L’Osservatorio per la tutela del paesaggio: “No al casello e alla discarica a Verduno”

L’associazione a tutela del paesaggio analizza il progetto di modifica all’A33 Asti-Cuneo

L’Osservatorio: no al casello e alla discarica

ALBA Sì alla superstrada, sì al minor impatto ambientale, sì alla realizzazione di tutte le opere complementari, no al casello e no alla discarica. L’Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero presenta in una conferenza stampa tenutasi nella sede di Radio Alba venerdì 22 novembre le informazioni aggiuntive riguardo all’Asti-Cuneo, frutto di mesi di studio e incontri tra cui quello con i sindaci di Alba Carlo Bo, di Bra Gianni Fogliato, di Verduno Marta Giovannini e di Roddi Lorenzo Prioglio.

A presentare la relazione il presidente dell’associazione civica Comuneroero Cesare Cuniberto. La relazione parte dal famigerato lotto 2.6, diviso in due tronchi, il 2.6A (Verduno-diga Enel) e 2.6B (Roddi-Verduno) e che per maggior comprensione sono stati classificati come tronco A (verso Bra), e tronco B (verso Alba).

IL TRONCO A

Cuniberto ha spiegato: «È noto che il tronco A deve essere completamente riprogettato a seguito dell’eliminazione della galleria di Verduno, prevista dal precedente piano. Ci risulta che nel giugno 2018 siano partite le verifiche geologiche e le revisioni dei dati del vecchio progetto “in galleria”, prevedendo un nuovo tracciato a mezza collina».

Il nuovo piano del tronco A, che è di circa 5 chilometri, partendo dal confine Roddi- Verduno e andando verso il moncone, dovrebbe prevedere: circa 2 chilometri in piano (verrebbe costruito un terrapieno che non dovrebbe presentare particolari problemi), si proseguirebbe per circa 1-1,5 chilometri con un primo viadotto sotto la zona cosiddetta Roggeri, che supera la provinciale e il canale di Verduno (altezza massima circa 15 metri), si continuerebbe per circa 1-1,5 chilometri con un tratto in rilevato piano, seguirebbe per circa 1 chilometro un secondo viadotto fino al ricongiungimento con il troncone. L’altezza massima dovrebbe essere di circa 30 metri. «L’alternativa a questo secondo viadotto di 1 chilometro potrebbe essere costituita da due viadotti di circa 100 metri ciascuno e il resto in piano. In conclusione, con questo nuovo tracciato avremmo circa metà del percorso in superficie e metà sopraelevato. Il progetto definitivo dovrà essere sottoposto alla valutazione di impatto ambientale e, qualora superata, va approvato in sede di Conferenza dei servizi al Mit», ha spiegato Cuniberto prospettando un iter piuttosto lungo.

L’Osservatorio propende per la scelta dei due viadotti, più economica e sicura anche in prospettiva, abbandonando definitivamente la soluzione del tunnel onerosa e rischiosa, in quanto lo scavo della galleria sarebbe avvenuto in terreni argilloso-gessiferi, rischiando di intercettare la falda acquifera che avrebbe potuto attivare le frane presenti lungo la collina.

Cuniberto ha ricordato anche la questione delle fasce fluviali definite nel Pai (Piano assetto idrogeologico). Al momento l’unica area con criticità sarebbe il primo tratto del lotto A partendo da Roddi, zona a rischio allagamenti.

IL TRONCO B

Passando al tronco B, l’Osservatorio ha precisato: «Su questo tronco è possibile che si incorra in zone di interesse archeologico, tenuto conto dell’origine storica di Alba e Pollenzo. In quel caso potrebbero emergere problemi complessi da risolvere sia in ordine tecnico che temporale. Altro capitolo aperto è quello della discarica, inutile visto che il tunnel non sarà realizzato».

L’Osservatorio insiste sulla soluzione della superstrada sui lotti 2.5 e 2.6, come arteria fondamentale del territorio a servizio gratuito degli utenti dell’ospedale. Cuniberto ha aggiunto: «Chiediamo una strada senza pedaggio dalla zona di Baraccone fino a oltre Cherasco, con Alba e Bra comprese e con la strada provinciale 7 disponibile come supporto. La soluzione superstrada permetterebbe quindi l’eliminazione del casello, ma sarà necessario creare un collegamento per i circa 60mila abitanti del Braidese. Risulta pertanto evidente che è necessario riprogettare, almeno in parte, anche questo tronco».

Marcello Pasquero

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