Appello ai sindaci: ci vuole più umanità con noi anziani e l’apertura delle scuole

Appello ai sindaci: ci vuole più umanità con noi anziani e l’apertura delle scuole

LETTERA AL GIORNALE Domenica 29 marzo, il premier Conte si è rivolto ai sindaci degli 8mila Comuni italiani per affidare loro un incarico importante: far fronte alle prime necessità materiali dei più poveri, anche con l’aiuto delle associazioni di volontariato e della Caritas, affinché siano garantiti a tutti i beni di prima necessità. A tal fine sono stati erogati 400 milioni che, aggiunti al fondo di solidarietà di 4,3 miliardi, porteranno ossigeno alla nostra economia, già al collasso.

Il provvedimento, siglato da Giuseppe Conte con il presidente Anci è, a mio avviso, molto importante, anche da un punto di vista simbolico: ci dice infatti che, nella guerra al Covid-19, in trincea c’è il personale sanitario che, a costo di immensi sacrifici e della propria vita, ci guarisce; e poi ci sono i sindaci e le Regioni, anche loro in prima linea a curare i danni economici della pandemia e a vigilare sulla tenuta del tessuto sociale.

Vorrei rivolgermi ai sindaci della mia zona, pensando di rappresentare non solo i miei bisogni, ma quelli di tutti gli over 65, ahimè tantissimi, che sono in condizione di fragilità legata al fatto di essere anziani. Chiediamo di poter avere dai Comuni una mascherina che ci protegga dal Covid-19. Su proposta della Provincia, si distribuisca pure a tutti i cittadini la mascherina chirurgica, ma a noi senior non basta, perché se veniamo a contatto con un portatore sano non ci protegge.

Poi, come volontaria della Cri, ho un motivo in più per indossarla durante i miei turni settimanali al centralino di Bra, dove passano equipaggi di ambulanze di base e medicalizzate, e dunque il pericolo è reale e di mascherine Ffp2 non c’è più l’ombra. L’assessore Massimo Rosso concorderà che la prudenza è d’obbligo.

Vorrei poi farmi portavoce dei bisogni degli over 85 che vivono in casa o in strutture sanitarie, spesso lontani dai loro cari, oggi isolati da misure restrittive, con solo qualche telefonata e la spesa lasciata sull’uscio. Come vivono questi vecchi di fronte a misure così drastiche? Molti di loro sono morti senza alcun conforto, altri si stanno spegnendo in solitudine. Certo è sacrosanto tutelare la loro salute, ma la visita settimanale di un parente protetto da Dpi idonei, che danno può arrecare?

I miei suoceri ultranovantenni vivono a Peveragno; il 12 aprile hanno festeggiato le loro nozze di titanio, 70 anni. Annullato il pranzo con i parenti, hanno passato in solitudine questo giorno, però con una sorpresa: gli auguri di Gazzetta d’Alba, che ringrazio.

Colgo l’occasione per fare un appello ai sindaci e ai comandanti delle Forze dell’ordine: in attesa che le attuali restrizioni vengano tolte, potete indurre i vostri uomini a essere “umani”?

Infine, perché non riaprire dopo Pasqua almeno le scuole dell’infanzia e primarie? Considerato che in questa fascia d’età il rischio di contagio è pressoché inesistente, l’Asl Cn2 avrebbe tempo per sottoporre a tampone e/o screening ematico il personale, mentre i Comuni potrebbero sanificare i locali per il rientro. I genitori, muniti di mascherina, dovranno essere tenuti a distanza dalle aule; si potrebbe ricorrere al Pedibus, per conservare l’aria più pulita; e personale scolastico tutto in mascherina. I nostri bambini, finalmente, potrebbero tornare alla loro vita e ai loro giochi. Le famiglie tirerebbero un respiro di sollievo. Poco per volta le attività riprenderebbero.

Prima di questa brutta pandemia ce ne sono state tante altre, e altre ce ne saranno. Speriamo di aver fatto tesoro dei nostri errori, che servono per migliorarci.

Giulia Colla Aloi

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