Giovani: molta musica e libri ma poco teatro

Giovani: molta musica e libri ma poco teatro

INDAGINE Nel momento in cui è richiesto un impegno che sia più strutturato (organizzarsi, recarsi in un luogo, dedicare un tempo prolungato), il coinvolgimento cala. Hanno risposto alle domande più di 300 ragazzi tra i 20 e i 30 anni, con risultati inaspettati

ALBA In un mondo che appare ripiegato sugli schermi e sperso in un’apatica comunicazione, le nuove generazioni riscoprono antichi legami. È forse il germe di una resistenza alla staticità, di un residuo istinto ribelle verso un mondo che li descrive come apatici e spiritualmente poveri. La ricerca condotta da Abbonamento musei ha voluto indagare il rapporto dei ragazzi con la cultura chiedendosi: in provincia di Cuneo quale musica ascoltano i giovani, quanti libri leggono, quanto ricercano il teatro? Insomma, quanto tempo dedicano al mondo della creatività e delle idee in un impianto sociale obbediente alle leggi dell’iperrazionalità e della pragmatica?

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Paola Borrione

Hanno risposto al questionario più di 300 ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Inattesi i risultati. Il primo tra i consumi culturali riguarda la musica, di cui i giovani cuneesi, spiega la ricercatrice di fondazione Sant’Agata Paola Borrione, «sono onnivori fruitori, spaziando dal pop al rock, dalla classica all’elettronica. I ragazzi vanno spesso a concerti o eventi musicali e più dell’80 per cento ascolta musica tutti i giorni».

Grande spazio anche per la lettura: tra i ragazzi del Cuneese il 77 per cento legge libri quotidianamente, il 57 per cento legge giornali e riviste, il 20 per cento fumetti. Numeri al di sopra della media italiana, dato che nel Paese soltanto il 50 per cento delle persone legge quotidianamente libri e circa il 40 per cento riviste e giornali.

Borrione: «Emerge inoltre che quando i ragazzi vanno al cinema, a teatro o a visitare musei e mostre tendono ad acquistare il biglietto, di rado sono abbonati. Per quanto riguarda Abbonamento musei, per esempio, pur essendo conosciuto dal 65 per cento degli intervistati, è utilizzato solo da poco più del 10 per cento».

I numeri diventano più foschi quando si parla di attività “complesse” in termini di costo e impegno organizzativo da parte del fruitore. Poco più del 50 per cento dei giovani cuneesi è andato almeno una volta a teatro nell’anno precedente alla rilevazione. Di questi, poco più dell’8 per cento è andato spesso (più di sette volte).

Al riguardo, commenta Borrione: «I dati della ricerca non sono totalmente positivi: i ragazzi leggono libri, ascoltano musica, ma nel momento in cui è richiesto un impegno più strutturato (organizzarsi, recarsi in un luogo, dedicare un tempo prolungato), il coinvolgimento cala».

E conclude: «Nell’indagine, che verrà pubblicata nelle prossime settimane, stupisce un fattore: quando viene chiesto ai giovani cosa amino fare nel tempo libero, si rileva una grande attenzione allo sport e alle escursioni in montagna. Queste attività non sono solo intese in senso fisico, ma anche culturale: esiste una tendenza a riscoprire i valori, le testimonianze, le narrazioni legate a queste pratiche. Si tratta di una riscoperta, una passione fino a 15 anni fa molto più fioca».

Valerio Giuliano

La generazione che riscopre il mistero delle nostre Alpi

«Nei nostri occhi mi sembra di vedere la generazione dei nostri nonni. La montagna era il loro regno, trascorrevano le estati al fresco, sotto le rocce o i pini, scrutavano il cielo e ne conoscevano ogni declinazione, ogni linguaggio silenzioso. Ascoltavano il suono delle marmotte e rispondevano con lunghi fischi. Per loro le nuvole erano grandi animali, del tutto analoghe a esseri viventi. I nostri nonni hanno lasciato non ai loro figli, ma ai loro nipoti – cioè noi, che oggi abbiamo 20 o 30 anni – l’eredità della montagna». Emanuele ha 29 anni, lavora come carrellista a Cinzano. Racconta quindi di una generazione che, spiega, «è stata abbandonata dal mondo del lavoro: nella provincia di Cuneo trovi impiego facilmente, vero, ma la paga non è alta.

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Simona Ricci

È difficile percepire degli stipendi più alti di 1.300 euro per la maggioranza dei ragazzi. Abbiamo imparato a stare bene ritrovando la natura». Emanuele parla della fatica di camminare sulla cima del Monviso, di attrezzatura per le scarpinate, pioggia improvvisa, di rischio, scalate, o anche solo di un week-end trascorso in un bosco all’ombra delle grandi montagne cuneesi.

La sua utopia, il suo rifugio sicuro, non è in città o fra le colline ma all’ombra delle catene montuose. Come lui migliaia di altri. «Alcuni la chiamano moda, secondo me è un legame rinato. In molti miei coetanei si è riaccesa la passione per la montagna. Andiamo la domenica, durante le vacanze di agosto, d’inverno. Se nel mondo degli uomini non c’è spazio per noi, troviamo la libertà nel luogo più antico, quello da cui proveniamo: la pietra. Così ci siamo riuniti ai nostri nonni».

Simona Ricci, la donna che tenta di avvicinare le persone ai musei

Parliamo con Simona Ricci, direttrice di Abbonamento musei. Nel 2017 l’associazione ha registrato 136mila tessere vendute, generando oltre 897mila visite nei circa 250 musei convenzionati. In provincia di Cuneo si contano oltre 5mila abbonati.

Che cos’è Abbonamento musei?

«È la carta che dà libero accesso all’offerta culturale di un’intera regione, ogni volta che lo si desidera, 365 giorni l’anno: un’iniziativa che include oltre 200 realtà fra musei, residenze reali, castelli, giardini e fortezze diffuse sul territorio a beneficio degli abbonati, che mette al centro la cultura e la socialità che la cultura porta con sé. Nato a Torino e curato dall’associazione omonima, in più di vent’anni Abbonamento musei ha coinvolto più di 300mila abbonati: il numero degli ingressi l’anno, che nel 2018 ha superato complessivamente quota un milione, racconta più di ogni altro dato l’efficacia e la funzione sociale del progetto».

Cosa pensa della provincia di Cuneo e dei dati emersi dalla vostra ricerca?

«La provincia di Cuneo è uno dei territori piemontesi più stimolanti per Abbonamento musei sia per la concentrazione di beni convenzionati sia per il numero di abbonati. È per questo motivo che oggi, di fronte ai temi dello sviluppo dell’audience, abbiamo ritenuto di partire da un’analisi di approfondimento dedicata ai consumi culturali dei giovani che vivono sul territorio, certi che possa essere un punto di partenza per lo sviluppo di nuove progettualità. I primi risultati ci stimolano a proseguire il lavoro che sarà ulteriore occasione di visibilità per musei e beni culturali della provincia».

v.g.

In Granda sono 900 le visite al giorno

Secondo l’Osservatorio culturale del Piemonte, nei 199 musei e beni culturali della Regione che hanno aderito al monitoraggio nel corso del 2018 sono state registrate 6,57 milioni di visite, di queste circa 8 su 10 realizzate nei 54 beni dell’area metropolitana di Torino e le restanti sono distribuite negli altri musei del territorio.

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Analizzando la provincia di Cuneo, emergono numeri in crescita: nel 2016 le visite sono state 302mila, salivano a 337mila nel 2017 e a 341mila nel 2018 (oltre 900 al giorno). In percentuale si tratta di incrementi rispettivamente dell’11,7 per cento e dell’1,2 per cento. Il segnale è quello di una crescente forza attrattiva della popolazione verso la proposta museale, ovvero verso la narrazione di un passato altrimenti dimenticato, anche se le nuove generazioni sembrano ancora lontane da questa tipologia di fruizione artistica.

v.g.

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