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Banche, Intesa punta all’unione con Ubi; gli azionisti principali, tra cui la Crc, respingono l’offerta

Parte un percorso di integrazione tra fondazione Crc e fondazione Crb

Il gruppo bancario Intesa Sanpaolo scende in campo a sorpresa nel risiko bancario e punta sull’acquisizione di Ubi, gruppo in cui è confluita l’allora Cassa di risparmio di Cuneo, con una offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni. Il gruppo guidato da Carlo Messina ha giocato d’anticipo facendo la prima mossa perché «Ubi è la migliore combinazione per Intesa e uniti saremo più forti». L’operazione, illustrata martedì 18 febbraio, è stata promossa dalla Borsa con Intesa salita del 2,36% (2,6 euro) e Ubi del 23,5%% (4,31 euro). Piazza Affari ritiene conveniente per gli azionisti di Ubi aderire all’Ops, in quanto il controvalore delle 17 azioni Intesa è superiore a quello delle 10 di Ubi, previste dall’offerta. Le prime valgono complessivamente 44,2 euro, mentre le seconde 43,1 euro. L’offerta apre un «nuovo capitolo della storia di questo gruppo», ha aggiunto Messina. Nascerà la terza banca europea per capitalizzazione di mercato, che salirà a 48 miliardi di euro, e la settima per ricavi (21 miliardi), e 1.100 miliardi di euro di risparmio degli italiani in gestione. L’operazione non avrà nessun impatto per gli azionisti a cui Messina assicura un dividendo di 0,2 euro nel 2020,  e un importo superiore a 0,2 euro sul 2021.

Ubi è la miglior «banca di medie dimensioni, sono una piccola Intesa Sanpaolo» ha detto Messina. «Vogliamo che i due migliori player italiani crescano insieme e creino un leader europeo». L’offerta, che permetterà a Intesa di superare i 6 miliardi di utile a partire dal 2022, non è «amichevole dal punto di vista tecnico ma non avevamo altro modo per farla», spiega ancora Messina che auspica che il vertice di Ubi – colto di sorpresa da una offerta arrivata nel giorno della presentazione del piano industriale – possa considerarla tale.

Tra i principali azionisti di Ubi c’è la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo che detiene il 5,91 per cento del capitale. Il presidente Giandomenico Genta ha definito irricevibile l’offerta, mentre Mario Cera, componente del direttivo del gruppo di azionisti, ne ha sottolineato l’inadeguatezza dal punto di vista dei valori economici e  patrimoniali: «C’è un patrimonio netto, basta vedere il bilancio», ha detto, facendo implicito riferimento al fatto che Intesa assegna a Ubi un valore pari soltanto al 60 per cento del patrimonio netto.

Il Comitato azionisti di riferimento di Ubi banca (detiene circa il 17% del capitale) si è riunito a Bergamo giovedì 20 febbraio, due giorni dopo il lancio dell’Ops di Intesa. I Soci componenti il patto giudicano all’unanimità che l’offerta sia «ostile, non concordata, non coerente con i valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile». I soci ricordano anche, in uno stringato comunicato, che «Ubi è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze, risorse umane, competitiva e riconosciuta sul mercato di riferimento, realtà centrale per il sistema socio-economico del Paese».

La decisione del Comitato azionisti di Ubi banca di bocciare l’Ops di Intesa è anche legata alla volontà di tutelare il personale e i territori su cui insiste la banca. «Abbiamo pensato molto alle risorse umane, al personale di Ubi. Il patrimonio della nostra banca è essenzialmente il suo personale. Abbiamo pensato molto e vogliamo tutelare la banca così com’è» ha detto Mario Cera, componente del direttivo al termine della riunione. «Ci teniamo a dirlo – ha aggiunto – anche perché le fondazioni socie hanno anche dei contenuti sociali, non è solo il valore delle azioni, non esiste solo quel mercato, esistono anche i territori». Ma Intesa, ha detto che tutelerà i dipendenti di Ubi? «Quelli che rimarranno», ha chiosato Giandomenico Genta, presidente della fondazione Crc,  primo azionista di Ubi.

Ansa

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