Vigna: meglio non bere sempre la stessa acqua

ORO BLU L’associazione Pro natura ha presentato al cinema Monviso di via XX settembre a Cuneo, una conferenza di Bartolomeo Vigna, docente del Politecnico di Torino. L’intervento si offre come momento di approfondimento dedicato al bene più prezioso presente in natura: tema della serata, a ingresso libero, sarà infatti il viaggio che l’acqua compie tra le Alpi cuneesi prima di arrivare alle nostre abitazioni ed essere consumata. Saranno presentati lo studio sperimentale condotto dal Politecnico torinese e una ricca documentazione che attraverso immagini semplifica concetti scientifici, resi accessibili al grande pubblico.

Spiega il presidente di Pro natura Cuneo, Domenico Sanino: «L’evento è parte del ciclo di conferenze Ambienti vicini e lontani, che ha lo scopo d’informare su questioni ambientali che interessano la nostra provincia». Nata nel 1948, l’associazione ambientalista è tra le più antiche d’Italia. La sezione cuneese, attiva dal 1965, continua l’opera di tutela del verde pubblico, oltre che interessarsi a questioni come la viabilità.

Anticipiamo qui alcuni temi della serata con Bartolomeo Vigna.

Vigna, che cosa aspettarsi dalla conferenza di domani? Come parlerà di acqua?

«Si tratterà di un evento divulgativo. Racconteremo, con un linguaggio accessibile a tutti, in che cosa consiste il circuito dell’“oro blu”. In altri termini, come arriva a noi l’elemento essenziale che tutti i giorni consumiamo; quale giro compie e quali strumenti abbiamo per valutarne la qualità. Grazie a immagini e documenti, analizzeremo i contenuti di una recente indagine che la Provincia di Cuneo ha commissionato al Politecnico di Torino».

Può anticipare gli elementi di maggior interesse?

«Lo studio sugli acquiferi – ossia i corpi rocciosi che trattengono acqua, alimentando sorgenti e pozzi –  ci dice che le acque del Cuneese provengono sostanzialmente da 5 sorgenti carsiche. Sono di buona qualità e logicamente sono gli acquiferi di montagna che presentano il grado d’inquinamento più basso. È importante, ad esempio per Alba, l’approvvigionamento da falde acquifere di pianura. In questo caso i livelli di inquinamento sono più alti, ma occorre fare una distinzione».

Quale?

«Bisogna ricordare che esiste un inquinamento naturale, causato dall’elevata presenza di ferro e manganese nell’acqua, e un inquinamento dovuto all’attività antropica. In linea generale, nel basso Piemonte le difficoltà derivanti da quest’ultimo tipo di problema non sono diffuse come in altre zone d’Italia».

Il gusto di cloro, che molti avvertono nell’acqua del rubinetto, è un problema?

«Il cloro è impiegato per trattare l’acqua; si tratta di un elemento non nocivo ma forma i cloroderivati, che alla lunga possono risultare non salutari. Il mio consiglio è quello di attuare una variata “dieta dell’acqua”».

Meglio non bere sempre la stessa? Perché?

«Sì, non bere sempre la stessa acqua. E leggere con attenzione le etichette delle bottiglie. È importante capire che cosa beviamo. Spesso, mal consigliati dalle pubblicità, facciamo la scelta sbagliata. Le acque distillate e supermineralizzate, reclamizzate per la loro leggerezza, andrebbero evitate».

Alessio Degiorgis

In provincia di Cuneo mille ettari “vulnerabili ai nitrati”

Come spiega Confagricoltura, lo scorso inverno è stato il quinto anno più torrido degli ultimi 62 in Piemonte: la scarsità d’acqua non ha favorito la ripresa vegetativa, influendo in modo negativo sulla germinazione delle colture. Nei mesi invernali sono caduti solo 68 millimetri medi di pioggia, con un deficit di circa 103 (pari al 60 per cento) rispetto al periodo 1971-2000.

Il clima è sotto scacco a causa dell’azione dell’uomo e così gli elementi naturali: l’uso massiccio di fertilizzanti organici e chimici in agricoltura ne è l’esempio. Questi prodotti inducono nelle falde acquifere alte concentrazioni di nitrati (azoto), tanto che l’emergenza ha spinto il Comitato tecnico nitrati piemontese a riunirsi per adottare la direttiva europea relativa alla protezione delle acque. Dall’assemblea dei giorni scorsi è emerso che nella provincia di Cuneo sono oltre mille gli ettari di superficie agricola soggetti alla designazione di “zone vulnerabili da nitrati”.

Le possibili fonti d’inquinamento delle falde da nitrati sono tre: gli scarichi urbani e industriali, le discariche e il dilavamento delle superfici agricole su cui sono distribuiti fertilizzanti azotati, concimi organici, reflui zootecnici. Secondo gli esperti, l’assunzione di nitrati negli adulti può – a elevate concentrazioni – ingenerare nell’organismo sostanze cancerogene. I nitrati inoltre influiscono in modo negativo sull’ambiente, non solo inquinando le falde ma anche provocando piogge acide, dando luogo a fenomeni di eutrofizzazione (processo degenerativo delle acque indotto da eccessivi apporti di sostanze fertilizzanti) e innescando la formazione di particolato.

La Regione ha ora imposto alle imprese agricole di adeguare i propri sistemi di stoccaggio, in modo da limitare la dispersione dei componenti chimici. Secondo Coldiretti, però, che sta protestando, si sta danneggiando un settore già in grave difficoltà.

Matteo Viberti

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