Barolo 1970: quando il paese comprò il castello

Barolo 1970: quando il paese comprò il castello
Il castello comunale Falletti di Barolo.

BAROLO Il 2020 vede il castello Falletti al centro di due importanti anniversari collegati tra loro: i cinquant’anni dall’acquisto del maniero da parte del Comune e il decennale dell’apertura del museo del vino. Come si legge nella pubblicazione edita nel 1990 per raccontare il recupero del castello, i primi passi per l’acquisizione risalgono all’estate del 1970.  L’edificio, di proprietà dell’Opera pia Barolo, era inutilizzato dal 1958, quando cessò l’attività del collegio voluto dalla marchesa Giulia Colbert.

Il costo dell’edificio era di 33 milioni e 648mila lire e il Comune lanciò la proposta di acquisto pur non avendo le risorse economiche per concretizzarla. Per raccogliere fondi, venne lanciata una sottoscrizione pubblica (oggi diremmo crowdfunding), alla quale aderirono molti cittadini, aziende vinicole locali e numerosi membri dell’Unione degli ex allievi del collegio Barolo, così che l’obiettivo venne raggiunto.
Il Consiglio comunale deliberò l’acquisto del castello il 26 novembre 1970 e l’operazione venne formalizzata il 30 dicembre dello stesso anno, nello studio torinese del notaio Enrico Porro, presidente degli ex allievi del collegio Barolo. Il sindaco era Battista Rinaldi; l’assessore effettivo (così si diceva allora) era Walter Mazzocchi, che negli anni successivi, da primo cittadino, seguirà gran parte della rinascita dell’edificio.

Mezzo secolo fa il maniero aveva una copertura in eternit inserita tra le torri e una vistosa canna fumaria addossata alla parete nord- ovest: solo nel 1987 iniziarono gli interventi per eliminare queste incongruenze. Un altro anno importante per il castello è stato il 1982, con la fondazione dell’enoteca regionale e l’apertura della scuola alberghiera, chiusa alcuni anni fa.

L’intenzione del Comune è di celebrare il doppio anniversario in modo adeguato, anche se di questi tempi è prematuro fare ipotesi su tempi e modalità. Afferma il sindaco Renata Bianco: «Non bisogna dimenticare da dove siamo partiti. L’acquisto del castello è stato un passo importante, che ha permesso all’edificio-simbolo del paese di diventare proprietà della collettività. L’operazione è stata l’esempio di come l’unione fa la forza. Tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute si sono occupate del restauro e del rilancio, fino all’apertura del Wimu nel 2010, che ha fatto sì che l’edificio diventasse un luogo cruciale per tutto il territorio». Oggi il castello ospita enoteca e museo del vino, mentre nelle pertinenze ci sono gli uffici di Collisioni, l’Agrilab e il Museo delle etichette. «È diventato un polo turistico importante e ciò dimostra che gli investimenti fatti hanno dato ottimi risultati», aggiunge il sindaco. Dalla fine del 2019 il castello ospita anche una sede distaccata dell’università telematica Pegaso. Una sorta di piccolo ritorno alla vocazione scolastica del complesso, dopo gli anni del collegio Barolo e della scuola alberghiera.

Corrado Olocco

Banner Gazzetta d'Alba