Le aziende agricole: dateci liquidità e delle braccia

Aziende agricole: dateci liquidità e delle braccia

LAVORO Mercato, lavori imminenti, manodopera: non servono molte parole per elencare le preoccupazioni degli addetti ai lavori nel comparto agricolo albese alle prese con l’emergenza Covid-19. «Viti e noccioli ma non solo: il panorama è più complesso. Accanto a queste colture prevalenti ci sono piccoli e grandi allevamenti e aziende ortofrutticole, che in questo momento hanno difficoltà nel collocare il loro prodotto causa la chiusura dei mercati. Per il piccolo produttore di verdura, non è così semplice entrare nel giro della grande distribuzione; attrezzarsi per la vendita sul Web può essere difficile»: Mario Viazzi, responsabile di Confagricoltura per l’Albese, parte dal campo per affrontare le preoccupazioni degli addetti ai lavori.

«La priorità per le aziende non sono tanto le operazioni agricole: la questione manodopera, è vero, c’è. Ma riguarda, per il momento, le sole realtà orticole. Fra un mese, quando inizieranno i lavori sul verde, il problema si diffonderà agli altri comparti: l’urgenza, in questo momento è la vendita dei prodotti, le cantine piccole e grandi devono poter collocare il vino per recuperare le spese di gestione e stoccaggio: una dura realtà fin da ora. Gli introiti del venduto permettono le anticipazioni di spesa per le necessità dell’annata agricola, un’incognita con la prevedibile contrazione dei profitti».  È una sorta di domino: mercati che funzionano a singhiozzo significano difficoltà di vendita, aumento degli stock, in alcuni casi deperibili e irrecuperabili; di riflesso, un’ipoteca sull’annata. «Se le produzioni sono costanti ma diminuisce la quota delle vendite, il rischio è un deprezzamento della merce con ricadute su tutto il tessuto aziendale e, infine, sul territorio. Un esempio: le cantine sociali saranno in difficoltà a ritirare le uve; lo stesso accadrà per i privati che acquistano per la vinificazione».

«Le aziende devono poter disporre, con il sostegno del Governo, di anticipazioni di liquidità da parte delle banche: serviranno per fronteggiare le spese. Ci sono però situazioni che nemmeno il denaro potrà risolvere». Il vademecum di pronto intervento di Viazzi va oltre: «A livello regionale si dovranno adottare delle misure per garantire la redditività delle colture: i dati sulla produzione sono disponibili ed è possibile pensare ad alcune misure. Il sostegno allo stoccaggio, per restare in ambito vinicolo, permetterebbe immissioni dilazionate nel tempo sul mercato: certo i problemi non mancheranno, specialmente con Moscato, Dolcetto e altri prodotti da “pronta beva”».

Rallentare gli effetti di una crisi di vendita non è il solo punto. Il tema cruciale è il fattore umano: la manodopera. «Il 40 per cento dei salariati agricoli in Italia arriva dall’estero: molti dei lavoranti presenti nell’Albese sono tornati ai Paesi d’origine. Ci siamo attivati per ottenere una proroga ai permessi di soggiorno in scadenza fino al 31 giugno, ma la situazione è preoccupante».

L’altra campana è quella di Cesare Gilli, responsabile Coldiretti per il comprensorio di Alba; all’orizzonte ci sono le operazioni manuali sino al culmine della raccolta. «In attesa di interventi sul decreto flussi, abbiamo ottenuto l’estensione sino al sesto grado di parentela della qualifica di coadiuvante per le aziende agricole». Le difficoltà con i corridoi usuali per l’arrivo di braccia da Paesi Ue e no potrebbero essere uno scenario plausibile al quale si cerca di rimediare con strumenti d’emergenza. «Reintrodurre i voucher in una forma simile alla prima versione, più snella: una proposta per estendere le possibilità di impiego anche ai cassintegrati».

Una soluzione che trova sulla stessa lunghezza d’onda Viazzi: «Per occupare gli albesi che si troveranno in difficoltà per il probabile ridimensionamento di alcune aziende, i voucher sarebbero uno strumento pratico. Si assumerebbero inoltre lavoratori che sanno cos’è la terra e hanno già una conoscenza di cosa c’è da fare».

Davide Gallesio

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