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Il ritorno di Vignaioli indipendenti

Il ritorno di Vignaioli indipendenti

ALBA Non è la prima volta che la Fivi, la Federazione italiana dei vignaioli indipendenti, si ritrova in Langa. Lo aveva fatto alcuni anni fa, quando stava muovendo i primi passi. Ci tornerà lunedì 22 luglio, alle 17.30 a San Rocco Seno d’Elvio. Ospiteranno l’incontro Vittorio Adriano e la sua azienda, complice il fatto che Vittorio è stato recentemente eletto nel consiglio direttivo della Federazione. Scopo dell’incontro, oltre a trattare alcuni temi normativi e strategici utili allo sviluppo della figura del “vero vignaiolo”, è coinvolgere nuovi produttori nella Fivi, visto che l’Albese – e più in generale il Piemonte – è costellato di tante realtà aziendali che rispecchiano appieno i caratteri del vignaiolo stile Fivi. Per questo, l’incontro di lunedì è aperto anche a chi non è ancora tra i membri.

Ma chi è il “vignaiolo indipendente”? La risposta è chiara, per l’associazione: è colui «che coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta». E, ancora, è colui che «rinuncia all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali, ma comprerà uva soltanto per estreme esigenze di vinificazione o, nel caso di viticoltura di montagna, per salvaguardare il proprio territorio agricolo, in conformità con le leggi». Infine, è colui che «rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina».

Si tratta di una figura strategica, che tiene in piedi, ad esempio, il settore vitivinicolo piemontese, che – come pochi altri – è basato sulla presenza di tante figure produttive, in barba a quei falsi profeti che, negli anni Novanta, prevedevano che nell’immediato futuro un’azienda vitivinicola avrebbe dovuto contare almeno su cento ettari di superficie vitata.

Oggi i produttori aderenti alla Fivi sono circa 1.200 e sono in crescita, anche perché il simbolo che ne caratterizza la struttura e che in genere compare sulle bottiglie degli associati comincia ad avere un appeal sul consumatore. Per contenere i costi ed evitare situazioni di centri di potere, al momento Fivi non dispone di una sede, né di una struttura operativa, ma opera grazie alla collaborazione di coloro che partecipano agli organi sociali. Esistono una segreteria nazionale, un consiglio direttivo e, poco per volta, si stanno organizzando delegazioni regionali. L’obiettivo è intervenire come produttori nella dialettica del settore di fronte ai temi della legislazione e della regolamentazione produttiva, per evitare che la piccola azienda agricola venga considerata alla stregua delle grandi strutture organizzate.

Grazie a questa impostazione, che pone al centro dell’attenzione i problemi della vite e del vino cercando le soluzioni più logiche, Fivi è accreditata presso i principali tavoli della filiera regionale e nazionale e partecipa ai lavori del tavolo comunitario come socio della Confederazione europea dei vignaioli indipendenti. Per aderire è sufficiente inoltrare la richiesta di ammissione, reperibile sul sito Fivi: l’ingresso in associazione è facilitato dal sostegno di uno o più produttori già soci. Anche il costo è ragionevole: per un’azienda di una decina di ettari si tratta di circa 140- 150 euro all’anno. Fivi dà vita anche a un gettonatissimo Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti, che si tiene a Piacenza: è in programma tra il 23 e il 25 novembre.

Giancarlo Montaldo

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