. Agli ospiti restava soltanto il “pocket money” di 2,50 euro giornalieri.  Due giorni fa l’incursione della Guardia di Finanza ha portato al sequestro di beni per 1 milione e 300mila euro e agli arresti.

Davide Gallesio    

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