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Con Paolo Tibaldi alla scoperta del termine piemontese “Maciafèr”

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Maciafèr: Rosticcio, scorie residue della combustione del carbone

Entriamo nel mese di Dicembre e, in men che non si dica, si giunge alla festività natalizia, festività pagana e cristiana; infatti, si festeggia proprio in quel periodo perché è anche il momento dell’anno in cui le giornate si allungano e la luce comincia a prevalere sulle tenebre, proprio come fa Gesù attraverso la sua venuta al mondo. Una bella metafora. I segni del Natale che troviamo nelle nostre abitazioni sono molteplici. Uno è l’albero illuminato, sotto al quale vengono posti i doni; l’altro è il presepe, una miniatura di origini medievali che ognuno, a proprio modo compone per rievocare i passi biblici relativi alla mangiatoia di Betlemme.

La parola di oggi è maciafèr, sostantivo maschile composto dal verbo francese mâche (comprimere, schiacciare, pigiare, masticare) e dalla parola fèr (ferro). Trattasi di agglomerati di diverse dimensioni composti di scorie vitree conseguenti alla combustione del carbone. Quando il carbone era completamente arso, nella stufa ne restavano i residui attaccati alla griglia ed era necessario raschiarlo per staccarlo ed eliminarlo. Se qualcuno arrivava a stento al giorno di paga, si diceva che bruciasse il maciafèr nella stufa, poiché non aveva altri combustibili per potersi scaldare.

La stessa cosa succedeva nelle stive dei treni, con le scorie scartate dai macchinisti. Ma perché all’inizio vi ho parlato del presepe? Perché il maciafèr lo si andava a recuperare cercandolo proprio lungo i binari delle ferrovie; veniva utilizzato a inizio Dicembre per comporre il presepe, in particolare, per emulare le montagne e rendere la scena natalizia più suggestiva e varia. Chi se lo ricorda? Io, per esempio, l’ho sempre e solo sentito raccontare.

L’etimologia della parola di oggi va cercata nel provenzale machafer. È così detto a causa della sua durezza e del suo peso specifico molto alto, tanto è vero che quando si vuole paragonare qualcosa di particolarmente pesante, lo si confronta sempre con il maciafer: Et sèi gȓev paid ëȓ maciafèr.

Paolo Tibaldi

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