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L’amico Lazzaro rivela Gesù nella sua piena umanità

PENSIERO PER DOMENICA – QUINTA DI QUARESIMA – 29 MARZO

Ogni giorno, da alcune settimane, con i telegiornali che si aprono con la conta dei defunti, siamo sfidati a guardare di nuovo in faccia la morte. Tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni per confinarla in qualche angolo remoto della mente, perché non disturbasse i nostri ritmi di vita godereccia, sono stati spazzati via da un invisibile, microscopico virus! In questa quinta domenica di Quaresima possiamo condividere lo sguardo di Gesù, colpito dalla morte dell’amico Lazzaro (Gv 11,1-45).

L’amico Lazzaro rivela Gesù nella sua piena umanità

La morte ha facce diverse: c’è la morte della speranza che colpiva i deportati a Babilonia, contro cui ha lottato Ezechiele (37,12-14), con la parabola delle ossa aride che riprendono vita grazie allo spirito creatore di Dio: una similitudine per illustrare il ritorno-risurrezione del popolo dall’esilio, una rinascita del coraggio e della speranza. C’è la morte del peccato che uccide l’anima, di cui scrive Paolo ai Romani (8,8-11), un male da cui Cristo ci può liberare. Ma c’è anche la morte corporale, come quella che colpisce uno degli amici più cari e citati di Gesù: Lazzaro.

Anche Gesù è stato sconvolto dalla morte. In una delle scene più umane di tutto il Vangelo, lo vediamo scoppiare in pianto di fronte alle lacrime della sorella Maria e al sepolcro di Lazzaro. Gesù non è stato un fanatico religioso, ossessionato dal desiderio di scoop, dalla frenesia di mostrare la sua potenza con un miracolo clamoroso. Egli rivela qui la sua pienezza umana, perché non cogliere la drammaticità della morte è una perdita di umanità.

Gesù ci ha indicato il sentiero della vita. Egli non si è limitato a confermare la fede nella risurrezione finale che si era affermata in Israele, ma è andato oltre, proclamando: «Io sono la risurrezione e la vita» e come segno di questa affermazione paradossale ha richiamato Lazzaro alla vita. Le sue parole acquistano il loro pieno significato alla luce della sua risurrezione. Gesù che non ha amato la morte, l’ha subita nella carne, ma in questo modo l’ha trasformata: non è più una porta sul nulla, ma un’apertura all’infinito e all’eterno, un ritorno alla vita! Si completa così il trittico di brani evangelici pre-pasquali, letti in Quaresima e rivelativi dell’identità di Gesù: acqua che colma la nostra sete fisica e spirituale (incontro con la Samaritana), luce per gli occhi del corpo e della fede (guarigione del cieco nato), risurrezione e principio di vita nuova ed eterna. Questo è la Pasqua. E lo sarà anche per noi quest’anno.

Lidia e Battista Galvagno

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