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Festa liturgica del santo Cottolengo: perché non farlo diventare patrono di Bra?

Festeggiamenti a Bra per il Santo Cottolengo

BRA La famiglia cottolenghina ha iniziato in tutte le piccole case della Divina provvidenza una novena, che terminerà mercoledì 29 aprile, in preparazione alla solennità di san Giuseppe Benedetto Cottolengo del 30 aprile. Ogni giorno viene trasmessa, alle 16, in filodiffusione nelle diverse case cottolenghine e sul sito www.cottolengo.org una meditazione sulla spiritualità a cura di don Luca Peyron, direttore della pastorale universitaria della Diocesi di Torino e coordinatore del servizio diocesano per l’apostolato digitale.

Quest’anno, se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria, il 2 maggio a Bra si sarebbe proposta una cosa molto originale, organizzata con gli amici di San Pons, il comune dell’Ubaye, vicino a Barcellonette, da cui sono giunti a Bra i nonni del Cottolengo, con cui la città della Zizzola ha un patto d’amicizia. L’idea era quella di organizzare il convegno Les marchands de la Vallée de Barcelonnette en Piémont per parlare delle storie di emigrazione da e per la Francia nei secoli XVII e  XVIII, sulle orme di san Giuseppe Benedetto Cottolengo e dei suoi avi. Erano attesi Laurent Surmely, storico francese,  e Marie Madeleine Nello, una signora che dalla Valle Varaita è emigrata in Francia ed è poi ritornata in Italia. Probabilmente l’incontro verrà riprogrammato in autunno. L’idea era venuta al delegato per le città gemelle del Comune di Bra, perché un’estate alla Fete dela moissons, Laurent Sourmelly aveva organizzato un evento culturale sull’emigrazione dall’Ubaye: l’intenzione era di approfondire l’argomento nella casa natale del santo in corso Garibaldi.

Qualche tempo fa un braidese, in un commento sui social network, scrisse: «Abbiamo la grazia di avere un santo nostro concittadino, perché non farlo diventare anche patrono?».

Tutti pensano che il Cottolengo sia il patrono di Bra, invece non è così. Sull’argomento abbiamo interpellato Fabio Bailo, presidente del Consiglio comunale e delegato alla Cultura, nonché storico braidese: «La nostra città ha due patroni la Madonna dei fiori e san Sebastiano che, dal punto di vista di chi ha il dono della fede, assume notevole importanza in questo periodo, poiché per tradizione viene invocato a proteggere le comunità colpite dalle pestilenze e dalle epidemie. La decisione di farlo patrono cittadino venne assunta nella notte dei tempi, proprio in occasione di una delle tante epidemie che punteggiano la storia a cavallo tra Medioevo e modernità. Esiste una cappella di san Sebastiano nella chiesa di Sant’Andrea e, un tempo, il 27 gennaio in occasione della solennità del santo, l’amministrazione comunale organizzava una Messa. Ancora nel primo dopoguerra il giorno di san Sebastiano era festivo, esattamente come lo è oggi l’8 settembre in ricordo della Madonna».

Lino Ferrero

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