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Anziani ancora a casa: protezione o sopruso?

L’avvocato Roberto Ponzio commenta la prospettiva di una Fase 2 con calendario delle uscite in base all’età e tempi più lunghi per gli ultrasettantenni: «Quasi una legge razziale»

Anziani ancora a casa: protezione o sopruso?

L’OPINIONE  L’emergenza coronavirus è entrata nella Fase 2. Durante la sua gestazione, si era prospettato un calendario delle uscite in base all’età e si preannunciavano tempi più lunghi per gli ultrasettantenni. Abbiamo posto alcune domande all’avvocato albese Roberto Ponzio sugli aspetti legali.

Cosa pensa di questa ipotesi di tipo anagrafico?

«Sarebbe uno sfregio alla legalità. Con un semplice Dpcm (ovvero un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, atto amministrativo avente carattere di fonte normativa secondaria) si violerebbero almeno tre articoli della Costituzione. Innanzitutto l’articolo 3 che vieta discriminazioni delle condizioni personali e sociali e poi l’articolo 13 che sancisce l’inviolabilità delle libertà personali e l’articolo 16 che tutela la libera circolazione sul territorio nazionale».

Non trova che sia invece una sorta di protezione verso la parte più debole della popolazione?

«No. La debolezza non dipende dall’età anagrafica. Ci sono degli ottantenni vispi e gagliardi e dei trentenni affetti da patologie varie. Non avrebbe avuto senso prolungare la quarantena semplicemente in base all’età. Occorrerebbe un giudizio medico che valuti chi è a rischio e chi no».

Lei, così, rivendica il diritto di sfidare il virus?

«Nessuna sfida. Semplicemente contesto il diritto di confinare le persone in base a un dato anagrafico. Siamo ai margini di una legge razziale. Sono stato educato alla deferenza verso l’anziano e ora amaramente constato che sta diventando un relitto, un peso sociale di cui poter fare a meno. Prima, come una meteora, è passato il rottamatore, ora i governanti del momento vanno oltre. Gli anziani rischiano di diventare gli ebrei del terzo millennio. Questo per me è nazismo antropologico».

I provvedimenti hanno però il supporto di scienziati e insigni consulenti.

«Per carità: stendiamo un velo pietoso. Sono state appaltate legioni di consulenti (scienziati, virologi, immunologi) che operano in contrasto tra loro e sostengono tutto e il contrario di tutto. Si considerino le mascherine: prima le hanno ridicolizzate e poi ritenute obbligatorie».

Cosa la indigna di più?

«Il crescendo di ostile discriminazione nei confronti dei diversamente giovani. Ha incominciato qualche intellettuale a lamentare che rubano il futuro ai giovani. Poi le cronache hanno riferito che potevano morire tanto erano vecchi o quanto meno dovevano cedere il posto ai più giovani nei reparti di terapia intensiva. Dalla Florida una virologa quotidianamente presente sulle reti televisive, anziché nei laboratori, ha sentenziato che nonni e nipoti dovranno avere un futuro diverso e scordarsi le tenere frequentazioni del passato. Con un’escalation di tal fatta dove arriveremo? Se e quando sarà scoperto il vaccino, alle persone di una certa età, magari, non sarà somministrato in quanto inutile spreco».

E, quindi, cosa suggerisce, in conclusione?

«Non consentire che la nostra Costituzione sia stravolta e prendere atto che la discriminazione sarebbe una manifesta e inaccettabile ingiustizia. E, di fronte alle ingiustizie, ricordarsi di un monito di Bertold Brecht secondo il quale quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa dovere».

g.a.

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