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Come riconoscere un buon pastore dai mercenari

PENSIERO PER DOMENICA – QUARTA DI PASQUA – 3 MAGGIO 2020

Ogni anno, nella quarta domenica di Pasqua, le letture invitano a riflettere su Gesù buon pastore. Questa similitudine è stata declinata in modo diverso dai sinottici – con la parabola della pecora smarrita – e da Giovanni, nel brano odierno (10,1-10), in cui Gesù si presenta come la guida sicura, autorevole e amorevole del suo popolo. Ce lo ricorda anche Pietro, nella seconda lettura, in cui chiama Gesù: «pastore e guardiano delle vostre anime» (1Pt 2,25).

Come riconoscere un buon pastore dai mercenari

La bellezza di avere una guida come Gesù. Ci sono due modi di essere autorevoli: essere forti, fare paura, esercitare violenza o essere affascinanti, essere così sicuri da trasmettere sicurezza. Gesù è stato questo tipo di guida. Egli è il buon pastore che cammina davanti al gregge, indicando con chiarezza la strada, che sa quando aprire e chiudere le porte, che conosce le pecore a una a una e le chiama per nome, che considera ognuna di loro importante e non ne sacrifica nessuna a una “causa superiore”. Anzi, è «venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

La bella notizia che attrae. La sfida che ci attende, in un tempo storico segnato da dolore e tristezza, è provare a comunicare la bella notizia del Vangelo alla maniera di Gesù: come amore attraente. Già Giovanni XXIII, nell’indire il concilio Vaticano II, aveva parlato della necessità di una Chiesa che «si adorna di nuova bellezza», che torni a parlare il linguaggio della gente, a chiamare le persone per nome. Nella logica del buon pastore, le nostre comunità possono tornare ad attrarre se diventano spazi di conoscenza profonda, di ascolto vero dell’altro, di attenzione reciproca, di amore vicendevole.

Guide sicure per andare oltre l’emergenza. Nel contesto di queste settimane, le parole di Gesù indicano un percorso da seguire. Nella prima fase della pandemia abbiamo visto all’opera tanti “buoni pastori”, capaci di soccorrere a uno a uno i malati, fino a dare la vita. Ora servono persone autorevoli, capaci di guardare oltre l’emergenza, di aprire e chiudere le porte al momento opportuno, di trovare nuovi pascoli, cioè nuove opportunità di crescita umana ed economica, con una visione del futuro che vada al di là della prossima tornata elettorale. Servirà molta attenzione per non incappare in “ladri e briganti”: in profittatori senza scrupoli pronti a lucrare sulla crisi o a gettare fango su chi cerca il bene comune. Ci vorrà un supplemento di Spirito per riconoscere il buon pastore.

Lidia e Battista Galvagno

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