PENSIERO PER DOMENICA – TERZA DI PASQUA – 26 APRILE 2020
Stiamo vivendo i giorni della delusione: per questo siamo in piena sintonia con i discepoli di Emmaus, protagonisti del Vangelo di questa terza domenica di Pasqua (Lc 24,13-35). Anche “Noi speravamo”: che tutto finisse in fretta, che con qualche settimana di sacrifici e di pazienza tutto si sarebbe risolto, che la tecnologia e la scienza ci dessero sicurezza, che un miracoloso intervento rimettesse tutto a posto… Invece siamo ancora chiusi nelle nostre case, ci sentiamo fragili, diffidenti perfino dei vicini. I discepoli di Emmaus, che per fortuna non temevano il coronavirus, ne sono venuti fuori grazie all’incontro con uno sconosciuto, rivelatosi poi il Cristo risorto! Tutto è cominciato quando il forestiero ha preso a camminare “con loro”. Come possiamo incontrarlo anche noi?
Nella Parola. Molti di noi hanno vissuto la Pasqua grazie alla Parola e ai tanti tipi di commento che sono stati escogitati. Delle due mense teorizzate dalla Dei Verbum – la mensa della Parola e la mensa dell’Eucaristia – solo la prima è sempre stata “aperta”, con un’offerta straordinaria di possibilità! Se in qualche momento abbiamo sentito che ardeva il nostro cuore mentre qualcuno ci spiegava le Scritture – pensiamo a certi commenti e celebrazioni di papa Francesco, o alla straordinaria omelia del Venerdì santo di padre Raniero Cantalamessa – quello era un segno della presenza “con noi” del Cristo risorto.
Nello spezzare il pane. Quello che per i discepoli di Emmaus è stato il segno decisivo, a noi, in questa Pasqua, è mancato, dal momento che siamo stati privati dell’Eucaristia. Ogni volta però che abbiamo avuto l’opportunità di spezzare il pane nelle nostre case e di condividerlo, ogni volta che abbiamo vissuto momenti di autentica fraternità con le persone care, lì il Cristo risorto era “con noi”.
Nella decisione di “tornare a Gerusalemme”. Se abbiamo accettato che non potrà tornare tutto come prima, se abbiamo stoppato la nostra frenesia di tornare alle vecchie occupazioni, cioè allo stile di vita pre-coronavirus, se siamo disponibili a tornare a Gerusalemme, intesa come il luogo in cui cominciare a immaginare e costruire un mondo diverso, lì c’è il Cristo risorto che ci attende per collaborare “con noi” a questo progetto di salvezza per l’umanità intera e per il pianeta.
Lidia e Battista Galvagno