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Fiera del tartufo 2020 lunga nove settimane

2020: Fiera del tartufo lunga nove settimane

L’autunno albese vedrà festeggiare il tuber magnatum Pico per la novantesima volta, forse ampliando lo sforzo organizzativo dal 9 ottobre fino all’8 dicembre

ALBA Una novantesima edizione extralarge della Fiera internazionale del tartufo bianco dal 9 ottobre all’8 dicembre. Il sindaco Carlo Bo ci sta pensando, con la tentazione di farsi sedurre dalle avances della presidente dell’ente Fiera Liliana Allena, del direttore dell’ente Turismo Mauro Carbone e dai tanti trifolao che hanno visto ridursi drasticamente le vendite di tuber magnatum Pico dalla fine della Fiera di quest’anno all’8 dicembre. L’ufficialità arriverà solo durante la settimana. Il sindaco metterà da una parte della bilancia i possibili disagi per i cittadini nell’allungamento a 9 settimane della manifestazione e dall’altra la possibilità di far fruttare al massimo due week-end, l’ultimo di novembre e il primo di dicembre, oltre alla festività dell’Immacolata, caratterizzati solitamente dalla presenza dei migliori tartufi della stagione.

A sottolineare le potenzialità di un eventuale allungamento della Fiera è il direttore dell’ente turismo Langhe, Monferrato, Roero e del Centro studi tartufo Mauro Carbone: «Registriamo un crollo di presenze sul nostro territorio tra il 25 novembre e l’8 dicembre. Dalla fine della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba all’8 dicembre tutta la filiera enogastronomica e turistica si “incricca”, proprio nel momento in cui ai visitatori si potrebbero servire i migliori tartufi della stagione. Ritengo sia inevitabile pensare a un inizio posticipato di una settimana, anche a causa dei cambiamenti climatici, che hanno portato il mese di ottobre a registrare temperature quasi estive, poco favorevoli per i tartufi, in modo da arrivare fino all’8 dicembre».

2020: Fiera del tartufo lunga nove settimane

Conferme arrivano anche dalla presidente dell’ente Fiera Liliana Allena: «L’esigenza di prolungare la manifestazione fino all’8 dicembre è emersa negli ultimi anni. Lo sforzo organizzativo che ci aspetterebbe non sarebbe da poco. La decisione va presa consapevolmente e sono sicura che il sindaco Carlo Bo saprà valutare pro e contro per scegliere nel migliore dei modi».

LA STAGIONE

Il 31 gennaio si chiuderà la stagione del tartufo bianco d’Alba, ma già per Langhe, Roero e Astigiano è tempo di bilanci. A emergere dalle parole degli intervistati è un dato incoraggiante: nonostante le difficoltà legate al clima, la richiesta di tartufo è in costante crescita e l’attrattività del tuber magnatum Pico incrementa. Il bianco d’Alba rappresenta uno status symbol e nessuno vuole privarsene, costi quel che costi. Non hanno intimorito gli appassionati nemmeno i 380 euro l’etto richiesti nelle prime settimane di novembre, quando il calo della quantità ha portato a un aumento di prezzi. Le quotazioni sono tornate presto alla media stagionale, rimasta sui 250-300 euro l’etto per i pezzi più pregiati e sui 180-250 euro per le pezzature più piccole. Le cifre sono in linea con il 2018 e lontani dal pessimo 2017, quando la scarsità di tartufi e la bassa qualità del cavato avevano portato al prezzo record di 800 euro l’etto.

IL CLIMA

È Mauro Carbone a tracciare il bilancio di una stagione a più velocità: «I presupposti erano positivi. Le piogge di fine agosto lasciavano ben sperare per una stagione su elevati livelli. L’ottobre più caldo degli ultimi 150 anni ha ridimensionato le aspettative. Per gustare tartufi all’altezza della tradizione abbiamo dovuto aspettare novembre, con un fine settimana di punta vissuto con la paura di un’alluvione. Possiamo dire e certificare insomma che i cambiamenti climatici non piacciono ai tartufi. A non conoscere stop è peraltro la richiesta di tartufo bianco».

I CERCATORI

Anche Stelvio Casetta, presidente dell’Associazione tartufai albesi, tira le somme: «Possiamo parlare di una stagione anomala, meno buona rispetto al 2018, ma non tragica come nel 2017. I tartufi sono stati raccolti a macchia di leopardo, in base all’intensità delle piogge di agosto e settembre. È andata male la raccolta nell’Albese, meglio nell’Astigiano, nella zona di Montiglio Monferrato e dintorni. Anche dal basso Torinese sono arrivati molti tartufi. A differenza dell’anno scorso la stagione è durata meno e si è fermata a Natale, mentre in passato si era trovato molto prodotto a gennaio». Anche l’esperto trifolao di origine roerina conferma che la domanda è in crescita: «Dal punto di vista della richiesta è stato un anno positivo, forse il migliore: avessimo avuto il doppio dei tartufi a disposizione li avremmo venduti».

LA QUALITÀ

Carlo Marenda, giovane tartufaio, promotore con Edmondo Bonelli del progetto Breathe the truffle, aggiunge: «È stata una stagione dalle grandi aspettative, rivelatasi di non grande qualità. I primi tartufi veramente buoni sono stati raccolti a fine ottobre, inizio novembre. I pezzi più pregiati sono arrivati dal 20 novembre all’8 dicembre, quando la Fiera era conclusa e l’attenzione in calo. Le zone migliori si sono rivelate la Langa monregalese, l’Astigiano, l’alta Langa. Concordo sulla crescita della domanda: mai come quest’anno sono piovute le richieste».

Marcello Pasquero

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