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La notte in cui l’ospedale San Lazzaro è diventato ospedale Covid-19 per oltre 100 pazienti

Sono novanta i posti allestiti per i malati di coronavirus; 600 le persone in isolamento

In una sola notte interno mutato al San Lazzaro

L’EMERGENZA  Il San Lazzaro di Alba, il piccolo ospedale che entro l’estate dovrebbe cedere il passo a Verduno, è stato rivoluzionato in una sola notte. Poco più di una settimana fa, come Gazzetta d’Alba ha spiegato sul numero scorso, la Regione Piemonte ha chiesto all’Asl di Alba-Bra di allestire oltre 100 posti letto per i malati di coronavirus. Oggi sono attivi tre reparti, più un pronto soccorso dedicato: ospitano pazienti provenienti dalla nostra area, ma anche da Asti, Torino e Cuneo. A fare da supporto c’è il Santo Spirito di Bra.

In meno di un mese dall’inizio dell’emergenza Covid-19 l’intera organizzazione dell’azienda sanitaria è cambiata. Massimo Veglio è il direttore generale dell’Asl Cn2: «Al momento, abbiamo più di 600 persone, ripartite tra tutti i Comuni del comprensorio, sottoposte a isolamento domiciliare, tra casi positivi che non richiedono ospedalizzazione e sospetti. La lotta al virus parte da qui, con una macchina organizzativa nuova: ci sono le Usca, le due unità di continuità assistenziale formate da sei medici ciascuna, una con base ad Alba e una con base a Bra, impegnate nel monitoraggio dei pazienti positivi; gli infermieri effettuano test a domicilio; gli addetti, poi, chiamano ogni giorno i contatti stretti dei pazienti positivi, per sapere se sono emersi sintomi. Parliamo di una grande mole di lavoro e di personale».

L’effetto coronavirus si vede in ospedale, ad Alba: «In una notte, abbiamo individuato i nuovi spazi. Creare dei reparti Covid è molto complesso, perché le zone “sporche” devono essere distinte da quelle “pulite”, cioè dai reparti senza casi di Covid-19. In un ospedale datato, con pochissimi ascensori e tutti gli spazi collegati, non è stato facile. Abbiamo dovuto far tirare su pareti di cartongesso, chiudere porte, inventarci nuovi ingressi, traslocare attrezzature». Si parte dal pronto soccorso per i sospetti Covid, individuati nella tenda di pre-triage o arrivati in ambulanza. Veglio: «Al piano terreno, nel corridoio dove si trovavano una serie di ambulatori, oggi sospesi, abbiamo ricavato undici stanze isolate per i pazienti in attesa del test».

In caso di esito positivo, se è necessario il ricovero, si passa ai piani superiori: «Il primo piano è interamente dedicato al coronavirus, con 37 posti. È un reparto delicato, perché qui si osserva l’andamento di chi arriva dal pronto soccorso. Su 37, nove posti sono di terapia subintensiva, con i caschi di ventilazione».

Al secondo piano, sono stati ricavati altri 15 letti Covid, per i pazienti più stabili. Sullo stesso piano, con una separazione netta, sono rimasti attivi 18 posti di medicina per i pazienti senza coronavirus, di cui una parte sono di terapia subintensiva.

«Anche il terzo piano è stato convertito interamente, con 31 letti per malati di coronavirus, anche in questo caso di bassa intensità», prosegue il direttore. Dal momento che le operazioni non urgenti sono state posticipate, la maggior parte delle sale operatorie sono state trasformate in posti di rianimazione: 9 sono quelli per il coronavirus e 8 per le emergenze diverse. «Un solo blocco è rimasto attivo per parti cesarei, urgenze chirurgiche e oncologiche». Fondamentale è stato il supporto del Santo Spirito di Bra, dove è stato chiuso il pronto soccorso: «Senza urgenze e operazioni, sono 60 i posti di medicina a disposizione, per pazienti non affetti da coronavirus. Una parte dei degenti che prima erano ad Alba, sono già stati trasferiti, con l’intento di preservare Bra, mantenendolo libero da problemi pandemici: ma se la situazione peggiorasse in modo esponenziale, il San Lazzaro sarebbe pronto a essere interamente dedicato al coronavirus, trasferendo tutto il resto a Bra, in modo da evitare ogni contaminazione».

«Stiamo affrontando la situazione in modo compatto»

In una sola notte interno mutato al San Lazzaro 1Al San Lazzaro di Alba, insomma, si è messa in moto una macchina nuova, che funziona grazie a medici, infermieri, operatori sociosanitari e al team necessario per la nostra salute: quasi tutti ricollocati a un impegno diverso da quello a cui erano abituati. Nei reparti non Covid, poi, è stato mantenuto il personale per garantire tutte le urgenze: gli altri operatori ruotano attorno alle nuove aree, ciascuno con le proprie competenze, in corsia o impegnato sul fronte del supporto.

La difficoltà più grande? Risponde Veglio, ben conscio del momento che stiamo vivendo: «Già prima, non avevamo personale in abbondanza. Fino a oggi, dalla Regione Piemonte non abbiamo ricevuto nessuna nuova assegnazione di medici o infermieri: ci troviamo ad affrontare carichi di lavoro enormi, in reparti sempre più complessi, dove tutte le procedure implicano più tempo. Ma ho chiesto a ognuno la massima disponibilità e la risposta è stata ottima da parte di tutti: stiamo affrontando l’emergenza in modo veramente compatto».

Francesca Pinaffo

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