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L’Anpci: il limite di mandato dei sindaci va abolito

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ENTI LOCALI Una richiesta corale «per l’abolizione del limite temporale per l’esercizio del mandato di sindaco nei Comuni con popolazione inferiore a 15mila abitanti o, in subordine, nei Comuni fino a 5mila abitanti». È quella che è stata indirizzata dall’Anpci (Associazione nazionale dei piccoli Comuni italiani) al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alle più alte cariche dello Stato, a ministri ed esponenti di Camera e Senato.  Il limite di permanenza in carica per i sindaci è fissato attualmente in tre mandati consecutivi per i Comuni fino a 3mila abitanti e in due mandati per tutti gli altri.

Una regola che, per l’Anpci non è più sostenibile, come spiega il presidente Franca Biglio, sindaco di Marsaglia, nel Cebano: «Tale misura, nel tempo, si è rivelata inadeguata per i piccoli Comuni, dove spesso risulta, anche a causa dello spopolamento in atto, difficile reperire candidature, con conseguenze spesso disastrose e dagli esiti non preventivabili». Un altro rischio, secondo l’Anpci, è di avere persone non all’altezza in un ruolo tanto delicato. Prosegue Biglio: «In un contesto come quello attuale, non sono pensabili salti nel buio, disperdendo esperienze e competenze acquisite. Nei piccoli Comuni è concreto il rischio di liste presentate da forestieri, estranei alla comunità, senza alcun tipo di controllo, con tutte le nefaste conseguenze del caso».

Gli amministratori del nostro territorio hanno pareri diversi di fronte alla proposta dell’Anpci. Marco Andriano, sindaco di Roddino, al primo mandato, è contrario: «Il nostro è un lavoro dispendioso, difficile, che necessita di attenzione e costanza. Dopo tanto tempo c’è il rischio di impigrirsi, di perdere l’occhio e di non essere più autorevole, ma autoritario. È come rimanere chiusi in una stanza per tanto tempo: dopo un po’ si perde la prospettiva e non si vedono le cose. Per questo motivo, credo che l’alternanza nel ruolo di sindaco sia fondamentale». Sulla stessa lunghezza d’onda Sergio Seghesio, al terzo mandato a Sinio. «Ho iniziato a fare il consigliere; poi il vicesindaco e il primo cittadino. Sono 25 anni che mi dedico al Comune. A un certo punto l’anagrafe non perdona. Bisogna avere stimoli, energie fisiche e mentali. E, soprattutto, entusiasmo e voglia di fare. Dopo tanti anni è normale che possano venire meno. E, quando succede, è giusto che ci sia un ricambio».

La proposta può avere un senso, invece, per Mario Marone, primo cittadino di Bergolo, 56 residenti, la maggior parte dei quali anziani: «Non avere limiti di mandato può permettere di lavorare bene e magari di sviluppare e portare a termine discorsi e progetti già iniziati, attraverso una gestione dei contributi a medio-lungo termine. In un piccolo Comune, in cui non è facile trovare chi voglia fare il sindaco, può rappresentare un’occasione di continuità». Rimane la problematica legata all’età. «Sono al secondo mandato e ho 72 anni. Per un eventuale terzo mandato dovrò pensarci bene», conclude Marone. Piercarlo Adami, sindaco di Paroldo, al quinto mandato in differenti periodi (ora è al terzo consecutivo), è contrario a ogni tipo di vincolo temporale e pensa che l’esperienza sia indispensabile per fare il sindaco, anche se ritiene che non garantire un’alternanza possa essere un freno per i giovani. «Rischiamo di penalizzare chi vuole mettersi alla prova. È anche vero, però, che per fare il sindaco bisogna avere spirito di servizio, passione, capacità di dialogo e non avere paura della burocrazia».

Romano Vola, sindaco di Bergolo dal 1972 al 2001, da pochi mesi è rientrato sulla scena amministrativa come assessore a Gorzegno. Sulla base della sua esperienza, Vola commenta così la proposta dell’Anpci: «È vero che, se i cittadini ti eleggono, sei legittimato a fare il sindaco, ma ritengo giusto che ci debba essere un ricambio generazionale. Dopo tanti anni è facile adagiarsi e l’immobilismo è la cosa peggiore. Sono favorevole a porre un limite e credo che tre mandati siano una buona soluzione. Anzi, dopo tre legislature non permetterei neppure la candidatura a consigliere. Se uno vuole lavorare per il proprio paese, può farlo in altri modi». Prosegue Vola: «Mi rendo conto che nei piccoli Comuni possa essere difficile trovare candidati, ma in Langa, negli ultimi anni, il ricambio c’è stato, con l’elezione di sindaci giovani e volenterosi».

Daniele Vaira, Corrado Olocco

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