La denuncia: Verduno sia davvero il Covid-19 hospital del Piemonte

Dettaglia Bertaina (di Cisl Piemonte): l’ospedale dispone di 30 medici, 30 infermieri e altrettanti operatori sociosanitari, oltre a dieci anestesisti del Santa Croce disponibili per coprire alcuni turni, se ci sarà l’accordo con l’Asl Cn2 Alba-Bra

La denuncia: Verduno sia davvero il Covid-19 hospital del Piemonte

EMERGENZA  Un centinaio di posti letto di degenza ordinaria, più alcuni posti di terapia intensiva e subintensiva: questo l’obiettivo per l’ospedale di Verduno, aperto in questo difficile frangente per i pazienti Covid-19, quando la struttura sembrava destinata principalmente alla rianimazione. Sulla collina tra Alba e Bra, si è così allestito dal 31 marzo un reparto di degenza per pazienti in via di guarigione. Il commissario straordinario Giovanni Monchiero ha messo in piedi la squadra, guidata da Ivo Casagranda e Giuseppe Cornara, rientrati dalla pensione. Poi, la scorsa settimana, come ha spiegato Gazzetta d’Alba, il colpo di scena: la sostituzione dei professionisti per decisione dell’Unità di crisi piemontese. Al loro posto sono arrivati Massimo Perotto e Roberto Gioachin, in attività all’azienda ospedaliera di Cuneo e all’ospedale di Novara. Questa è la storia recente dello sfortunato nosocomio dell’Asl Cn2 di Alba-Bra.

Ma quale sarà il suo futuro? A sollevare la questione è Alessandro Bertaina, segretario regionale di Cisl-Fp, che spiega: «In Piemonte siamo ancora in piena emergenza. E, quando i contagi saranno diminuiti, sarà fondamentale essere pronti per un’eventuale seconda ondata di Covid-19. I nostri presidi ospedalieri sono stati quasi totalmente riconvertiti per curare i pazienti affetti da coronavirus. Visite e operazioni sono state rinviate, ma bisognerà al più presto riprendere. Nel frattempo, però, le corsie sono state contaminate, sempre più operatori sono positivi ed è difficile immaginare una ripresa della normale attività in breve tempo».

Per Bertaina, Verduno potrebbe essere la svolta: «L’ospedale dell’Asl Cn2 dispone di 30 medici, 30 infermieri e 30 operatori sociosanitari, oltre a 10 anestesisti del Santa Croce che si sono resi disponibili a coprire alcuni turni, se verrà concluso l’accordo con l’azienda sanitaria. In altre parole, una squadra di 100 sanitari è pronta… per appena 33 pazienti, destinati a crescere, ma con un ritmo troppo lento. Inoltre, ci chiediamo perché non sia stata presa la decisione di attivare almeno trenta o quaranta posti di terapia intensiva. In questo modo, si libererebbero sale operatorie negli altri ospedali e, soprattutto, l’enorme mole di lavoro odierno non continuerebbe a gravare sul personale già stremato altrove. È questa la proposta che come Cisl-Fp abbiamo avanzato qualche giorno fa alla Regione: abbiamo la possibilità di avviare una struttura regionale di riferimento per il Covid-19, ma fino a oggi l’abbiamo sottoutilizzata».

Francesca Pinaffo

Spiega il direttore generale Veglio: i posti saranno attivati con gradualità

Il complesso discorso dell’utilizzo del nuovo nosocomio di Verduno è stato sollevato non soltanto dal sindacato, ma anche dal gruppo consiliare di maggioranza del Comune di Bra, dopo aver saputo dall’Asl che l’ex chirurgia del Santo Spirito al momento non verrà affatto potenziata, nonostante sia stata scelta per ospitare parte dei pazienti non Covid-19 del territorio.

Il motivo è il bisogno di reperire personale sanitario per affrontare l’emergenza territoriale. «Ci rendiamo conto che il rapidissimo evolversi della situazione può imporre anche scelte drastiche, ma allo stesso tempo ci chiediamo quale si stia rivelando per Alba e Bra l’utilità del nuovo ospedale di Verduno, che pare non rispondere appieno alle esigenze del bacino territoriale», si legge nella lettera firmata dal centrosinistra braidese.

Per Massimo Veglio, direttore della Cn2, l’emergenza va osservata oggi da un punto di vista diverso: «Rispetto a un mese fa, lo scenario è cambiato a fondo. I posti letto che sono stati creati nei nostri ospedali sono sufficienti, anche quelli per la terapia intensiva, ma l’urgenza è ora quella di guardare alle situazioni critiche. A Verduno, i posti letto verranno attivati con gradualità, fino ad arrivare alla capienza prefissata: con i dottori Casagranda e Cornara il piano era di arrivare ad accogliere cinquanta pazienti in tempi brevissimi, un obiettivo che di certo riusciremo a rispettare anche con i loro sostituti inviati dall’Unità di crisi».

f.p.

La dura battaglia degli infermieri del San Lazzaro, sempre più stremati

Quasi un mese ad assistere pazienti critici, con il timore di essere contagiati, in una situazione di carenza di personale: nei reparti in cui si curano i malati di Covid-19, gli infermieri affrontano ritmi estenuanti. La rianimazione del San Lazzaro di Alba è attiva dal 19 marzo e ogni giorno diventa sempre più complesso, come spiegano alcuni infermieri della terapia intensiva: «Mentre gli applausi sembrano essere rivolti all’apertura di Verduno, ad Alba assistiamo malati da ormai un mese.

Da tempo denunciamo alla direzione il grave stato di carenza del personale infermieristico, una situazione che è ancora peggiorata a causa dell’emergenza sanitaria: c’è stato un minimo incremento di risorse provenienti dalla chiusura delle due sale operatorie di Alba e Bra, ma non abbiamo ancora raggiunto cifre sufficienti».

La goccia è stata la decisione di trasferire alcuni infermieri dal San Lazzaro di Alba a Verduno: «Vogliamo sperare che al più presto ci sia un aumento per la nostra rianimazione, in maniera da garantire ottimi standard per la sicurezza e pure di assistenza».

Gli infermieri affrontano difficoltà quotidiane anche nei reparti non Covid-19, dove l’attività è stata totalmente riorganizzata. Silvia Moglia, referente del sindacato Nursing up per l’Asl Cn2: «La situazione è sempre più critica: il personale si impegna, ma ora è davvero stremato ed è difficile pensare di resistere con questi ritmi per un altro mese o per ancora più tempo. Mancano dispositivi di protezione forniti dall’Unità di crisi all’Asl e non sono ancora stati fatti tamponi agli addetti. Anche nei reparti non destinati al coronavirus, i rischi sono alti. C’è poi la questione retributiva, che va affrontata a livello regionale».

Il direttore dell’Asl Cn2 Massimo Veglio spiega: «Sette professionisti hanno dovuto spostarsi a Verduno per affiancare i neoassunti ed è probabile che alcuni verranno ad Alba, così da formarsi sul campo. Per quanto riguarda invece i dispositivi di protezione, l’Asl garantisce le giuste sicurezze a tutti gli operatori, calibrate in base alle mansioni di cui si occupano».

Monchiero: speriamo che il nostro nosocomio diventi presto il presidio sanitario per l’area

Anche il commissario per l’apertura dell’ospedale di Verduno, Giovanni Monchiero, risponde alle critiche mosse dalla Cisl-Fp Piemonte. Nelle dichiarazioni rilasciate dal segretario provinciale Bertaina a Gazzetta d’Alba si ravvisano ritardi nell’arrivare alla piena operatività della struttura e si contesta la decisione di utilizzare l’ospedale di Verduno come struttura per pazienti che hanno superato la fase acuta della malattia e non, piuttosto, come un centro per la rianimazione per pazienti in terapia intensiva.

Monchiero: «Ad oggi, sabato 11 aprile, i pazienti ricoverati nell’ospedale di Verduno sono 33 ed entro la prossima settimana arriveremo a riempire tutti e 55 i posti letto del reparto allestito al piano terreno del nosocomio. Tengo a precisare che l’ospedale di Verduno non ha dirottato professionisti dalle altre strutture della regione e che i pazienti arrivano per la maggior parte dagli ospedali di Alba e Cuneo. Solo due medici, in pianta stabile nel nuovo nosocomio, arrivano da altre Asl piemontesi: sono il nuovo responsabile dell’area medica e primario del reparto di rianimazione Massimo Perotto, giunto dall’azienda ospedaliera di Cuneo, e Roberto Gioachin dall’ospedale di Novara. Gli altri sanitari sono medici in pensione o giovani neolaureati di prima nomina. Verduno non ha tolto risorse alle altre Asl, ma è piuttosto un di più nel panorama della sanità piemontese». Il nosocomio, però sembrava potesse ospitare pazienti in terapia intensiva; poi, nel corso delle settimane, è diventato una struttura per malati di coronavirus in via di guarigione.

Monchiero spiega i diversi motivi alla base della scelta: «L’apertura di Verduno è stata disposta per alleggerire gli altri ospedali regionali e in quest’ottica si sta lavorando. Purtroppo, nonostante oltre 250 risposte al bando dell’Asl Cn2, non abbiamo trovato medici o infermieri specializzati per la terapia intensiva, e proprio per non distrarre operatori sanitari da altre strutture abbiamo deciso di optare per l’ospedalizzazione di pazienti che hanno superato la fase acuta del Covid-19».

Poi, il commissario straordinario aggiunge: «Tra questa domenica di Pasqua e il lunedì di Pasquetta verranno messi a disposizione 85 nuovi letti ai piani superiori, ma per ora il personale non è disponibile: siamo in attesa di sapere come vorrà muoversi la Regione Piemonte. La speranza è che ci sia sempre meno bisogno di questo supporto e che presto Verduno possa essere superfluo per la cura del coronavirus iniziando a diventare a tutti gli effetti l’ospedale dell’Asl Cn2».

L’ex direttore rivolge poi un pensiero ai due medici “silurati” dall’Unità di crisi: Ivo Casagranda e Giuseppe Cornara. «Quello che hanno saputo fare questi due professionisti in pochi giorni ha del sensazionale, sono riusciti a formare medici giovani e creare un gruppo di sanitari ricco di entusiasmo e di voglia di fare. A loro va la mia riconoscenza».

Marcello Pasquero

Ora l’Asava ha bisogno di noi

L’Asava da sempre è in prima linea e tra i soggetti maggiormente coinvolti nella pandemia del Covid-19. Il presidente Daniele Blengio racconta la quotidianità dei volontari delle ambulanze: «Per motivi di salute o familiari, alcuni sono stati costretti a sospendersi dal servizio attivo; in compenso, si sono affacciati all’Asava numerosi nuovi volontari che, non avendo la formazione richiesta, non sono impiegabili nei servizi sanitari, ma sono di supporto».

Blengio aggiunge: «Per lavorare in massima sicurezza, sono stati organizzati due gruppi formati sulla decontaminazione e sulla gestione dei servizi Covid-19. La sanificazione delle ambulanze è un compito delicatissimo, impone di entrare in un ambiente potenzialmente contagiato, con una procedura che comporta il fermo del mezzo per oltre un’ora».

Un’attesa che verrà ridotta grazie all’acquisto di una sanificatrice. Il problema più grande resta il reperimento dei dispositivi di protezione: «Abbiamo avviato una raccolta sul sito www.gofundme.com/f/vinciamo-il-covid19-sostieni -asava, finalizzata a coprire i costi anche per una nuova vettura. Siamo a metà: un quarto della somma è arrivato da donazioni e un altro quarto grazie al presidente di Banca d’Alba Tino Cornaglia».

m.p.

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