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Il nostro Dio è amante della vita e del creato

PENSIERO PER DOMENICA – XXXI TEMPO ORDINARIO – 3 NOVEMBRE

La prima domenica di novembre è segnata dalla celebrazione della festa dei Santi e dalla commemorazione dei defunti. È giusto e doveroso ricordare i defunti, in particolare i nostri cari, ma sempre nella luce della fede del Dio “amante della vita”, secondo l’appellativo del libro della Sapienza (11,26). Le letture della domenica ci segnalano un triplice sguardo di Dio.

Il nostro Dio è amante della vita e del creato
Zaccheo tra gli alberi, miniatura lombarda da Vita di Cristo del XV secolo (Bologna, Archiginnasio).

Lo sguardo di Dio sul mondo. Per l’autore sacro, Dio è infinitamente superiore al mondo: davanti a lui è come polvere sulla bilancia o come una goccia di rugiada! Questa superiorità non genera però disprezzo, ma cura e addirittura “com-passione” che si fa attesa di pentimento. È una straordinaria lezione che può definire il nostro atteggiamento verso il creato. Il compito che Dio affida a noi uomini è avere cura di tutto ciò che esiste, è rispettare la natura, è credere nella bontà degli uomini, in particolare nella loro capacità di convertirsi.

Lo sguardo di Dio sull’uomo. Viene esemplificato da Gesù, nel suo incontro con Zaccheo (Lc 19,1-10). La vicenda suona come conferma a quanto affermato ripetutamente da Gesù e illustrato con grande forza nelle tre parabole del capitolo 15: egli è venuto per cercare e per salvare i peccatori, nessuno escluso! Qui incontra e porta alla conversione un peccatore pubblico e incallito. Di più, il convertito è un ricco, giusto per confermare che «ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio» (Lc 18,27). La chiamata di Gesù è per tutti. Per lui non valgono le convenzioni sociali. Nessuno deve sentirsi escluso. Il Vangelo non predica e giustifica nessuna forma di odio sociale: Gesù ama anche i ricchi, non vuole che qualcuno mandi in fumo la propria vita per una manciata di soldi. Gesù offre a tutti la salvezza, ma in modi diversi: ai poveri chiede di avere fiducia in lui, ai ricchi di convertirsi. Il primo passo della conversione è la giustizia, la restituzione di quanto rubato, direttamente o indirettamente, attraverso la condivisione con i poveri.

Lo sguardo di Dio sul tempo. È il cuore del passo della II Tessalonicesi (1,11-2,2), testo risolutivo di una questione che ha tormentato la prima comunità cristiana, incerta se concentrarsi sull’attesa di un imminente ritorno di Cristo o se impegnarsi nel presente. Il messaggio della lettera è chiaro: nessuna falsa paura e nessuna forma di disimpegno; la vita si gioca nel presente. Avere fede significa credere che il futuro è nelle nostre mani e che ce lo giochiamo nel presente, attraverso il bene che facciamo.

Lidia e Battista Galvagno

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