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Mille negozi attivi ma l’e-commerce fa rischiare il flop

Ad Alba il commercio chiude il 2019 con un saldo positivo di dieci unità: sono state 42 le cessazioni contro 52 aperture. Eppure, in barba ai numeri, i negozianti lontani dal centro lamentano difficoltà e spese troppo elevate che mettono in crisi anche i saldi

IL PUNTO Tempo di bilanci per il commercio albese, che chiude il 2019 con un saldo positivo di dieci unità. Lo dicono i dati dell’ufficio commercio del Comune: se si parla di esercizi di vendita al minuto, nel corso dell’ultimo anno sono state 42 le cessazioni (chi ha lasciato il suo negozio). Per contro, si contano 52 nuove aperture. Se si parla invece di subingressi, cioè di subentri in attività già avviate, se ne contano ventidue. In totale sono un migliaio i negozi attivi ad Alba, divisi tra le diverse categorie merceologiche, dall’abbigliamento all’alimentare.

Rispetto agli anni precedenti, il 2019 è stato molto positivo nel raffronto tra chiusure e aperture. Per esempio, nel 2018, ci si era fermati a un saldo positivo di due attività, con 44 cessazioni e 46 nuovi negozi. La stessa cifra registrata nel 2018, con 47 chiusure e 49 aperture. Spiegano dal Comune: «Nonostante il periodo non facile per il commercio, ad Alba si continua a registrare una certa vivacità imprenditoriale, che ha permesso di mantenere il numero degli esercizi piuttosto stabile negli anni».
Un capitolo a parte riguarda i pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande: in città se ne contano 196, ripartiti tra il centro storico e gli altri quartieri. Nel 2019 sono state quattro le nuove aperture: un bar, due locali autorizzati anche alla somministrazione di piatti di gastronomia e un ristorante. Se si va all’anno precedente, nel 2018 sono state otto le nuove aperture: quattro bar e quattro ristoranti. Si tratta di dodici nuovi pubblici esercizi avviati in due anni, in un settore che sotto le torri ha registrato zero chiusure. Come spiegano i tecnici comunali, «nel campo delle attività pubbliche, visti i costi per aprire un bar o un ristorante, sono molto più frequenti i passaggi di proprietà rispetto alle cessazioni, soprattutto in un territorio vocato alla ristorazione come il nostro: anzi, sono state diverse le richieste di conversione di locali da esercizi commerciali a esercizi per la somministrazione di cibo e bevande».

Mille negozi attivi ma l’e-commerce fa rischiare il flop
Alcune serrande abbassate in via Alfieri ad Alba

 

Eppure, i numeri sembrano essere solo una parte della questione. Facciamo quattro passi nel centro di Alba, in particolare nelle vie laterali rispetto a via Vittorio Emanuele e via Cavour. Partiamo da via Alfieri, oggetto tre anni fa di un rifacimento a opera dell’Amministrazione comunale, con il porfido al posto dell’asfalto e piccole aiuole per abbellire i camminamenti. Nel giro di pochi mesi, qui hanno chiuso il negozio di fiori e quello d’abbigliamento. Al loro posto, però, dovrebbe aprire un ristorante. Abbassate pure le serrande del bar che affaccia anche su via Cuneo, che tuttavia dovrebbe riaprire entro qualche mese, dopo i lavori di ristrutturazione dei nuovi gestori. Dice un’esercente: «Non penso che il problema sia legato a via Alfieri, ma in generale a un momento di crisi del commercio: si vedono meno persone per le vie e nelle attività, soprattutto se non si è nella centrale via Maestra, dove si concentra il turismo. Se si aggiungono gli affitti alti e le spese che implica avere un’attività commerciale, non è sempre facile arrivare a fine mese: il 2019 ha aumentato queste sensazioni negative». In un’altra via, il sentore non è molto diverso: «Ad Alba si aprono più supermercati che negozi e spesso le nuove attività commerciali hanno vita breve. Ci vorrebbero un’Amministrazione più vicina al piccolo commercio e dall’altro lato una maggiore inventiva dei negozianti nel distinguersi dalla grande distribuzione».

Per quanto riguarda i saldi, anche se la stagione non è ancora terminata, il sentore non sembra essere molto positivo, come dicono in un negozio d’abbigliamento: «Quest’anno rischiamo il flop, con vendite basse rispetto agli standard. Le persone cercano merce a prezzi bassi, anche perché sono abituati al commercio on-line: non si riesce più a far capire che la qualità ha un prezzo». Commenta l’assessore al commercio Marco Marcarino: «Il problema non è da sottovalutare: a breve riprenderò le riunioni con i commercianti delle diverse aree, per ascoltare il loro punto di vista. Come Amministrazione, mi piacerebbe sviluppare incentivi e forme di sostegno: potrebbe essere un contributo a favore dei giovani che scelgono di aprire nuove attività».

Viglione (Aca): «Grande distribuzione e Web ci hanno trasformato la vita»

INTERVISTA Facciamo il punto sulla situazione del commercio con Giuliano Viglione, il presidente dell’Aca, l’Associazione dei commercianti albesi.

Viglione, come valuta i dati sulle aperture e sulle chiusure del 2019?

«Il saldo è positivo, anche considerando i diversi subentri, cioè le attività che sono state rilevate e che quindi non sono cessate, ma continuano con altri titolari. Se si sommano le 52 nuove aperture con i 22 subentri, parliamo quindi di 74 imprenditori che nel 2019 hanno avviato un’attività nel commercio al minuto: significa che Alba rimane una piazza molto attraente per chi vuole intraprendere il proprio business. Si tratta però di numeri che non devono farci distogliere l’attenzione dalla realtà generale, che vede il commercio in grave sofferenza. Anche se, a suo vantaggio, Alba ha una storia secolare d’impresa e soprattutto una recente fama internazionale, che giovano alla sua immagine e attraggono molto».

Nel centro storico, però, si nota la chiusura dei negozi più datati, sostituiti da marchi nazionali e internazionali: quali motivazioni alla base di questo fenomeno?

«Le aperture e le chiusure riguardano un po’ tutto il territorio albese e tutte le varie categorie. Il fatto che negozi storici abbiano chiuso fa parte del normale ricambio generazionale, come il turn over che da sempre caratterizza il centro della città. Non si può negare, però, che questo fenomeno denunci un malessere dovuto alla stagnazione economica e alla presenza di diversi competitor che attraggono una buona fetta delle vendite. Nell’arco di pochi anni si sono registrate due brusche evoluzioni, che non hanno dato il tempo ai commercianti di adeguarsi: infatti nel primo decennio del Duemila, abbiamo assistito all’espandersi sproporzionato della grande distribuzione, seguito poi dal più recente forte incremento dell’e-commerce, cioè delle vendite on-line. Allo stesso tempo, tuttavia, non è stata sviluppata alcuna politica a favore del commercio tradizionale: al contrario, le aziende commerciali e no sono state caricate di vari adempimenti e di nuove richieste che hanno disincentivato un naturale ricambio dell’imprenditoria».

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Negozi nel centro storico di Alba

Se ci soffermiamo sulla nostra realtà, che cosa chiederebbe all’Amministrazione albese per sostenere il commercio tradizionale?

«Per dare nuovo slancio al commercio, c’è bisogno di progettare una vera rigenerazione urbana fondata sul riconoscimento del rapporto ormai molto stretto tra distribuzione, vivibilità e sicurezza. L’Amministrazione comunale può senz’altro, se vuole, giocare un ruolo determinante in questa direzione, anche tenendo conto del fatto che Alba è sempre di più una città turistica. È una partita che deve essere giocata a due: da un lato il Comune può rendere la città più accogliente dal punto di vista strutturale, a partire dalle zone più esterne al centro storico; dall’altro gli stessi commercianti sono chiamati ad adeguarsi alle nuove esigenze dei consumatori, però distinguendosi dalle altre proposte già presenti oggi sul mercato».

La Terra di mister Facile: rete di sconti in base agli scontrini

LA PROPOSTA Come incentivare le persone a fare acquisti nei negozi di quartiere? Nella zona di Cuneo e di recente a Canale – con l’intenzione di approdare anche ad Alba – si sta diffondendo un sistema ideato da un’agenzia di viaggi di Bernezzo, in particolare da Roberta e Livio Gazzera.

Spiega quest’ultimo: «Come altri commercianti, il nostro problema è di trovarsi in una zona in cui non c’è transito. Così ci siamo chiesti: come possiamo farci conoscere? Il metodo classico è il volantinaggio, ma ci sembrava superato. Tanti ricorrono a sconti sugli acquisti, ma spesso sono vincolati a un tetto di spesa: così, abbiamo pensato a qualcosa di concreto e semplice, senza le classiche tessere per l’accumulo di punti».

La piattaforma sviluppata si chiama La Terra di mister Facile: se una persona fa acquisti in uno dei negozi aderenti, una volta tornato a casa può caricare lo scontrino sul sito on-line, dopo essersi registrato. Per ogni scontrino, si accumula un certo valore, che il cliente potrà utilizzare come buono spesa in qualsiasi negozio della rete. In altre parole, non uno sconto, ma una cifra da spendere.
«Si accumula valore in base alla percentuale che ogni negozio applica agli scontrini, dall’1 al 5 per cento. Una volta caricato lo scontrino, il negoziante avrà sette giorni di tempo per contestarlo, se sussistono problemi. Il cliente potrà spendere il suo buono in ogni momento, quando deciderà di aver raggiunto il valore necessario».

Da Bernezzo l’iniziativa è sbarcata a Cuneo, ma anche a Borgo San Dalmazzo, Caraglio e Dronero. Prima di Natale, hanno aderito anche una ventina di negozi di Canale. «Contiamo un’ottantina di negozi, di tutti i settori. Il buono può essere speso in qualsiasi esercizio, senza limiti geografici. I risultati sono incoraggianti: dal 2012, sono stati caricati sul sito scontrini per un valore di circa 2 milioni di euro, per una ridistribuzione di 80mila euro in buoni spesa». Senza dimenticare i benefici per il piccolo commercio: «I clienti sono incentivati a fare acquisti vicino a casa e si crea un rapporto di fiducia con i negozianti: in quest’epoca di grande distribuzione e di commercio on-line, non è un vantaggio da poco».

Amazon ottiene pubblicità gratuita in classe

LA POLEMICA Commercio e mondo della scuola: due universi distinti, che in certi casi possono incontrarsi, com’è accaduto per l’iniziativa lanciata da Amazon Un click per la scuola. Chi acquista sul noto sito Internet può donare l’1 per cento della spesa alla scuola prescelta, che potrà così accumulare credito da utilizzare per l’acquisto di materiale didattico. Tantissime scuole d’Italia hanno aderito all’iniziativa, sollevando le reazioni del mondo del commercio, come è accaduto a Mondovì, dove ad aderire sono stati i licei. L’iniziativa è arrivata ad Alba, come all’Istituto comprensivo della Moretta, dove il 23 gennaio è stata diffusa una circolare informativa. Commenta la preside Wilma Proglio: «Il consiglio d’istituto, di cui fanno parte insegnanti e genitori, non invita ad acquistare su Amazon, ma informa della possibilità: se qualche genitore ha intenzione di fare acquisti sul sito, potrà donare l’1 per cento alla nostra scuola». Storce il naso Giuliano Viglione, presidente dell’Associazione commercianti albesi: «Amazon è un colosso del commercio on-line, che ha contribuito negli ultimi anni a impoverire il commercio tradizionale. Mi sembra diseducativo che una scuola aderisca a un’iniziativa di questo tipo». Non tutti i genitori condividono la scelta. Un papà: «Una scuola non dovrebbe farsi veicolo di iniziative commerciali: con la scusa dell’1 per cento, Amazon si procura pubblicità gratuita, mentre il commercio di vicinato viene disincentivato».

Francesca Pinaffo

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