La generosità di Luciana, l’amica dei gatti randagi di Sommariva Perno

La generosità di Luciana, l’amica dei gatti randagi di Sommariva Perno

SOMMARIVA PERNO Ci sono storie di generosità silenziosa che spesso rimangono sconosciute. Quella di Luciana Ghigliano, torinese di nascita e abitante di Sommariva Perno da 30 anni, potrebbe essere una di queste. Insegnante d’arte in pensione, conduce una vita ricca di attività ricreative e di volontariato (dal tiro con l’arco al lavoro al centro recupero ricci La Ninna di Novello) e, oltre a ciò, si prende cura delle due colonie feline presenti sul territorio.

Cos’è una colonia felina?
«Sono gruppi di gatti senza padrone che vivono legati a un territorio, dove trovano le risorse necessarie per sopravvivere, come cibo, un rifugio e la possibilità di riprodursi. Le colonie feline godono di diritti riconosciuti dalla legge e il Comune in cui si trovano dovrebbe prendersene cura, magari attraverso le associazioni di volontariato. Tuttavia, tra i molti impegni che occupano i Comuni, questo passa spesso in secondo piano. Io ospito a casa mia sedici gatti, tutti con storie tristi alle spalle, oltre ai miei due cani. Inoltre, mi occupo delle colonie feline di Sommariva, una in paese e una in campagna».

Dove sono le colonie feline di Sommariva Perno e da quanto se ne prende cura?
«Una decina di anni fa ho cominciato a portare cibo e acqua a un gruppo di gatti affamati che viveva in centro, spostandosi da una casa disabitata all’altra. Fino a due anni fa la colonia viveva nel cortile di una casa abitata solo da un’anziana e da un’impresa di pompe funebri. Poi, una nuova inquilina ha sfrattato i gatti. Così ho negoziato in Comune un nuovo posto per loro ed è saltato fuori il vicoletto di fianco a San Bernardino. L’altra si trova in località Moi, vicino a una casa colonica. L’ho individuata circa quattro anni fa. Da quando le ho scoperte, porto il cibo lì tutti i giorni, tutto l’anno».

Quali sono i motivi che la spingono a utilizzare tempo, energie e denaro per dedicarsi alla cura di questi animali?

«Mi dedico ai gatti innanzitutto perché li adoro e poi perché mi fanno un’immensa pena. I cani vengono comunque raccolti e più o meno protetti nei canili sanitari, mentre per i gatti non c’è nulla. I pochi gattili che esistono sono tutti privati».

Come reagiscono i cittadini sommarivesi alla sua dedizione per questa attività?
«Perlopiù ignorano la cosa; probabilmente molti non se ne accorgono neppure. Ho avuto (e ho tuttora) dei problemi seri con alcuni di loro, soprattutto anziani. Alcuni si rivolgono a me con frasi del tipo: “Ma perché non gli dà da mangiare a casa sua?”, oppure: “Si vergogni di dar da mangiare a queste bestie!”. In un’occasione ho dovuto anche richiedere l’intervento del maresciallo perché le minacce diventavano insostenibili. Altri ancora vengono a fare dei dispetti: c’è chi regolarmente butta via vaschette e cibo, chi rovescia l’acqua o riempie le ciotole di terra. Così sono costretta a fare più giri al giorno per accertarmi che i gatti possano bere e mangiare. Ma io non mollo. In questo desolante panorama, però, c’è qualche brava persona: una signora ne ha adottato uno e una coppia di ragazzi recentemente mi ha contattato per chiedermi come poteva aiutarmi e ha iniziato a collaborare».

Quale futuro auspica per queste colonie?
«Sarebbe bello che se ne occupassero un po’ tutti, magari adottando i cuccioli, oppure aiutandomi a catturare le femmine in modo da farle sterilizzare. Se la colonia non fosse osteggiata, ma aiutata, potrebbe vivere in pace e meglio. L’ideale sarebbe che tutti i trovatelli avessero una famiglia, ma so che questa è pura fantascienza».

Federico Tubiello

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