La moda sostenibile di Elena Ferrero

La moda sostenibile di Elena Ferrero
Da sinistra: Elena Ferrero e Sara Secondo, ideatrici di Atelier riforma.

MONTEU ROERO Per rispetto verso la categoria dei corrieri (in questi giorni impegnati per la consegna di beni di prima necessità) Elena Ferrero e Sara Secondo hanno deciso di posticipare l’apertura della piattaforma e-commerce del loro neonato progetto imprenditoriale. Elena, classe 1993, originaria di Monteu Roero, è dietista, divulgatrice scientifica e una delle due fondatrici di Atelier riforma.

Che cos’è Atelier riforma?
«L’idea è nata all’interno del percorso formativo Talenti per l’impresa, della fondazione Crt. Lo spunto è arrivato pensando a una consuetudine che mi accompagna fin da bambina: ricevevo vestiti dai miei fratelli e cugini più grandi, che spesso mia nonna (abile nel cucito e piena di creatività) adattava alla mia taglia e ai miei gusti. Perché non rendere questo sistema virtuoso disponibile a tutti? Durante il percorso con la Crt ho conosciuto Sara, che ha subito abbracciato l’idea. Insieme l’abbiamo coltivata e portata avanti, finché all’inizio di quest’anno è diventata una start up innovativa a vocazione sociale».

Di cosa vi occupate?
«Raccogliamo degli abiti usati, diamo loro una nuova vita tramite la lavorazione sartoriale e li rivendiamo. I capi che, dopo un anno, rimangono invenduti, vengono donati alle persone bisognose, grazie alle collaborazioni strette con il progetto Abito e l’associazione Abraham di Nichelino. L’obiettivo di Atelier riforma è ridurre l’impatto ambientale della moda che, forse non tutti lo sanno, è molto elevato. Si impiegano ingenti risorse non rinnovabili per confezionare vestiti che vengono utilizzati per un breve periodo, per poi finire in discarica o negli inceneritori. Senza contare l’utilizzo di acqua, l’altissima emissione di gas serra e l’inquinamento provocato dalle sostanze per la tintura e il finissaggio dei tessuti».

Come funziona il vostro sistema di recupero?
«Una volta selezionati e catalogati i capi usati, li distribuiamo alla nostra rete di collaboratori che, grazie alla loro creatività e capacità sartoriale, li trasformano in modo da renderli nuovamente interessanti. I professionisti che hanno deciso di entrare nella nostra rete sono vari: ci sono modelliste, designer, un brand eco-sostenibile di ricamo a mano e una magliaia (che disfa i maglioni e ne fa di nuovi con lo stesso filato). Ma ci sono anche l’Accademia italiana di moda e couture e l’istituto di moda Burgo Torino, i cui studenti imparano a fare moda sostenibile trasformando i capi usati. Collaboriamo anche con sartorie sociali (come la cooperativa Nemo e Il vaso di Sarepta), nelle quali lavorano persone in condizione di fragilità economico-sociale, che grazie al lavoro trovano nuove opportunità di integrarsi».

Cos’è e cosa contraddistingue la moda sostenibile?
«Acquistare vestiti realizzati con materie prime e procedimenti eco-friendly è solitamente molto costoso e spesso non incide realmente sui processi di produzione, che per la maggior parte rimangono criticabili dal punto di vista etico e ambientale. Allungare la vita di un capo d’abbigliamento riduce il suo impatto ambientale dal 20 al 30 per cento. La soluzione per una moda davvero sostenibile è, quindi, trasformare i capi e allungarne la vita. Con Atelier riforma ci siamo posti l’obiettivo di contrastare la diffusa cultura dell’usa e getta e ridurre lo spreco nell’industria della moda. Il processo che effettuiamo si chiama upcycling. Partiamo da una varietà incredibile di materiali, taglie e forme che, grazie alla creatività dei nostri professionisti, vengono ricombinati in un risultato unico: da noi si possono acquistare capi che nessun altro avrà. Ci siamo poste l’obiettivo di realizzare una moda ecologicamente ed eticamente sostenibile, accessibile alla maggior parte della popolazione, senza rinunciare alla qualità dei prodotti e allo stile. Il tutto rispettando l’ambiente e la società».

Come mettersi in contatto con voi per donare i propri abiti usati?
«Chi desiderasse trovare una destinazione etica e sostenibile ai vestiti che non usa più, non deve fare altro che scrivere a info@atelier-riforma.it: noi verremo a ritirarli. In cambio riceverà un piccolo buono da spendere per acquistare altri abiti riformati. Riteniamo un valore cardine la trasparenza. Il percorso di ogni indumento donato viene tracciato attraverso un sistema di codici, che permette a chi ha donato di sapere esattamente dove è andato a finire il proprio capo».

Federico Tubiello

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