Ultime notizie

L’invito a Giuseppe di fare il salto, fidandosi di Dio

L’invito a Giuseppe di fare il salto, fidandosi di Dio

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI AVVENTO – 22 DICEMBRE

In quest’anno dedicato alla meditazione del Vangelo di Matteo (1,18-24), l’ultimo personaggio prima di Natale è Giuseppe, uno degli uomini più enigmatici e affascinanti della storia della Salvezza.Nonsappiamose, da vivo, ha compreso appieno il valore salvifico della sua decisione di accogliere Maria incinta: forse no, dato che tutti, compresa Maria, hanno colto la novità di Gesù dopo la risurrezione. Ma questo non rende meno nobile la sua decisione. Guardando a lui, alla vigilia di Natale, comprendiamo qualcosa di più degli uomini e di Dio.

Il primo testimone del Vangelo di giustizia. Matteo qualifica Giuseppe come “giusto”. Noi sappiamo, soprattutto dopo la Shoah, che per gli Ebrei “giusto” è chi aiuta il suo prossimo, sacrificando qualcosa di sé: orgoglio e onore, nel caso di Giuseppe; in altri casi addirittura la vita. Ma proprio questo fa di Giuseppe il primo autorevole testimone di Gesù: nome che in
ebraico significa “Dio salva”. San Paolo, nella lettera ai Romani, di cui viene proposto il prologo (1,1-7), proclama con forza che, in Gesù, «Dio ci ha salvato gratis»: proprio come Giuseppe ha salvato Maria.

Un Dio che dà spiegazioni con immensa delicatezza. Spesso nella Scrittura si insiste sul fatto che i sentieri di Dio sono misteriosi, che i suoi pensieri sono imperscrutabili. Qualche volta però il Dio biblico dà spiegazioni a chi è arrivato sull’orlo della disperazione. La “spiegazione” che Dio dà a Giuseppe ricorda da vicino quella offerta a Giobbe nel libro omonimo: più che una spiegazione razionale è un invito a fare il salto nella fiducia totale: «Non temere di prendere con te Maria». Di fronte alla disperazione di un giusto Dio si commuove: gli si fa vicino e ne fascia le ferite del cuore.

Un Dio che si è fatto ebreo! Nelle scorse settimane abbiamo letto sui giornali e sul Web le reazioni sguaiate, di populisti e fascisti ignoranti, alla battuta della senatrice a vita Liliana Segre, che ha ricordato che Gesù era ebreo. Paradossalmente uno dei primi a reagire è stato un laico intelligente, pur se dichiaratamente agnostico, come Corrado Augias, che ha semplicemente ricordato che la verità della storia viene prima delle preclusioni ideologiche. Proprio Matteo ci ricorda che Giuseppe era di stirpe davidica (1,20), ricollegandosi alla profezia di Isaia (7,10-14). Questi testi non vanno certo letti come promozione di un razzismo alla rovescia, ma come proclamazione della concretezza dell’incarnazione, principio della dignità di ogni uomo.

Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba