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Riconciliarsi con il fratello, amarsi e fare verità

Il “sale” evangelico che dà sapore a tutta la vita
Gesù durante il discorso della montagna; miniatura francese del XIII secolo (Parigi, biblioteca Mazarine).

PENSIERO PER DOMENICA – SESTA TEMPO ORDINARIO – 16 GENNAIO

Il nostro viaggio all’interno del Vangelo di Matteo ci conduce al brano comunemente intitolato “le sei antitesi”. Nella lettura di questa domenica (Mt 5,13-37) vengono proposte le prime quattro. Gesù, attraverso lo schema della contrapposizione, definisce il rapporto tra il suo Vangelo e la Legge antica. Chiarisce subito di non essere venuto ad abolire, ma a completare: l’Antico Testamento resta parola di Dio anche per Gesù. Prende però le distanze dall’interpretazione riduttiva, legalista e letteralista degli scribi e dei farisei, secondo cui era sufficiente il rispetto formale delle norme – bastava, ad esempio, «non uccidere». Gesù ci chiede perciò di fare tre chiari passi avanti.

Un passo avanti nella fraternità. Non basta non uccidere il fratello; occorre rispettarlo dal profondo del cuore, cioè con la mente e con le parole. I sentimenti ostili, i cattivi pensieri e le parole sono principio di divisione e di conflitto. La violenza fisica è quasi sempre il punto di arrivo di un processo iniziato molto prima: dalla testa e dalla lingua. La fraternità va coltivata e, all’occorrenza, se c’è stata qualche rottura, va ripristinata. Ma per questo qualcuno deve prendere l’iniziativa. Di qui l’invito: «Va’ a riconciliarti con tuo fratello».

Un passo avanti nell’amore. A questo riguardo, il pensiero di Gesù è ancora più facile da intuire e condividere. L’amore tra l’uomo e la donna è questione di sentimenti e di volontà, prima ancora che di gesti fisici. Un gesto di amore, privo di sentimento o di volontà di bene è una menzogna in sé stesso. Un amore così totalizzante e rispettoso della dignità di entrambi i coniugi non può che essere indissolubile. Ecco perché Gesù non condivide il divorzio facile che era diventato una prassi troppo frequente, in quel tempo, tra gli israeliti.

Un passo avanti nella sincerità. Nei rapporti interpersonali non è sufficiente non giurare il falso: bisogna tendere a rapporti così trasparenti da rendere inutile il ricorso al giuramento. Le parole non sono fatte perché gli uomini le usino per ingannarsi a vicenda, ma perché comunichino attraverso di esse pensieri e sentimenti. Mentire e ingannare il prossimo è tradire la parola, disprezzando e rovinando questo straordinario dono che Dio ci ha fatto. Gesù sembra anche suggerire che si può ingannare il prossimo con un eccesso di parole. Pensiamo a quanto sia bella e impegnativa la conclusione del suo discorso: «Sia il vostro parlare “sì, sì”, “no, no”: il di più viene dal Maligno».

Lidia e Battista Galvagno

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