La festa della presentazione di Gesù al tempio

PENSIERO PER DOMENICA – IV TEMPO ORDINARIO – 2 FEBBRAIO 

Si celebra domenica la festa della presentazione di Gesù al tempio: una festa per tanti versi lontana dalla nostra sensibilità, ma forse proprio per questo meritevole di essere riscoperta. Dal X secolo divenne la festa della “Candelora”, ricorrenza cara alla pietà popolare. Da qualche decina di anni è diventata la Giornata della vita. Le letture della Messa invitano ad allargare ancora lo sguardo, partendo dai due personaggi al centro della scena: Gesù infante e il vecchio Simeone.

La festa della presentazione di Gesù al tempio
Presentazione al tempio del Maestro dell’Assunta di Amelia, già parte di un trittico e conservata nella pinacoteca di Spello.

Rimettere al centro la vita. È il messaggio della festa, per noi che abbiamo perso il senso della sacralità della vita. Per noi che non mettiamo più al centro la vita e non sappiamo più guardare con ammirazione la vita nascente. Per noi che pensiamo solo a noi stessi e non ai disastri e agli immani problemi che stiamo lasciando in eredità alle generazioni future. Come Gesù, ogni bambino è “segno di contraddizione”: dà gioia, ma mette a nudo i nostri limiti e ci richiama alle nostre responsabilità. Ogni bambino, idealmente, ci lancia la sfida di Greta Thunberg a Davos: «Mi chiedo cosa direte ai vostri figli, come giustificherete il vostro aver fallito, come gli spiegherete di averli lasciati consapevolmente di fronte a un tale caos climatico? Gli direte che non andava bene per l’economia? Che non era conveniente e che quindi avete deciso di rinunciare all’idea di garantirgli una vita futura senza nemmeno provarci?».

Festa dei cercatori di Dio. Simeone (Luca 2,22- 40) ne è l’ideale “santo protettore”: ha servito e cercato Dio per tutta la vita, seguendo la legge di Mosè, ma con la speranza, tipica dei pii ebrei, di incontrare un giorno il Messia. Questa costanza viene premiata. Quel mattino, lui solo, tra i tanti frequentatori del tempio, nota quella mamma con il suo bambino in braccio, accompagnata dal marito con in mano l’offerta tipica dei poveri; lui solo, insieme all’anziana profetessa Anna, intuisce la grandezza del bambino. La ricerca di Dio non ha regole fisse: c’è chi trova Dio da bambino, chi da giovane, chi da anziano. Importante è non stancarsi di cercare.

Celebrare la vita aiuta anche ad accettare la morte. Il “Cantico di Simeone” è uno degli esempi più alti di riconciliazione con la morte di tutta la letteratura mondiale: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace». Fortunato l’uomo che può pronunciare parole simili, al termine di una vita piena, nella consapevolezza di non aver vissuto invano: dopo aver raggiunto gli scopi che si era prefisso, lascia ai figli un mondo un po’ migliore.

Lidia e Battista Galvagno

 

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