Come possiamo anche noi incontrare il Risorto?

PENSIERO PER DOMENICA – TERZA DI PASQUA – 26 APRILE 2020

Stiamo vivendo i giorni della delusione: per questo siamo in piena sintonia con i discepoli di Emmaus, protagonisti del Vangelo di questa terza domenica di Pasqua (Lc 24,13-35). Anche “Noi speravamo”: che tutto finisse in fretta, che con qualche settimana di sacrifici e di pazienza tutto si sarebbe risolto, che la tecnologia e la scienza ci dessero sicurezza, che un miracoloso intervento rimettesse tutto a posto… Invece siamo ancora chiusi nelle nostre case, ci sentiamo fragili, diffidenti perfino dei vicini. I discepoli di Emmaus, che per fortuna non temevano il coronavirus, ne sono venuti fuori grazie all’incontro con uno sconosciuto, rivelatosi poi il Cristo risorto! Tutto è cominciato quando il forestiero ha preso a camminare “con loro”. Come possiamo incontrarlo anche noi?

Nella Parola. Molti di noi hanno vissuto la Pasqua grazie alla Parola e ai tanti tipi di commento che sono stati escogitati. Delle due mense teorizzate dalla Dei Verbum – la mensa della Parola e la mensa dell’Eucaristia – solo la prima è sempre stata “aperta”, con un’offerta straordinaria di possibilità! Se in qualche momento abbiamo sentito che ardeva il nostro cuore mentre qualcuno ci spiegava le Scritture – pensiamo a certi commenti e celebrazioni di papa Francesco, o alla straordinaria omelia del Venerdì santo di padre Raniero Cantalamessa – quello era un segno della presenza “con noi” del Cristo risorto.

Come possiamo anche noi incontrare il Risorto?
La cena di Emmaus, in una tela opera di Jacopo Bassano (1517 circa-1592), conservata nella chiesa arcipretale di Cittadella(Pd), I discepoli riconoscono Gesù risorto allo spezzare del pane.

Nello spezzare il pane. Quello che per i discepoli di Emmaus è stato il segno decisivo, a noi, in questa Pasqua, è mancato, dal momento che siamo stati privati dell’Eucaristia. Ogni volta però che abbiamo avuto l’opportunità di spezzare il pane nelle nostre case e di condividerlo, ogni volta che abbiamo vissuto momenti di autentica fraternità con le persone care, lì il Cristo risorto era “con noi”.

Nella decisione di “tornare a Gerusalemme”. Se abbiamo accettato che non potrà tornare tutto come prima, se abbiamo stoppato la nostra frenesia di tornare alle vecchie occupazioni, cioè allo stile di vita pre-coronavirus, se siamo disponibili a tornare a Gerusalemme, intesa come il luogo in cui cominciare a immaginare e costruire un mondo diverso, lì c’è il Cristo risorto che ci attende per collaborare “con noi” a questo progetto di salvezza per l’umanità intera e per il pianeta.

Lidia e Battista Galvagno

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