Caporalato e discriminazione razziale, i titolari di una cooperativa sono in carcere

Caporalato e discriminazione razziale, i titolari di una cooperativa sono in carcere

ASTI I carabinieri di Canelli hanno arrestato, su ordinanza di custodia cautelare dell’autorità giudiziaria, tre persone gravemente indiziate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, fatti aggravati dalla discriminazione razziale. I fermati sono presidente del Cda e consiglieri di una cooperativa di intermediazione di lavoro che opera in paese. Secondo l’accusa, utilizzando una struttura aziendale formalmente lecita, avevano organizzato un servizio di manodopera a bassissimo costo da cui traevano profitto sfruttando lavoratori stranieri, pressoché tutti centrafricani, che versavano in grave stato di bisogno. La Procura procede anche nei confronti di altre 5 persone, in stato di libertà, che avevano ruoli secondari tra cui il trasporto e il controllo dei braccianti.

L’indagine è partita da un controllo effettuato a Canelli il 4 settembre 2019: quel giorno i carabinieri identificarono, all’interno di un edificio fatiscente, 9 persone provenienti dall’Africa, 4 dei quali non erano in regola con i documenti per il soggiorno in Italia. Gli stessi affermavano di essere stati assunti da una cooperativa per lavorare nella stagione della vendemmia.

Con pedinamenti, intercettazioni e sequestri di documentazione i militari ricostruivano il sistema di sfruttamento messo in atto da 8 persone, 5 albanesi e 3 italiani, tutti incensurati, che facevano capo a una cooperativa con oltre 150 dipendenti regolarmente assunti. Gli arrestati reclutavano i lavoratori in diversi centri di accoglienza della zona del Monferrato, puntando su chi versava in stato di bisogno perché privo di altri mezzi di sostentamento a parte i contributi di solidarietà sociale.

Le indagini hanno permesso di identificate le vittime in 37 uomini provenienti per lo più dalla Nigeria, Gambia, Senegal e Mali che ricevevano dai “caporali” salari miseri, dopo turni di lavoro estenuanti e senza alcun rispetto delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Le vittime subivano umiliazioni e insulti, erano soggiogati da una stretta sorveglianza e alloggiavano in stabili fatiscenti.  Dai loro salari venivano anche detratte spese per il sostentamento e il trasporto. Inoltre l’organizzazione pagava una parte delle paghe in nero, facendo figurare all’Inps solo il 20% di quanto effettivamente incassato.

All’alba di oggi, venerdì 1° maggio, la Compagnia carabinieri di Canelli ha individuato nelle loro abitazioni i vertici dell’organizzazione. Gli arrestati si trovano nella casa circondariale di Asti in attesa dell’interrogatorio di garanzia dinnanzi al Gip.

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