Ultime notizie

Evitavano i controlli doganali dicendo di importare mascherine per Comuni, poi le rivendevano a privati

Bozza automatica 365

TORINO Si era inventato un sistema truffaldino per evitare controlli e requisizioni doganali sulle mascherine che importava, in container, dalla Cina: indicare come destinazione ultima del materiale sanitario alcuni Comuni e associazioni del cuneese dove sarebbero state ridistribuite alla popolazione dalla Protezione civile. Superata la dogana, soltanto una piccolissima parte delle 400 mila mascherine importate, è finito nelle case dei residenti di Caraglio e dei comuni della Valle Grana, associati per l’acquisto dei dispositivi: il grosso del flusso veniva dirottato verso privati e aziende che li acquistavano a prezzi di mercato.

Il “trucchetto”, scoperto dal gruppo di pronto impiego della Guardia di finanza di Torino, ha fruttato a due imprenditori, uno attivo nel capoluogo regionale con alcuni punti vendita, l’altro titolare di un’azienda a Settimo Torinese che le aveva ricettate per rivenderle, quasi un milione di euro; le perquisizioni hanno permesso alle fiamme gialle di sequestrare, nel complesso, 45 mila esemplari di presidi medici.

Per sviare i sospetti l’importatore, un trentaseienne di origini cinesi, su alcuni degli scatoloni aveva apposto la dicitura capi d’abbigliamento, un altro degli imballi confiscati al secondo furbetto, denunciato per ricettazione, riportava la falsa indicazione Ospedale di Varese. Una serie di espedienti cautelari contro le requisizioni, disposte lo scorso 31 gennaio, da un decreto del Consiglio dei ministri, che concede alla Protezione civile di prelevare le mascherine alla dogana per fare fronte all’emergenza Covd-19, rimborsando ai proprietari il prezzo della merce al 31 ottobre 2019, senza considerare i rincari del periodo attuale. La rete delle false destinazioni comprendeva comuni come Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Dronero; enti assistenziali, associazioni e onlus. Fra questi ultimi, il Consorzio socioassistenziale del Monregalese, la Croce rossa di Cuneo, la fondazione Ospedale Santa Croce e il gruppo di protezione civile Ana di Mondovì. L’importatore dovrà rispondere delle accuse di contrabbando aggravato, falso in atto pubblico e frode in commercio.

Davide Gallesio

Banner Gazzetta d'Alba