Intervista a Testa (Intesa Sanpaolo): «Dopo l’emergenza mi auguro che le piccole imprese si aggreghino»

Intesa Sanpaolo per il Piemonte,stanziamenti per 1,7 milioni
Il grattacielo Intesa San Paolo di Torino.

TORINO «Dopo quest’emergenza è ancora più vero che  la dimensione delle imprese fa premio. Mi auguro ci sia il modo di realizzare delle aggregazioni nel Nord-ovest, perché il rischio  all’orizzonte è di perdere competenze e posti di lavoro». Teresio  Testa è a capo della direzione regionale che comprende Piemonte,  Liguria e Valle d’Aosta di Intesa Sanpaolo, e guarda avanti  mettendo in cima alla lista delle priorità, la dimensione troppo  piccola della maggioranza delle imprese.

«La nostra massima  preoccupazione è che vengano prese decisioni emotive, ora che la  liquidità è la nuova sfida. Credo servirebbe un’agevolazione per  chi procede a un’aggregazione».

Un discorso che vale per la manifattura o per tutti i settori?

Teresio Testa, direttore regionale Intesa Sanpaolo
Teresio Testa, direttore regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo

«Il Nord-ovest è quasi sempre ricondotto alla meccanica e in particolare all’automotive, che ha vissuto un 2019 non facile e registrato un calo dell’export, con un forte impatto sui numeri dell’economia piemontese.  Ma il nostro territorio si esprime in molti altri settori, dal turismo alla farmaceutica, dall’industria all’agroalimentare, dove invece le cose sono andate meglio. Al di la  del coronavirus, è una realtà che necessita di una riflessione. Anche a livello di filiera, da questa crisi si esce se si lavora in un ambito di spirito altruista invece di egoismo. Le banche possono fare, e stanno facendo, molto. Ma è estremamente importante che i capi filiera si assumano la responsabilità più grandi, condividendo le debolezze, è inutile

nascondersi perché anche un grande gruppo, senza continuità operativa, avrà grandi difficoltà. Tutti devono andare un po’ oltre, bisogna cercare di costruire il tessuto industriale, per andare dove si possono cogliere le opportunità».

Il problema dimensionale rischia di spazzare via i più piccoli?

«Il negozio di quartiere che si è attrezzato con un sito internet vetrina è andato incontro alle abitudini dei consumatori, che cambieranno. Il web dimostra che anche il piccolo può ottimizzare il suo posizionamento. Tanti artigiani, anche nel settore food, attraverso internet possono raggiungere il mondo. Il campanilismo di un marchio o dell’azienda è, mi ripeto, un punto di debolezza».

In questo scenario in veloce cambiamento, durante l’emergenza Covid-19 servivano strumenti in grado di raccogliere queste esigenze nuove o improvvise. Intesa Sanpaolo come ha reagito?

«Innanzitutto, abbiamo realizzato un’anticipazione sociale, qui in Piemonte tramite un accordo con la Regione, per il pagamento della cassa integrazione straordinaria, che si somma a quella in deroga. Sono 1.500 le richieste perfezionate. Per quanto riguarda la sospensione del mutuo, nelle tre regioni di questa direzione abbiamo avuto 30mila richieste, per un finanziamento sottostante pari a 3 miliardi. Stimiamo che questa misura andrà avanti per 7-8 rate, fino al 30 settembre. In percentuale le richieste sono arrivate al 60% da privati e al 40% da aziende, a livello numerico, il rapporto degli importi è ovviamente diverso».

Per quanto riguarda invece i finanziamenti fino a 25mila euro previsti dal Decreto liquidità, quali sono i risultati finora?

«È andata molto bene, la documentazione richiesta era semplice, e questo ha aiutato, anche se c’è stato un po’ di andirivieni delle pratiche. Al momento quelle perfezionate nelle nostre tre regioni sono 5mila ma le domande continuano ad arrivare».

Per gli altri finanziamenti a medio termine i tempi sono un po’ più lunghi?

«C’e’ anche meno urgenza da parte dei clienti, sono centinaia le richieste in lavorazione, cui si sommano quelle richieste da Sace. In tutto sono 200-300, sempre con riferimento al Nord-ovest, le domande già perfezionate».

Diverso il caso del turismo. L’accordo con Federalberghi ha dato una grossa mano a un settore con una visibilità sul futuro molto ridotta.

«Certamente, grazie ai 24 mesi di preammortamento dell’accordo siglato con Federalberghi. E abbiamo anche messo due miliardi a disposizione delle imprese italiane di questo settore. In queste settimane però abbiamo raccolto anche dei segnali nuovi, che mi fanno ben sperare. Dalla Liguria infatti alcuni imprenditori ci hanno chiesto un appoggio, perché stanno valutando se approfittare di questa stagione difficile per rendere più adeguate le loro strutture alle richieste dei consumatori. La Liguria potrebbe anche trarre vantaggio da questa pandemia e adeguare i suoi standard turistici alle esigenze pre e post Covid-19. Una riconversione cui dovrebbero pensare anche le strutture turistiche delle montagne di tutto il Nord-ovest».

Quali sono gli altri settori dove avvertite la presenza di segnali positivi?

«Accelererà la green economy, e la banca ci ha investito da tempo mettendo sul tavolo un plafond da 50 miliardi, cui si aggiungono i 5 miliardi per la circular economy. È cambiata la sensibilità dei consumatori, non basta più dire che un prodotto è buono e bello, ma si deve anche dimostrare la validità del processo a monte del prodotto stesso. In queste dinamiche la liquidità è fondamentale, e dovremo essere pronti a costruire anche il dopodomani, cogliere le richieste del mercato e le opportunità».

Quanti invece non ce la faranno?

«La crisi del 2008 credo avesse già fatto una grossa selezione, oggi abbiamo aziende più forti, più capitalizzate e più internazionali. L’export è cresciuto e va aiutato. Queste aziende hanno compensato la chiusura di tante altre negli ultimi 10-12, e finora la somma era invariata. Anche adesso quelle rimaste sono più forti, quindi sono ottimista. Il settore farmaceutico, come quello tecnologico sono cresciuti, c’è una qualità manageriale maggiore. I più forti possono sostenere i più deboli, così come può farlo il Decreto liquidità, le erogazioni a fondo perduto possono compensare molto».

Quello che inizia ad affacciarsi alla fase 2 è un Nord Ovest più ricco o più povero?

«In banca aumentano i depositi. Ma c’è anche un’altra nuova ricchezza. Gli imprenditori mi pare abbiano una sensibilità accresciuta della necessità di restituire al territorio di cui si è parte. Il coronavirus ha alzato questa attenzione, oggi ci si rende conto che se si esce da questa crisi, se ne esce tutti assieme: la società di domani dovrà dare un’attenzione superiore all’altro».

Una nuova normalità?

«Di certo alcune modalità operative rimarranno. Utilizzeremo di più gli acquisti on-line, è un nuovo canale che apre a nuovi mercati e anche a nuovi prodotti, e qualcuno avrà successo.  Bisogna far leva sull’orgoglio nazionale di aver superato questa crisi, i cittadini e gli imprenditori hanno bisogno dei soldi, ma non solo. Vogliono anche una banca al loro fianco, e anche noi vogliamo essergli vicini, e condividere i loro progetti. Siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto, del nostro senso di responsabilità che in queste settimane ha garantito un servizio anche sociale, di aiuto alle famiglie».

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