Perché piccolo si traduce “Cit” in piemontese? Scopriamolo con Paolo Tibaldi

 1

Cit: Basso, piccolo, esile, giovane, fanciullo, cucciolo di animale

Oggi parliamo di un aggettivo…piccolo: cit, una semplice sillaba. Mentre ch’ëȓ grand os cin-a, col cit o ȓ’ha già fàcc ȓa fassin-a (frattanto che un grande di statura si china, un piccolo avrà già fatto una fascina). Ecco un proverbio che rende bene l’idea su una pragmatica virtù dei bassi.

La famiglia lessicale è riconducibile alla base espressiva citt- “piccolo”, ben diffusa nell’area italo-romanza. Nell’italiano settentrionale esiste il termine pecitto; infatti in piemontese possiamo anche dire pcit per esprimere lo stesso concetto. Maschile e singolare, indica qualcosa o qualcuno di particolarmente minuto nella sua dimensione. Anche quando un animale partorisce, si dice che o ȓ’ha fa ij cit. Al femminile è sufficiente aggiungere una “a”, cita. Se però aggiungiamo una “o” si stravolge il significato, perché cito significa zitto.

Una cosa che da sempre mi incuriosisce è il perché lo scricciolo in piemontese venga chiamato Re Cit. E’ uno degli uccelli più piccoli e teneri che svernano nelle nostre campagne; il suo aspetto grazioso lo ha reso protagonista di molte favole popolari. La coda è alzata e ben dritta poiché, secondo un canto cristiano, sembra sia stata toccata da Gesù bambino, quando tentò di ringraziarlo per avergli fatto con tanta pazienza un cuscino di piume. È un segnale dell’inverno poiché arriva dal bosco e dai monti intorno al mese di Novembre, avvicinandosi alle case di pianura, facendosi intravedere mentre furtivo, tra cataste di legna e siepi, s’introduce alla ricerca di insetti.

Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanello d’argento: si narra che questo suono preannunci la neve. Un’antica leggenda spiega che sarebbe diventato Re, l’uccello che fosse riuscito a volare più in alto. La favorita era l’aquila, ignara però che il piccolo scricciolo, furbescamente, si fosse nascosto sul suo dorso, facendosi trasportare quindi ancora più in alto e alla fine vincere la gara. Da quel giorno lo scricciolo, il più piccolo tra tutti, fu nominato Re! Ecco perché ora lo chiamiamo Re Cit! E il piemontese pare non sia l’unica lingua ad averlo incoronato Re!

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba