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Gesù Cristo ha salvato anche il nostro mondo

PENSIERO PER DOMENICA – XIV TEMPO ORDINARIO – 7 LUGLIO

Le letture della XIV domenica, incentrate sul tema della missione, per la decisione di Gesù di inviare davanti a sé i 72 discepoli (Luca 10,1-20) sembrano un po’ sfasate rispetto al tempo: l’estate è un periodo poco adatto per le attività missionarie tradizionali: catechismi, gruppi, conferenze, incontri. Per fortuna sono vivi i campi scuola, ma non sono certo esperienza di massa.

Gesù Cristo ha salvato anche il nostro mondo
Cristo con i discepoli, miniatura armena del XIII-XIV secolo, collezione Matenadaran al Museo di Yerevan.

Essere missionari fuori dagli ambienti tradizionali può essere però la sfida dell’estate. È il momento di essere quella «Chiesa in uscita» invocata a gran voce da papa Francesco nell’Evangelii gaudium, abbandonando i tradizionali ambienti protetti per andare in mezzo alla gente, per provare a parlare con tutti (ce lo suggerisce il numero 72, che simboleggia tutti i popoli della terra). D’altronde quando vediamo talune scene di code chilometriche in autostrada o le spiagge affollate non possiamo non dare ragione a Gesù: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi». Meno che pochi, invisibili! Ma si può essere missionari mescolati a queste folle: questa è la Chiesa in uscita.

Come essere missionari? Ce lo ricordano le parole del vangelo di Luca, che riprendono momenti dell’ultima parte della vita pubblica di Gesù. I missionari sono agnelli, uomini e donne di pace, pacificatori, in un tempo di tensioni e conflitti. Essi operano a due a due, concordemente, convinti che il modo di stare insieme è già annuncio. Nel cammino viaggiano leggeri, «senza borsa, né bisaccia, né sandali», in comunione di vita – stessi cibi e bevande – con i destinatari dell’annuncio. Sono aperti sia al successo che all’insuccesso della missione.

Cosa annunciare? Sarebbe bello poter gridare, come Isaia (66,10-14), che è finita la schiavitù: per noi quella economica del debito, per altri quella fisica. Ma non possiamo. Se qualcuno lo fa, come l’arcivescovo di Torino, disponibile ad accogliere un gruppo di schiavi liberati e salvati in mare, si becca gli insulti dei politici e del Web. Ma un missionario accetta anche questo. L’importante è annunciare al mondo la buona notizia, che Paolo (Galati 6,14-18) sintetizza così: grazie alla croce di Cristo noi siamo «nuova creatura». La sfida missionaria dell’estate è trovare le parole per gridare al mondo che la salvezza di Cristo non è finita, che Cristo continua a salvare anche il nostro mondo: la gente in coda sull’autostrada, ammassata sulla spiaggia, in coda per un pezzo di pane o un visto di soggiorno o un posto di lavoro… Sta a noi far diventare concretezza storica questa salvezza.

Lidia e Battista Galvagno

 

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