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La Regione autorizza l’invio del siero di latte agli impianti di biogas

C’è l’accordo sul latte fresco non ritirato, Inalpi lo lavorerà per farne polvere

TORINO La Giunta regionale, su proposta degli assessori Matteo Marnati e Marco Protopapa, ha approvato una delibera con la quale si consente l’invio di siero di latte agli impianti di biogas. Il provvedimento si è reso necessario dal momento che il comparto lattiero-caseario del Piemonte sta vivendo un momento di difficoltà a causa dell’emergenza da Covid-19. In particolare si registrano le difficoltà dei caseifici nella gestione del siero di latte, che costituisce oltre l’80% in volume del latte caseificato, nella consegna alle imprese di trasformazione. Le criticità sono dovute alla logistica dei trasporti e al blocco di alcune frontiere interne all’Unione europea. Pertanto i caseifici sono oggi costretti a stoccare quantità crescenti di sottoprodotto che non possono più delocalizzare ai trasformatori, con il rischio di dover sospendere la propria attività e di conseguenza di dover sospendere anche il ritiro giornaliero del latte dagli allevatori conferenti.

«In questa fase emergenziale è importante trovare l’allocazione delle risorse che rischiano di non essere utilizzate e quindi sprecate, come il siero del latte. Con questa nuova autorizzazione potremo avere un ritorno energetico fondamentale. Potremmo quindi continuare ad avere un sempre maggior produzione locale  dell’energia pulita», sottolinea l’assessore regionale all’Innovazione, Matteo Marnati.

Aggiunge  l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa: «Il provvedimento approvato dalla Giunta regionale è una prima risposta alle difficoltà del comparto lattiero-caseario e all’urgenza del momento. Il latte è un alimento altamente deperibile, prodotto quotidianamente dagli allevamenti, e per limitare la sua produzione occorrono interventi graduali che richiedono un tempo di medio-lungo periodo. L’obiettivo è offrire un’opportunità  in più  al fine di limitare i danni ai caseifici e le possibile ricadute negative sul settore zootecnico».

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