Dentro il San Lazzaro di Alba: le voci di chi combatte il Coronavirus

Coronavirus, in Piemonte nuove assunzioni per affrontare la pandemia
Immagine di repertorio

Che cos’è il coronavirus? Per chi non lo ha vissuto o non lo sta vivendo sulla propria pelle, per chi non ha visto una persona cara ammalarsi o andarsene per sempre, il covid-19 è un’entità sconosciuta, il nemico che sta fermando il mondo. Lo percepiamo dai ritmi che sono cambiati, dal silenzio. Cerchiamo di comprenderlo dalle cifre che ogni sera vengono diffuse alla televisione, dai pareri degli esperti che abbiamo imparato a conoscere per nome. Ma la verità è che, da fuori, il covid-19 non si può capire. Allora abbiamo provato a entrare dentro, in una trincea ordinata fatta di “zone sporche” e di “zone pulite”, di ospedali che sono stati reinventati in una sola notte, di colleghi che si incontrano nei corridoi e che non si riconoscono dietro ai dispositivi di protezione, di professionisti che hanno lasciato il loro lavoro abituale, di chi vive con il terrore di tornare a casa e di contagiare la propria famiglia, ma che continua a combattere questa battaglia con determinazione. In un mese, in Italia, sono più di 6mila gli operatori sanitari contagiati. Siamo partiti dagli infermieri, cercando le voci delle persone che da settimane lavorano nei reparti per il coronavirus allestiti nell’ospedale San Lazzaro di Alba. “Ti mando due pensieri, senza badare alla scrittura”, mi ha scritto una giovane infermiera che ogni giorno segue i pazienti covid positivi nel reparto di rianimazione, il più duro. Dopo meno di un’ora è arrivata la lettera che vi proponiamo interamente in queste pagine. “L’ho condivisa con alcuni colleghi”, aggiunge. Qualche giorno dopo, al telefono, raccolgo la testimonianza di un’altra infermiera, che lavora in uno dei reparti di degenza ordinaria per il covid. “Se penso a questa esperienza, il lato umano, il volto dei pazienti, è il primo aspetto che mi viene in mente”, precisa. Le loro sono storie piene di umanità, vere. Accadono ad Alba ogni giorno, nel vecchio ospedale, a due passi dalle nostre case.

Francesca Pinaffo

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