Ultime notizie

Per Pia, che sapeva vedere tutti i colori

Per Pia, che sapeva vedere tutti i colori

8 MARZO Sarà un 8 marzo diverso per Alba. Non solo a causa dei disagi procurati dal coronavirus, ma perché si tratta della prima Giornata internazionale della donna senza Pia Cavallo Bressano, fra le prime albesi a ricoprire una carica politica, ideatrice della Consulta cittadina per le pari opportunità.

Scomparsa lo scorso agosto, Alba le dedica idealmente questo 8 marzo, ricordandone l’impegno politico – una storia che inizia nei primi anni Settanta nelle file della Democrazia cristiana –, ma soprattutto la passione civile che portò una giovane insegnante elementare a far valere le proprie capacità e idee in un mondo che non prevedeva, né incoraggiava, la partecipazione femminile alla vita pubblica.

La grande esperienza di Pia Cavallo Bressano come amministratrice abbraccia un arco temporale molto ampio, concludendosi con l’ultimo incarico nella Giunta di Giuseppe Rossetto. La città non ha dimenticato la storia di questa donna, sognatrice concreta, che ha preso parte attiva alla trasformazione della comunità, risultando un esempio e un’ispirazione.

Una femminista? «No, il termine è improprio per descriverla», spiega la figlia maggiore Donatella: «La mamma conobbe le istanze del ’68, da insegnante di didattica alla scuola magistrale: era poco più che una ragazza e si confrontò con studenti poco più giovani di lei. Non apprezzava il clima di scontro, ma cercò di capire il cambiamento. Il suo concetto di pari opportunità non escludeva nessuno, nacque dal desiderio di costruire una comunità più forte e consapevole della necessità di valorizzare le differenze e i talenti di ciascuno». L’insegnamento e la militanza nell’Azione cattolica si concretizzarono per Pia in un percorso politico che la portò a ricoprire la carica di assessore alla cultura negli anni Ottanta e a confrontarsi con le sfide di una società in mutamento, mantenendosi sempre in sintonia con la realtà locale.

«Non perse mai di vista le amicizie e il legame con il territorio. Questo, forse, la convinse a non occuparsi della politica nazionale. Scelse di portare avanti le proprie battaglie nella realtà che viveva quotidianamente», prosegue Donatella Bressano.

Bismarck era il soprannome affettuoso da lei affibbiato al marito, Giovanni Bressano, alla guida della Famija albèisa per trentacinque anni: «Insieme si completavano», ricorda ancora la figlia, «costituendo una famiglia né patriarcale né matriarcale. Se mio padre ha la tendenza a vedere la realtà come bianca o nera, la mamma sapeva riconoscere tutti i colori».

Da questa capacità di fare rete e dalla disponibilità all’ascolto, nacquero alcuni progetti importantissimi per lo sviluppo culturale di Alba: le Olimpiadi delle città gemelle, il progetto per restituire alla città il teatro Sociale, la promozione dell’istituto musicale – Pia, grande amante della musica e pianista, era diplomata al conservatorio –e l’avvio della Consulta per le pari opportunità. Il desiderio era di creare un organismo permanente e partecipato che incoraggiasse riflessioni sull’inclusione e sul tema dei diritti civili. «Nulla a che vedere con le quote rosa», conclude la figlia. «Desiderava che le donne facessero sentire la propria voce ma che questa opportunità non passasse da una concessione. Voleva una volontà autentica e forte, motivata da un interesse concreto indirizzato alla comunità».

Alessio Degiorgis

Banner Gazzetta d'Alba