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Perché accendere in piemontese si dice Anvisché? Scopriamolo con Paolo Tibaldi

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Anvisché: Accendere, avvivare, infervorare.

È la luce a dar significato al Natale, festa tanto pagana quanto cristiana. Se si è scelta la data del 25 Dicembre per celebrare la nascita di Gesù, è anche perché le giornate tornano, seppur lentamente, ad allungarsi; in questo modo la luce prevale sulle tenebre anche in maniera scientifica.

È proprio su questo che sviluppiamo il verbo di oggi, anvisché, evoluzione linguistica di visché (accendere, avvivare). Oltre a luci e addobbi, possiamo combinarla in altre situazioni; visto l’inverno incombente, anvisché può essere usato per il riscaldamento (termosifoni, stufe); in ambito meccanico per un’automobile; se ragioniamo su qualcosa di ancestrale, ecco che un giorno qualcuno accese il fuoco per cuocere e scaldarsi; infine, quando c’è il famoso blackout, si accendono le candele per non restare al buio.

L’etimo è latino, ci arriva da VISCUM (acceso, vivo) e successivamente dal verbo VIVISCERE, ovvero prendere vita, avvivarsi. Una delle infinite curiosità del piemontese è quella di avere lo stesso ceppo linguistico del catalano. Proprio a Barcellona e dintorni l’esclamazione Visca!, equivale all’italiano Evviva!

Quando anvisché è usato nella sua forma attiva è un’operazione artificiale che tendenzialmente porta ad un beneficio. Quando invece si utilizza nella forma riflessiva, ahinoi, non sempre ha esito positivo. Se si utilizza a riguardo di una persona, significa che costei si è infervorata eccessivamente giungendo alla collera o, in ambito di incendi, un cortocircuito o un eccesso di calore hanno acceso e causato un incendio.

Non per niente  l’anviscor è l’accenditore, l’anviscat o l’anviscau sono gli accendini, che si chiamano anche in un altro modo che mi ha sempre suscitato simpatia. Sì, perché nelle sacrestie di  ogni chiesa delle nostre parti, ci sarà sempre qualcuno che prima della Messa che, dovendo accendere le candele, dirà ad alta voce? Ati vist na  machinëtta? (Hai visto un accendino?). Altrettanto originali sono, al contrario, i verbi per indicare lo spegnimento: destissé, smorté, desmorté.

Ma a spegnere c’è sempre tempo, specie se si tratta di luci innocue e positive. Per ora buone festività natalizie a tutti i lettori di Gazzetta e della rubrica!

Paolo Tibaldi

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